Le notizie di oggi 31 dicembre: i ricoveri in terapia intensiva e l’incidenza dei contagi sono in crescita; da lunedì 3 gennaio la Lombardia entra in zona gialla; i vertici di Italgas sono stati iscritti nel registro degli indagati per la tragedia di Ravanusa; il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì sera è stato pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale ed è in vigore da oggi.

Terza dose e contagi

«Data l'estrema contagiosità della variante Omicron è bene continuare a tenere dei comportamenti prudenti, rispettare l'auto-isolamento e le altre norme della quarantena e soprattutto effettuare la dose vaccinale di richiamo», ha detto il direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute Giovanni Rezza nel report settimanale della Cabina di regia per l'emergenza Covid.

Nel report si legge che l’epidemia «si trova in una fase delicata ed un ulteriore rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è altamente probabile. Alla luce della elevata incidenza e della circolazione della variante Omicron di SARS-CoV-2 «è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando in particolare situazioni di assembramento».

I dati Covid di oggi

Sono 144.243 i test positivi al coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore. Lo stesso giorno di una settimana fa erano stati 50.599. Le vittime sono state 155 in un giorno, mentre una settimana fa erano state 141, e sono 119 i nuovi ricoveri in terapia intensiva. A fronte di 1.224.025 i tamponi (molecolari e antigenici) effettuati, il tasso di positività è dell'11,78 per cento, contro il 5,44 per cento di sette giorni fa, quando i tamponi erano stati 929.775. Sono 284 in più i ricoverati con sintomi nelle ultime 24 ore e 121.203 persone in più sono in isolamento domiciliare – il 97,1 per cento in più rispetto allo stesso giorno di una settimana fa.

Quattro regioni in giallo da lunedì

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Da lunedì la Lombardia passerà in zona gialla. Il presidente della regione, Attilio Fontana, ha fatto sapere in una nota che «i dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia di ministero della Salute e Iss confermano il superamento dei parametri da zona bianca, pertanto da lunedì prossimo la Lombardia passerà in zona gialla».

Nel comunicato il governatore ha specificato che non ci saranno variazioni sulle misure da rispettare, dal momento che l’utilizzo della mascherina all'aperto è già previsto per tutte le zone, compresa quella bianca, come stabilito dal decreto legge sulle misure anti-contagio per le festività, emanato lo scorso 24 dicembre dal governo, che ha prorogato lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022.

Anche la Sicilia – come già anticipato dal presidente Nello Musumeci – il Lazio e il Piemonte passeranno in giallo da lunedì 3. Il Piemonte cambierà infatti colore dopo 28 settimane in bianco, secondo il pre-report settimanale del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, comunicato dalla regione.

In crescita il tasso di occupazione in terapia intensiva

Matthias Balk/dpa via AP

Secondo i dati monitoraggio dell'Iss, l’Istituto superiore di sanità, aumenta il tasso di occupazione in terapia intensiva e in area medica e raddoppia l’incidenza dei contagi rispetto a una settimana fa.  

Nella rilevazione del ministero della Salute, di ieri, 30 dicembre, nei reparti di terapia intensiva è stato registrato un tasso di occupazione pari al 12,9 per cento, contro il 10,7 per cento del 23 dicembre scorso.  

In aumento anche i ricoveri in area medica, dove il tasso di occupazione a livello nazionale ieri era al 17,1 per cento, contro il 13,9 per cento della scorsa settimana. L’incidenza settimanale a livello nazionale è passata invece dai 351 contagi per 100mila abitanti, nella settimana compresa tra il 17 e il 23 dicembre, ai  783 nella settimana tra il 24 e il 30 dicembre.

In Abruzzo slitta la riapertura delle scuole

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Slitta al 10 gennaio la riapertura delle scuole in Abruzzo. È quanto deciso dall'ordinanza regionale firmata oggi, che dispone la sospensione delle attività didattiche il 7 e 8 gennaio, con regolare ripresa lunedì 10.

Il provvedimento, ha reso noto l’assessore regionale all’Istruzione Pietro Quaresimale, è necessario a fronte dell’attuale situazione epidemiologica. L’ordinanza ha anche disposto l’attivazione di una campagna di screening nelle scuole di ogni ordine e grado dal 7 al 9 gennaio. 

