A partire dal 19 aprile, l’azienda americana Johnson&Johnson inizierà a consegnare il suo vaccino anti Covid-19 in tutta Europa. In Italia, secondo fonti vicine al commissario straordinario all’emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo, i primi carichi potrebbero arrivare già il 16 aprile e la distribuzione potrebbe cominciare qualche giorno dopo.

Si tratta di un’ottima notizia per il piano vaccinale europeo e italiano che da mesi soffre a causa dei ritardi nella consegna delle dosi da parte delle aziende farmaceutiche. Le vaccinazioni nell’Unione europea in questo momento sono molto indietro rispetto a Stati Uniti, Regno Unito e Israele (ma sono molto più avanti di quelle di gran parte dei paesi in via di sviluppo che hanno ricevuto pochissime dosi di vaccini).

Un vaccino particolare

Johnson&Johnson dovrebbe consegnare, secondo quanto pattuito, un totale di 26,57 milioni di dosi nel 2021. Nell’ultima versione del piano vaccinale sono così suddivise: 7,3 milioni nel secondo trimestre, 16 nel terzo e 3,3 nel quarto.

Si tratta di una quantità significativa, potenzialmente in grado di consentire una netta accelerazione nella velocità delle somministrazioni. Il vaccino Johnson&Johnson è l’unico tra quelli approvati fino a ora che è considerato efficace con un’unica dose, senza bisogno di richiamo.

Se Johnson&Johnson rispetterà i tempi di consegna, con i più di 7 milioni di vaccini che dovrebbe inviare nel solo secondo trimestre sarà quindi possibile vaccinare più persone di quante ne sono state vaccinate negli ultimi tre mesi con tutti i vaccini di Pfizer, Moderna e AstraZeneca (che hanno inviato fino a ora circa 11 milioni di dosi, sufficienti per vaccinare 5,5 milioni di persone).

Ma non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo. L’azienda ha già fatto sapere che sta incontrando difficoltà nella produzione.

Ma che vaccino è?

La tecnologia del vaccino Johnson&Johnson è simile a quella del vaccino AstraZeneca e del vaccino russo Sputnik.

Per questa ragione è possibile conservarlo alla temperatura di un normale frigorifero, a differenza dei vaccini Pfizer e Moderna, che utilizzano una nuova tecnologia sperimentale e che hanno bisogno di essere conservati a temperature estremamente basse (per raggiungere le quali sono necessari speciali frigoriferi).

Anche la sua efficacia è più simile a quella del vaccino AstraZeneca che ai concorrenti Pfizer e Moderna. Dai test clinici a cui hanno partecipato oltre 40mila persone, è risultata un’efficacia del 66 per cento nell’evitare il contagio, ossia non fa ammalare due terzi delle persone che se fossero esposte al virus verrebbero contagiate (l’efficacia, ritengono diversi ricercatori, si è abbassata a causa delle varianti del virus).

La sua efficacia nel prevenire forme gravi della malattia è dell’85 per cento (meno dei concorrenti, che però sono stati testati quando le varianti non circolavano). Nessuna delle persone vaccinate nei test clinici è morta a causa del coronavirus, a differenza di cinque persone che si trovavano invece nel gruppo di controllo.

Come tutti i vaccini, non è ancora chiaro quanto Johnson&Johnson riduca il rischio di trasmettere la malattia da asintomatici, che viene certamente ridotto considerevolmente, anche se non azzerato.

 

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