Martedì 19 aprile la Cina ha confermato di aver sottoscritto un patto di sicurezza con le Isole Salomone (del quale abbiamo parlato in questo articolo), stato insulare del Pacifico a circa 1.500 chilometri dalle coste australiane. Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Wang Wenbin, ha affermato che l’accordo «non è diretto contro nessuna parte terza ed è parallelo e complementare ai meccanismi di cooperazione di sicurezza bilaterali e multilaterali già in vigore» nelle Isole Salomone.

Un anno fa le Salomone sono state il primo paese insulare del Pacifico a beneficiare della campagna cinese di vaccinazioni anti-Covid all’estero.

  • Perché è importante

Manasseh Sogavare nelle scorse settimane ha negato che l’accordo con Pechino preveda l’installazione di una base militare cinese: «Siamo consapevoli delle implicazioni di sicurezza dell’ospitare una base militare e non consentiremo che tale iniziativa abbia luogo», ha dichiarato il primo ministro delle Isole Salomone. L’accordo – rimasto finora segreto – prevederebbe la possibilità per la Cina di inviare nell’arcipelago poliziotti e militari e di farvi stazionare navi militari, secondo Pechino per «salvaguardare l’ordine sociale, proteggere la sicurezza e le proprietà delle persone, fornire aiuti umanitari e far fronte ai disastri naturali». Subito dopo l’ufficializzazione dell’intesa, il governo australiano e quello statunitense hanno organizzato una missione diplomatica nelle Salomone e negli arcipelaghi vicini, per provare a contrastare le mosse cinesi.

  • Il contesto

Le isole del Pacifico attorno all’Australia rappresentano tradizionalmente una sfera d’influenza di Canberra e Washington. Il 15 settembre 2021, Australia, Regno unito e Stati uniti hanno dato vita ad Aukus, un accordo di sicurezza trilaterale concentrato sulla regione indo-pacifica – non ufficialmente, ma evidentemente in funzione anti-Cina – con l’obiettivo di dotare anche l’Australia di sottomarini nucleari. Il mese scorso il governo di Canberra ha annunciato la costruzione – sulla costa orientale australiana – di una nuova base navale di rifornimento e manutenzione per i sottomarini nucleari americani, aumentando in tal modo la capacità di entrambi i paesi di contrastare la Cina nella regione indo-pacifica. La Cina ha attualmente una ventina di installazioni militari nel Mar cinese meridionale, ma una sola base militare all’estero, a Gibuti.

Pil a +4,8 per cento, Fondo monetario pessimista per il 2022

Lunedì 18 aprile l’Ufficio nazionale di statistica (Nbs) ha pubblicato i dati dell’economia cinese relativi al primo trimestre 2022. Il prodotto interno lordo è aumentato del 4,8 per cento su base annua, in crescita anche rispetto al +4 per cento registrato nel quarto trimestre del 2021. Evidentemente sul periodo gennaio-marzo hanno inciso solo in misura minima gli effetti dei lockdown di Shanghai e altre metropoli, che stanno facendo scollare i consumi interni e provocando gravi interruzioni nella logistica e nelle esportazioni.

  • Perché è importante

Il portavoce del Nbs, Fu Linghui, ha dichiarato che «il contesto nazionale e internazionale sta diventando sempre più complicato e lo sviluppo economico sta affrontando difficoltà significative». La Cina ha previsto per quest’anno una crescita “intorno al 5,5 per cento” che però il Fondo monetario internazionale, nel World Economic Outlook pubblicato il 19 aprile, ha stimato nettamente al ribasso (4,4 per cento). Le draconiane misure di contenimento stanno abbattendo i consumi: +6,8 per cento rispetto al 2021 nel bimestre gennaio-febbraio, -3,5 per cento a marzo. Con il settore dei servizi gravemente danneggiato dalla strategia “contagi-zero”, la disoccupazione ha toccato il 6 per cento nelle 31 maggiori città del paese, mai così male da quando questo indice ha iniziato ad essere rilevato, nel 2018. Nuove misure per sostenere l’economica sono attese dalla riunione dell’Ufficio politico del partito comunista che si svolgerà entro la fine del mese, provvedimenti che tuttavia dovranno fare i conti con i lockdown, che ne potrebbero ridurre gli effetti.

  • Il contesto

Ciononostante Xi Jinping ha ostentato sicurezza sui fondamentali della seconda economia del pianeta, che guarda sempre più all’Asia e un po’ meno all’Occidente. In un discorso rivolto ai partecipanti a Boao Forum (la Davos asiatica), il presidente cinese ha sostenuto che «La Cina ha buoni fondamentali economici, molto spazio di manovra, una forte resilienza e un grande potenziale di sviluppo». «Dobbiamo cogliere l’occasione per creare un mercato più aperto e più grande in Asia, ha aggiunto Xi. Pur presentando la resilienza, la saggezza e il potere asiatici, lo costruiremo come un’ancora di pace e stabilità globali, una fonte di crescita globale e un altopiano per la cooperazione». Xi ha ribadito che l’economia cinese è determinata ad aprirsi ulteriormente «Non importa cosa è cambiato e cambierà nel mondo, la Cina insisterà fermamente sulla riforma e l’apertura».

