Il dottor Domenico Arcuri ha dato mandato ai suoi legali di avviare un’azione civile contro il nostro quotidiano, Domani, dopo l’articolo pubblicato da Nello Trocchia ieri dal titolo La guardia di finanza a Invitalia per i super stipendi di Arcuri. Il commissario agisce per tutelare la sua “immagine e reputazione”, come si legge su un’agenzia Ansa e la cosa che avrebbe leso entrambe è aver scritto che “il 29 settembre le fiamme gialle, su delega della procura della Corte dei Conti, hanno acquisito documenti per verificare l’eventuale danno erariale e capire se la società è esonerata dal rispetto dei tetti degli stipendi”.

Arcuri non contesta la notizia, non smentisce nulla. Abbiamo anche scritto alla sua portavoce per chiedere se avesse qualcosa da contestare e offrendo, come già successo in un’altra occasione, la nostra disponibilità a ospitare la versione del commissario. Lo abbiamo fatto dopo le nostre inchieste sulle terapie intensive, quando Arcuri ha sentito la necessità di spiegare che non era sua la responsabilità se le regioni che si erano rivolte alla sua struttura commissariale per farsi trovare pronte per la seconda ondata del virus non avevano le strutture adeguate (le gare stanno partendo ora). Ma Arcuri non ha nulla da smentire o da correggere. Considera semplicemente lesivo della sua reputazione che un giornale racconti una notizia vera, cioè che la procura della Corte dei conti sta ancora indagando sui suoi stipendi da amministratore delegato della società pubblica Invitalia che guida dal lontano 2007.

Nell’articolo noi abbiamo riportato anche la versione di Arcuri, che rivendica la legittimità di aver percepito 617mila euro di stipendio nel 2014, derogando al tetto già allora in vigore che fissa il tetto per i manager pubblici a 240mila. Nel complesso, sostiene la Corte dei Conti, ha ricevuto 1.467.200 euro più del dovuto. Arcuri dice che è tutto corretto, perché la sua società emette obbligazioni quotate, cosa che permette di sfuggire al tetto.

La vicenda, peraltro, è ampiamente nota. La novità è la l’acquisizione da parte della Guardia di Finanza di nuovi documenti nelle scorse settimane, di cui abbiamo dato notizia ieri.

Arcuri ha tutto il diritto di tutelare la sua immagine e di sentirsi danneggiato se un giornale riporta notizie corrette e che neppure lui contesta nel merito.

Ognuno ha la sua sensibilità, nella mia carriera mi era capitato di incontrare soltanto persone – potenti e non – che si sentissero danneggiati dalle notizie scorrette, da epiteti offensivi, da paragoni inappropriati.

Non mi era mai capitato di trovare qualcuno che si sente danneggiato da una notizia vera, peraltro riportata in un breve articolo nel basso di una pagina. Ma la legge consente ad Arcuri di chiedere danni ai giornali anche in questo caso, spetterà poi a un giudice decidere.

Nell’attesa dell’esito, saranno i lettori e i cittadini a valutare l’opportunità da parte di uno degli uomini più potenti di Italia di avviare richieste di risarcimento danni nei confronti di un giornale che pubblica notizie vere sulla sua persona nel pieno di una tragica pandemia che pensavamo assorbisse ogni energia del commissario straordinario.

Lui ha il diritto di contestare notizie vere riportate in modo preciso e senza smentite o repliche, noi abbiamo il diritto di continuare a pubblicarle. E continueremo a farlo come abbiamo fatto in queste settimane.

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