La notizia è arrivata dopo la riunione di questa mattina, chiesta dalle regioni, con i ministri della Pubblica istruzione Patrizio Bianchi e della Salute Roberto Speranza. Durante l’incontro, le regioni hanno proposto di prevedere, nel caso di due studenti risultati positivi in una classe, solo l'autosorveglianza di cinque giorni per gli studenti vaccinati, mentre per i non vaccinati quarantena di 10 giorni con didattica a distanza e test al termine dell'isolamento. 

Nelle scuole dell'infanzia resterebbe la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo. La proposta sarebbe stata in parte condivisa dal governo, anche se Speranza ha ricordato che la priorità è «ridurre l’area dei non vaccinati». Il ministro Bianchi ha invece ribadito che bisogna «garantire il più possibile l’attività scolastica in presenza». 

De Luca propone di tornare a scuola a febbraio

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E anche il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, è intervenuto sulla riapertura delle scuole, chiedendo di riaprire a febbraio in maggiore sicurezza. «Riteniamo – ha chiesto – che si possa procedere all’apertura dell’anno scolastico il 10 gennaio in condizioni di tranquillità sanitaria e psicologica per le famiglie? So bene che è un tema delicatissimo. Ragioniamoci, abbiamo qualche giorno di tempo».

«A me sembrerebbe più ragionevole utilizzare un mese di tempo per ampliare per quanto più possibile l’area di vaccinazione per i bambini più piccoli, per arrivare magari a fine gennaio e riaprire le scuole in condizioni di maggiore sicurezza», ha spiegato.

La Germania spegne tre centrali nucleari

Grohnde (Julian Stratenschulte/dpa via AP)

Tre delle sei centrali nucleari ancora operative in Germania saranno spente oggi, con un anno di anticipo rispetto al termine fissato per la fine del 2022. Si tratta degli impianti di Grohnde, vicino Hannover, Brokdorf, vicino Amburgo, e Grundremmingen, vicino Monaco.

La chiusura delle centrali comporterà una inevitabile perdita di posti di lavoro, ma per quanto riguarda la centrale di Grundremmingen, la società di energia elettrica tedesca Rwe ha annunciato che più di due terzi dei suoi 600 lavoratori saranno coinvolti nelle operazioni di post chiusura, fino al 2030.

Le compagnie nucleari tedesche riceveranno circa tre miliardi di dollari per la cessazione anticipata dei loro impianti. Resta per il momento in sospeso la decisione sullo stoccaggio delle migliaia di tonnellate di scorie prodotte. 

La scadenza per la produzione di energia da centrali nucleari era stata fissata per la fine del 2022 da Angela Merkel, nel 2011. Dopo il disastro della centrale giapponese di Fukushima, avvenuto nel marzo di quell’anno, la cancelliera decise infatti di rivedere la sua iniziale posizione sul nucleare, che prevedeva di prolungarne l’uso dopo che una precedente decisione del governo di centrosinistra di Gerhard Schroeder ne aveva stabilito l’interruzione.

Gli avvisi di garanzia ai manager di Italgas per la tragedia di Ravanusa

I carabinieri di Agrigento hanno notificato dieci avvisi di garanzia per disastro colposo e omicidio colposo plurimo nell'ambito dell'indagine sulla tragedia di Ravanusa, dove lo scorso 11 dicembre l’esplosione di un palazzo ha causato la morte a nove persone.

I vertici regionali e nazionali di Italgas, la società che gestisce la distribuzione del gas nel comune agrigentino di Ravanusa, sono stati iscritti nel registro degli indagati.

L’iscrizione nel registro degli indagati, da parte del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, sarebbe stato un «atto dovuto», per consentire la nomina dei consulenti di parte in un accertamento irripetibile in programma nelle prossime settimane.

In vigore il decreto sulla fine della quarantena per chi è vaccinato da 4 mesi

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Il decreto sulle «Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell'epidemia da Covid-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria» è composto da sei articoli e contiene nuove misure concernenti il Green pass e le quarantene, oltre che una disposizione relativa all’abbassamento dei prezzi delle mascherine ffp2.

