Stromboli, la “perla nera” delle isole Eolie, è distrutta, ridotta a un tizzone ardente per un devastante incendio che si è propagato sulle pendici del vulcano e continua a bruciare incessantemente da oltre ventiquattro ore. La riserva naturale tutelata dall’Unesco come patrimonio dell’umanità in pratica non esiste più e difficilmente potranno essere ripiantati gli oliveti secolari e le ginestre che erano in piena fioritura. Ma non è stato “Iddu”, il vulcano, a provocare il disastro con i suoi lapilli incandescenti.

Il fuoco

Il rogo è opera dell’uomo e oggi è il giorno della verifica dei danni e del rimpallo delle colpe, che sarà un’inchiesta della magistratura ad appurare anche se la ricostruzione dei fatti inizia a delinearsi.

Il fuoco è scappato di mano a chi lo ha appiccato in una giornata molto calda e soprattutto con forte vento di scirocco e l’isola intera, un ambiente naturale delicatissimo con specie animali e vegetali autoctone e che si trovano solo lì, è stata avvolta dalle fiamme. I canadair e l’elicottero Libellula della protezione civile hanno parzialmente domato i roghi nel pomeriggio di mercoledì ma a sera hanno dovuto far ritorno alla base. Nella nottata i fuochi hanno ripreso forza con l’intensificarsi del vento, le due lingue maggiori si sono ricongiunte formando un fronte unico che ha assediato il paese di case bianche che si dispone lungo la costa.

Foto: Sebastiano Cannavò

Molti abitanti hanno passato svegli la notte in spiaggia, altri sono stati evacuati da una nave di salvataggio che è attraccata verso le tre del mattino mentre i giovani del paese, una quarantina, si sono dati da fare per l’intera nottata con pale, tagliaerba, seghe elettriche per tagliare i rami insieme a un drappello di vigili del fuoco arrivati da Lipari e ai carabinieri della stazione, per difendere le case, i bed and breakfast, i ristoranti, le strutture della protezione civile e dell’Invg che monitorano l’attività del cratere. Alcune case sono state comunque avvolte dalle fiamme e stamani i roghi hanno continuato a impegnare i canadair, tornati all’alba a gettare i loro serbatoi di acqua sulla terra fumante.

Le cause

L’incendio è scoppiato ieri mattina alle nove quando la troupe del regista Marco Pontecorvo, sull’isola da settimane per girare una sit-com sulla protezione civile per Rai 1, con Ambra Angioni come star, ha deciso di accendere un fuoco per esigenze sceniche. Ieri la notizia dell’incendio è stata tralasciata da tutti i telegiornali.

Stamattina, quando la devastazione si è rivelata così estesa attraverso video e foto postate sui social network e dopo l’intervento delle autorità locali, la Rai ha emesso un comunicato stampa nel quale rigetta ogni responsabilità sull’accaduto e chiarisce che a proposito dell’incendio che si è sviluppato nel corso della produzione della serie tv sull’isola in provincia di Messina «la produzione esecutiva della serie televisiva viene organizzata e realizzata, in modo indipendente dalla Rai, dalla società '11 marzo».

Foto: Sebastiano Cannavò

Telefonando alla società “11 marzo” di via della Piscinula a Roma, che produce essenzialmente serie televisive sia per Mediaset sia per la tv di Stato, risponde una segretaria e fa sapere che l’amministratore unico, Matteo Levi, non c’è, «è fuori ufficio».

Il sindaco dell’isola di Lipari, di cui Stromboli è una frazione, Marco Giorgianni, arrivato a bordo di un gommone durante la notte ha precisato di non aver mai autorizzato un fuoco scenico ma reale a quell’ora e con quel vento. «È un miracolo che non ci siano vittime  - ha detto Giorgianni - ma il merito va senza dubbio alla cittadinanza che ha lottato contro le fiamme come non mai. Io non ho dato alcuna autorizzazione alla troupe. Quell'area non è di mia competenza essendo una riserva naturale orientata e quindi sotto il controllo della forestale. Adesso vogliamo capire eventuali responsabilità. I nostri avvocati sanno cosa sì deve fare». Tutti esprimono molta cautela alle luci del giorno di fronte a così tanta devastazione e anche i vigili del fuoco sono stati costretti a smentire la loro presenza sul luogo dell’innesco, evidentemente quelli che gli abitanti dell’isola avevano notato erano solo comparse della sit-com catastrofista.

Un comunicato del Comando generale dei vigili del fuoco precisa infatti che il personale dei vigili del fuoco che era sull’isola ieri «in concomitanza della lavorazione di una fiction cinematografica» al momento in cui è scoppiato l'incendio «non era sul luogo delle riprese in quanto non era ancora stato dato il nulla osta all'inizio delle attività». E aggiunge dunque che «ogni operazione eventualmente eseguita, sulla quale sono in corso accertamenti, non era autorizzata in assenza della squadra dei vigili del fuoco».

Le conseguenze

Rosa Oliva, presidente della pro loco di Stromboli, annuncia di aver già in preparazione un esposto alla magistratura. «Stiamo ancora facendo una ricognizione per vedere quante case sono state danneggiate e sicuramente ci costituiremo parte civile», risponde laconicamente, con la voce arrochita dalla stanchezza. Nel comunicato redatto in mattinata ribadisce che le cause e le responsabilità dovranno essere tutte appurate dalla magistratura ma aggiunge anche che a Stromboli «non esistono valide linee tagliafuoco, i sentieri non vengono mantenuti in agibilità, tranne in pochi casi. Il Corpo Forestale della Regione, a cui è demandata la sicurezza delle aree boschive non ha un organico sufficiente per garantire il primo intervento, e per motivi logistici l'impegno di mezzi aerei di sicurezza è inevitabilmente ritardato, atteso che le loro basi sono dislocate sulla terraferma».

Foto: Sebastiano Cannavò

Stefano Branca, direttore dell’Ingv di Catania, da dove monitora le attività dell’Etna e dello Stromboli, conferma che ieri, nel bel mezzo dell’attività antincendio dei canadair, il vulcano più attivo d’Europa ha avuto un «evento maggiore», o come dicono gli strombolani «ha fatto un botto». «Ma - precisa - non era particolarmente grosso e comunque non ha influito sull’incendio essendo avvenuto sulla cima mentre l’incendio si è propagato nella parte bassa del paese».

Le telecamere che sono sparse per la montagna e che controllano H24 i movimenti della lava e l’attività stromboliana del vulcano non sono state danneggiate e anche l’ex Osservatorio della Marina, ora ristorante panoramico sulle esplosioni, si è salvato miracolosamente dalle fiamme.

Se non c’è stata una strage e neanche troppi danni agli edifici, si deve solo alla comunità dell’isola ai quaranta uomini e donne che si sono adoperati a proteggerli combattendo tra il mare e il fuoco in solitudine. Ubaldo, uno dei ragazzi, scrive adesso: «Delusione, amarezza, tristezza, rabbia e tanti altri sentimenti negativi mi bruciano dentro pensando a questo casino surreale, mi fa tanto male pensare alla causa, al perché, al motivo…mi rendo conto che siamo nelle mani di nessuno, lasciati a noi stessi ad ogni catastrofe, ho visto scene apocalittiche», racconta e conclude: «Ma ho visto anche altro, niente di più unito come la gente ieri notte, strombolani, carabinieri, stranieri, proprietari, un solo gruppo, un solo movimento, tutti aiutavano tutti». E così si spera di superare anche una stagione turistica che si annuncia severa, a ricostruire più che a fare festa. 

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