Potrebbe essere greenwashing, o forse no. Se le parole faranno la differenza si vedrà solo quando il riordino dei ministeri, a partire dalla trasformazione di quello dell’Ambiente in Transizione ecologica, comincerà ad operare. Oggi il consiglio dei ministri ha approrvato il decreto di riordino, quello che è chiaro è che Mario Draghi e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Enrico Giovannini hanno voluto stupire tutti: oltre alla trasformazione del ministero dell’Ambinente, il governo, come anticipato da Domani, ha deciso di cambiare il nome del Mit in Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.

Il mantra di Giovannini

In questi giorni i nuovi ministri di Draghi, come chiesto espressamente il presidente del Consiglio, sono stati perlopiù silenti. Giovannini, persona solitamente disponibile e prolifico autore di articoli, ha taciuto sulle sue intenzioni. Mentre il ministero della Transizione ecologica ha fatto discutere, niente è trapelato sul suo dicastero che dovrà avere a che fare con una quota sostanziosa dei 209 miliardi del Recovery plan per le grandi infrastrutture, e che si dovrà occupare  – dando retta alle indicazioni sulle semplificazioni di Draghi alla Camera – di rivoluzionare il codice degli appalti.

In passato però, l’ex ministro del Lavoro e portavoce dell’Asvis, alleanza per lo Sviluppo sostenibile, Giovannini ha reso chiaro che la sostenibilità è la sua parola magica: a lui si deve la trasformazione del Cipe, comitato interministeriale per la programmazione economica, in Cipess, comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. La sua associazione infatti è riuscita a far passare tramite un emendamento firmato dal Pd la rinominazione. Da ministro, nel silenzio generale, è tornato a colpire. Si attende adesso di capire se il Consiglio dei ministri approverà questa modifica. Nella stessa riunione d’altronde verrà varato il ministero della Transizione ecologica, verrà ridimensionato il ministero dello Sviluppo economico e nasceranno il comitato interministeriale per la transizione e il ministero del Turismo. Di mobilità sostenibile nei giorni scorsi si parlava solo nello schema di definizione del ministero della Transizione, nessun riferimento a ulteriori cambi, ma questo è il momento giusto per rimescolare le carte.

Il commento di Cingolani

Il ministro della Transizione Roberto Cingolani, dopo aver messo in pausa il suo account Twittersi era limitato a intervenire a un convegno del Snpa. Oggi invece il ministro ha diramato un comunicato per porre l’accento sul nuovo acronimo del ministero: «La mitezza è la virtù perduta che va recuperata e che indica il modo in cui intendiamo operare: puntare sulla forza degli argomenti e sulla consapevolezza della sfida ambientale e sociale, confrontandosi con grande apertura, avendo a cuore le future generazioni». Il ministro si occuperà di tutto quello che concerne l’ambiente e l’energia ed entro tre mesi il decreto di istituzione del ministero ha stabilito che arriverà il Piano per la transizione ecologica. Insieme al ministero è stato istituito il comitato interministeriale per la transizione ecologica, se in un primo momento sembrava che dovessero restare esclusi tutti i dicasteri in quota Pd, alla fine è stato incluso il ministero del Lavoro, retto da Andrea Orlando, e il ministero della Cultura retto da Dario Franceschini. Il Comitato infatti sarà presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri, o, in sua vece, dal ministro della Transizione ecologica – che ne farà comunque parte -, ed è composto dal ministro per il Sud e la coesione territoriale, dal ministro dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, della cultura, del lavoro e delle politiche sociali e delle politiche agricole, alimentari e forestali.

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