Bernd Lucke è professore di macroeconomia ad Amburgo. Nel 2013 è stato tra i protagonisti della nascita di Alternative für Deutschland (Afd), che allora aveva tra i suoi obiettivi primari che la Germania uscisse dall’euro, e ne è stato il primo capo fino al 2015 quando, sconfitto al congresso del partito, lo ha abbandonato. Dal 2014 al 2019 è stato membro del parlamento europeo. È tra i promotori, nella rete Bürgerwille, del nuovo ricorso al tribunale costituzionale federale di Karlsruhe che ha per oggetto la legge di ratifica tedesca del sistema delle risorse proprie dell'Unione europea, con il quale sarà possibile finanziare Next Generation Eu. Questo ricorso è reso possibile dalla subordinazione della legge comunitaria ai principi fondativi della Costituzione tedesca: democrazia e dignità umana. Il tribunale costituzionale ha per ora stabilito che la legge non può essere firmata dal presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier. L’adesione tedesca è, per ora, congelata. 

Nelle prossime settimane si dovrà stabilire se la legge può entrare in vigore anche prima del controllo costituzionale e poi, nel caso, ci sarà un giudizio di merito. Nell’intervista Lucke ricorda che il tribunale costituzionale ha accolto il suo ricorso contro il Pspp: la stessa corte ha dato, tuttavia, tempo e modo al Bundestag, il parlamento tedesco, e al governo federale, di intervenire insieme alle istituzioni europee e individuare una soluzione che è stata perfezionata la scorsa estate. Ad oggi la partecipazione della Germania al Pspp non è in discussione. 

Lei considera incostituzionale la legge di ratifica del sistema delle risorse proprie dell’Ue, quindi chiede che Next generation Eu non sia approvato. Come crede che l’Europa possa venir fuori dalla pandemia?

Il Suo presupposto è errato. Il nostro ricorso non riguarda la parte relativa alle uscite del Next Generation Eu, vale a dire le misure per contrastare la pandemia, ma si rivolge esclusivamente contro la modalità di finanziamento, che viola gli articoli 310 e 311 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. Posso accettare che i capi di governo vogliano spendere 750 miliardi di euro per il contrasto alla pandemia. Il ricorso riguarda il fatto che questi 750 miliardi dovranno essere finanziati tramite l’indebitamento dell’Ue. E questo non è compatibile con i Trattati europei mentre si potrebbe facilmente farlo secondo diritto. Ad esempio, potrebbero essere gli stati membri dell’Unione europea a indebitarsi per 750 miliardi e mettere a disposizione questi fondi all’Ue come mezzi propri. Questa sarebbe la strada normale e l’Ue potrebbe combattere la pandemia in questa maniera.

Come dovrebbe funzionare secondo lei?

Tutti gli stati membri dell’Ue potrebbero emettere obbligazioni proprie ed è anche possibile che la Germania fornisca un contributo più elevato rispetto a quelli degli altri stati, per dimostrare la propria solidarietà. Ma non è consentito che uno stato risponda per i debiti di un altro. Ogni stato è responsabile per la propria parte di indebitamenti e, ovviamente, tutti i debiti devono essere calcolati nel Fiscal compact. Attualmente non c’è stato che abbia difficoltà sul mercato dei capitali. Ad esempio, l’Italia in questo periodo paga meno di mezzo punto percentuale sui debiti contratti dallo stato: non può certo dirsi che l’Italia sia troppo debole. Gli interessi sono straordinariamente bassi anche per Grecia, Spagna e Portogallo.

Il Sottosegretario Michael Roth ha dichiarato al Bundestag che Next Generation è il primo passo verso l’unione fiscale. Proprio quello che Lei non vuole.

Esatto. Anche il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha chiaramente detto che sarebbe il passo decisivo verso l’unione fiscale. Questo è assurdo perché né i Trattati europei né la costituzione tedesca ammettono una unione fiscale. E il nostro ricorso riguarda proprio una violazione della Costituzione tedesca: essa non ammette che la Germania risponda in una misura incalcolabile dei debiti degli altri stati. Ma questo sarebbe esattamente il caso di un indebitamento della Ue.

Nel ricorso si legge che il piano sarebbe un atto ultra vires, oltre le competenze delle istituzioni Ue. La giurisprudenza della Corte è però molto precisa, questo atto deve essere “qualificato”. Come lo avete motivato nel ricorso?