Mentre le nuove regole relative al Green pass si applicheranno a partire dal 10 gennaio, da oggi sono già vigenti le misure che modificano i tempi delle quarantene

In particolare, «la misura della quarantena precauzionale – si legge nel decreto –non si applica a coloro che, nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla guarigione o successivamente alla somministrazione della dose di richiamo, hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al Covid19». Niente più quarantene quindi per chi è vaccinato o guarito da meno di 4 mesi o per chi ha effettuato la terza dose. 

Queste persone hanno «l’obbligo di indossare dispositivi di protezione di tipo Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla data dell'ultimo contatto stretto con soggetti confermati positivi».

All’eventuale prima comparsa dei sintomi, bisognerà «effettuare un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione dell'antigene Sars-Cov-2». 

Qualora i sintomi dovessero continuare, bisognerà ripetere il test «al quinto giorno successivo alla data dell'ultimo contatto».

La quarantena o l’autosorveglianza cessano dopo aver ottenuto l’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare, effettuato anche presso centri privati.

Se il test viene effettuato in centri privati, bisognerà trasmettere all’Asl il referto a esito negativo, con modalità anche elettroniche, al fine di determinare la cessazione di quarantena o del periodo di autosorveglianza. 

Fuoco amico saudita uccide 12 militari yemeniti

AP Photo/Hani Mohammed

Un attacco aereo della coalizione guidata dai sauditi, schierata dalla parte del governo nella guerra civile yemenita, ha ucciso per errore 12 militari delle truppe governative. È accaduto ieri, 30 dicembre, nella provincia di Shabwa. Oltre ai 12 morti ci sarebbero anche 8 feriti.

Dal 2014 lo Yemen è teatro di una guerra che vede contrapporsi al governo ufficiale – appoggiato dalla coalizione a guida saudita – i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran. Da allora i ribelli controllano le capitale di Sanaa e gran parte del nord del paese. La coalizione guidata dai sauditi è intervenuta nel 2015 per fermare i ribelli e riportare al potere il governo riconosciuto. Tuttavia, la guerra dura da anni, e ha creato la peggiore crisi umanitaria del mondo. 

Trovato morto l’attore Paolo Calissano

Paolo Calissano (foto Lapresse)

L’attore Paolo Calissano, celebre volto di serie televisive di successo come Linda e il Brigadiere e Vivere, è stato trovato morto ieri sera nella sua casa di Roma.

I carabinieri sono entrati in casa sua, allertati dalla fidanzata dell’attore, che da giorni non riusciva a mettersi in contatto con lui. Il corpo era in iniziale stato di decomposizione, il decesso sarebbe avvenuto presumibilmente nei due giorni precedenti.

Tra le ipotesi c’è quella di una overdose da farmaci, suffragata dalla circostanza che in casa dell’attore sono stati rilevati numerosi psicofarmaci. Oggi l’autopsia al Policlinico Gemelli. 

È morto l’attore Renato Scarpa

Claudio Bernardi/Lapresse

Renato Scarpa, attore reso celebre dal personaggio di "Robertino” in Ricomincio da tre di Massimo Troisi, è morto ieri sera, 30 dicembre, a 82 anni, nella sua abitazione a Roma in zona Bravetta. Il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali.

Nato a Milano il 4 settembre 1939, debuttò al cinema nel film Sotto il segno dello scorpione, dei fratelli Taviani, nel1969. Nel 1980 ricoprì il ruolo di Sergio nel celebre Un sacco bello di Carlo Verdone, poi nel 1981 arrivò il personaggio di Robertino in  quella che fu l’opera prima di Massimo Troisi. 

Nel 2001 Nanni Moretti gli affidò il ruolo del preside nella Stanza del figlio e dieci anni dopo rivestì i panni del cardinale Gregori nel profetico Habemus papam. Nei suoi 50 anni di carriera ha partecipato a oltre ottanta film del grande schermo, e a circa una ventina tra film e serie per la televisione. 

Per il cinema, tra gli altri, ha lavorato anche con Marco Bellocchio, in Nel nome del padre, del 1972; Luigi Comencini, in Delitto d'amore; Luciano De Crescenzo, interpretando il dottor Cazzaniga in Così parlò Bellavista, del 1984, e nel successivo Il mistero di Bellavista, del 1985. Nel 1994 fu di nuovo insieme a Massimo Troisi ne Il Postino, ultimo film del regista prima della sua scomparsa. Domani è un altro giorno di Simone Spada è stato il suo ultimo impegno cinematografico, nel 2019. 

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