Dopo un 2020 eccezionalmente caldo secondo dati del servizio Copernicus, la Commissione Europea ha lanciato la nuova strategia di adattamento ai cambiamenti climatici con un obiettivo: diventare resilienti al clima entro il 2050. La strategia si inserisce nel quadro ambizioso dell’Europa di aumentare la consapevolezza che il clima sia già cambiato e che dei suoi effetti si stia già pagando il prezzo. Oltre a ridurre drasticamente le emissioni e a mantenere l’innalzamento delle temperature al di sotto dei 2°C – come da accordi di Parigi nel 2015 - l’azione per il clima dovrà anche contare sull’elaborazione di piani e strategie volte ad adattarsi agli impatti già in essere. Adattamento e mitigazione (ndr, la riduzione delle cause del cambiamento climatico) sono due facce di una stessa medaglia. Se anche dovessimo azzerare le emissioni di natura antropogenica in modo repentino, è pur vero che il riscaldamento globale continuerà ad avanzare per via di processi che non sono reversibili. Molto è ancora possibile, ma abbiamo già, come specie umana, alterato il delicato equilibrio che permette la vita sulla terra. Dovremo quindi conoscere e gestire gli inevitabili impatti che la nostra azione ha già messo in moto e la preparazione giocherà un ruolo cruciale.

L’Italia è preparata?

È per via di una insufficiente preparazione che in Italia i disastri idro-meteorologici hanno causato tra il 1980 e il 2019 danni per 73 miliardi di Euro, di cui solo poco più di 3 risultavano assicurati. Numeri di questa portata rappresentano una perdita secca per il cittadino e per lo stato, il quale è chiamato a farvi fronte per mettere in sicurezza le infrastrutture e coloro che popolano i territori. È sempre per una inadeguata prontezza di fronte ai cambiamenti climatici che le ondate di calore (di cui l’ultima nel 2019) continuano a danneggiare il settore agricolo, ridurre le scorte idriche e provocare la perdita ingente di vite umane.

La nuova strategia europea di adattamento si propone di mettere a punto soluzioni intelligenti, sistemiche, veloci e con uno sguardo globale. Realizzarle e renderle operative darà vita al cosiddetto “triplo dividendo”: riduzione di perdite umane, materiali e naturali, creazione di nuove opportunità economiche e realizzazione di benefici sociali e culturali. Si pensi al necessario ripensamento dei nostri nuclei urbani. La pandemia ci ha portato a rivalutare fortemente il verde pubblico e l’uso di spazi aperti. Se pianificate adeguatamente, le “aree verdi” e la biodiversità contribuiscono sia ad un miglioramento del nostro benessere psico-fisico, che ad una stabilizzazione del micro-clima locale, fornendo zone più fresche che siano anche in grado di assorbire le emissioni di gas serra. Investire in corridoi verdi e parchi è dunque cruciale, soprattutto in relazione alle mutevoli condizioni climatiche e alle trasformazioni socio-demografiche e strutturali cui le nostre città andranno incontro. Adattarsi ai cambiamenti climatici è anche prerequisito per una robusta finanza pubblica. Prepararsi adeguatamente alle inevitabili conseguenze di un clima che cambia presuppone una vera e propria lotta al dissesto idrogeologico, cui il clima contribuisce attraverso l’impoverimento del suolo e la violenza delle piogge sempre più frequenti. Soltanto nel sud d’Europa, la stima più ottimistica della Commissione Europea prevede una perdita di 5.3 miliardi di Euro per effetto di inondazioni e disfunzioni energetiche. Tali danni richiedono nuovi meccanismi di protezione, quali polizze assicurative all’avanguardia e conoscenza adeguata dei rischi. In Italia, la copertura assicurativa per eventi estremi è eccezionalmente bassa (pari all’1.9% per PIL nel 2016), nonostante la nostra alta esposizione a diversi tipi di disastri naturali.

Prepararsi all’inevitabile

L’impatto dei cambiamenti climatici è pervasivo e richiede una risposta guidata dalla scienza, ma soprattutto sistemica e adeguatamente monitorata. Il successo della nuova strategia di adattamento europea dipenderà dallo sforzo integrato dei paesi membri e dall’iniziativa coordinata di più livelli di governance: dallo stato al piccolo comune. Quel che è certo è che la trasformazione che ci viene richiesta prevede di mettere in campo strategie che non prevedano alcun rimpianto. Usando le parole del commissario europeo per il clima Frans Timmermans, “Non esiste vaccino contro i cambiamenti climatici – solo preparazione”.

© Riproduzione riservata