YUAN, di Lorenzo Riccardi

Le relazioni economiche tra Pechino e Mosca

La posizione di Pechino di fronte al conflitto in Ucraina è influenzata dalle relazioni politiche e dai legami storici con Mosca. Questi rapporti si sono tradotti nel tempo in accordi economici, nel commercio e negli investimenti.

Il volume degli scambi tra Cina e Russia è cresciuto costantemente: secondo i dati delle dogane cinesi, l’aggregato di import ed export tra i due paesi nel 2021 è aumentato del 35,8 per cento - con un incremento superiore al delta degli scambi della Cina con l’Unione Europea (+27,5 per cento) e con gli Stati uniti (+28,7 per cento) - e ha raggiunto un volume totale pari a 147 miliardi di dollari.

L’area asiatica e più orientale del territorio russo ha maggiori relazioni economiche con la Cina, dove la Russia confina con il Xinjiang per un centinaio di chilometri e con la Mongolia Interna e lo Heilongjiang per oltre 4.000 chilometri, che includono la città, al confine tra Russia, Mongolia e Cina, Manzhouli. Quest’ultima è il principale centro commerciale sino-russo e un importante scalo ferroviario di passaggio per le merci, nel commercio con Asia centrale ed Europa in termini di volumi di merci gestite, rappresentando il 60 per cento del flusso commerciale tra Pechino e l’Europa orientale.

In relazione ai progetti che mirano ad aumentare il commercio, Pechino ha designato la provincia dell’Heilongjiang nella Cina nord-orientale come zona di libero scambio (Ftz) con l’obiettivo di rafforzare i legami commerciali ed economici con la Russia, in particolare con l’area del Far East che ha legami culturali e di confine.

Numerose sono le infrastrutture che mirano ad aumentare le interazioni economiche tra i due paesi: il ponte Blagoveshchensk-Heihe, il primo ponte autostradale che collega Cina e Russia viene affiancato dalla prima funivia transfrontaliera che ridurrà il tempo di attraversamento del fiume Heilongjiang, noto come fiume Amur in Russia.

Oltre al commercio, Pechino e Mosca guardano alla finanza, con l’obiettivo di lungo periodo di trovare una nuova valuta internazionale, alternativa al dollaro americano. La Russia vede nelle relazioni con la Cina la soluzione alle sanzioni dell’occidente.

«Pace e sviluppo», Pechino punta sull’Asia

Nel suo intervento pronunciato giovedì 21 aprile al Boao Forum, la Davos asiatica, Xi Jinping ha invitato i paesi del continente a fidarsi delle capacità di leadership della Cina, in vista di un possibile inasprirsi del confronto con l’occidente in Asia. Nello steso tempo Xi ha difeso la partnership tra Pechino e Mosca e la centralità delle Nazioni unite e del multilateralismo per fermare i conflitti.

  • Perché è importante

Gli Stati uniti e l’Unione europea hanno fatto pressioni sulla leadership cinese affinché prendesse le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina (mai condannata da Pechino). Eppure, secondo Xi, «i fatti hanno dimostrato ancora una volta che una mentalità da guerra fredda, un egemonismo e una politica di potere non faranno altro che violare la pace globale». La ricetta di Pechino per scongiurare le guerre prevede invece che «dobbiamo rispettare i principi della Carta delle Nazioni Unite… e ricorrere al dialogo e ai negoziati per risolvere i conflitti tra paesi». Il numero uno del partito comunista ha ribadito però che il suo paese «si oppone a doppi standard e a sanzioni unilaterali».

  • Il contesto

Ad ascoltare il discorso di Xi in videoconferenza c’erano anche i rappresentanti di quelle decine di paesi che alle Nazioni unite si sono astenute sulla risoluzione di condanna alla Russia, dei quali la Cina si erge in qualche modo a rappresentante, sostenendo che esista un’altra via rispetto a quella dell’isolamento della Russia di Putin, che con Pechino ha una “partnership strategica”.

«Dopo aver attraversato guerre calde e fredde, difficoltà e tribolazioni, le persone in Asia apprezzano profondamente il valore della pace e comprendono che i guadagni in termini di sviluppo non sono facili - ha continuato Xi -. Negli ultimi decenni, l'Asia ha goduto di una stabilità generale e ha sostenuto una rapida crescita, rendendo possibile il miracolo asiatico. Quando l'Asia se la cava bene, il mondo intero ne beneficia. Pertanto, dobbiamo continuare a sviluppare e rafforzare l'Asia, dimostrare la resilienza, la saggezza e la forza dell'Asia e fare dell'Asia un'ancora per la pace mondiale, una centrale elettrica per la crescita globale e un nuovo passo avanti per la cooperazione internazionale».

Consigli di lettura della settimana:

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani, e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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