Si tratta di un trasferimento di competenze, strutturalmente rilevante, a danno degli stati membri: tramite l’unione fiscale agli stati membri sfugge il controllo sulle spese, perché devono rispondere per i debiti e le spese di altri stati. La politica monetaria è stata trasferita, già con l’introduzione dell’euro, dalle responsabilità degli stati membri, cioè degli stati dell’eurozona, a quella dell’Ue. Il tribunale costituzionale lo ritenne allora ammissibile perché la Banca centrale è una istituzione indipendente che non è controllata dal parlamento. Non si toglieva alcun diritto al parlamento tedesco quando si spostava la politica monetaria dal piano nazionale a quello europeo. Ma il tribunale ha sempre anche detto che la Costituzione tedesca impone che la politica fiscale, ovvero le decisioni sulle tasse, i debiti e le spese delle stato, debbano essere controllate democraticamente dal Bundestag. Togliere al Bundestag una parte delle sue competenze nella politica fiscale è incostituzionale. E, come detto, rappresenta una modifica strutturale della divisione delle competenze tra stati membri e l’Unione europea. Ed è incompatibile con la Costituzione tedesca.

Secondo Lei, quindi, l’unione non dovrebbe in nessun modo finanziarsi sui mercati?

L’Ue non ha entrate proprie significative, ma dipende dal finanziamento delle risorse degli stati membri per avere con proprie risorse. Il debito dell’Ue è sempre stato finanziato dagli stati membri. E nel Next Generation tutti gli stati membri hanno promesso che forniranno i fondi per il rimborso e gli interessi sui prestiti per intero e quelli straordinari. Ecco perché per l’Italia e per gli altri stati membri non fa differenza se contraggono debiti nazionali o se lo fa l’Ue. In ogni caso, gli stati membri devono pagare il capitale e gli interessi.

Nella sintesi del ricorso che avete pubblicato sul sito si legge che «la Germania potrebbe rispondere dell’intera cifra di 750 miliardi».

Esatto. In teoria, è ipotizzabile che la Germania debba ripagare tutto da sola. È solo un caso estremo, e non sto dicendo che avverrà. Ma se un paese lascia l’UE o diventa insolvente, la Germania dovrebbe assumersi la sua parte. Ed entrambi sono accaduti negli ultimi anni: la Grecia era insolvente e la Gran Bretagna se n’è andata. E questo può accadere anche in futuro. Se si legge la decisione sulle risorse proprie, si scopre che la Commissione europea è autorizzata a richiedere un ulteriore 0,6% annuo del reddito nazionale lordo degli stati per interessi e rimborsi, fino al 2058. Questo significa che la Germania potrebbe essere chiamata a rispondere per un totale di circa 1000 miliardi di euro dalla Commissione Europea. Tuttavia, la nostra Legge fondamentale non consente che sia la Commissione europea piuttosto che il Bundestag a decidere quanti fondi la Germania deve trasferire.

Alcuni economisti hanno sottolineato che il piano già nella sua approvazione ha avuto un effetto di stabilizzazione. Cosa risponde?

Dico che l’Ue è un’associazione di Stati (Staatenbund) che considera lo stato di diritto un valore centrale. Questo è il motivo per cui l’Ue deve attenersi alle proprie regole. Non si può semplicemente fare quello che conviene, bisogna vedere se sia consentito dai trattati europei. Se Lei ha urgente bisogno di una macchina, non può prendere l’auto del Suo vicino e andare via; deve prendere la Sua auto o pagare un taxi. Anche in una pandemia è così: ora non si può pensare che ci è permesso infrangere la legge perché siamo in una pandemia. Tutto ciò che l’Ue vuole ora fare contro la pandemia, può farlo anche nel quadro dei trattati esistenti e, se lo desidera, può anche modificare i trattati. Ma l’Ue non deve violare i trattati. Ciò danneggia l’Europa

Ricorrerà anche contro il Pepp, le misure assunte dalla Bce per contrastare gli effetti della pandemia?

Non posso ancora dirlo. Il ricorso contro il Pspp ha avuto successo e credo che anche il Pepp infranga il diritto europeo. Ci sono perciò due altri ricorsi contro il Pepp. Se anche noi ricorreremo, non lo abbiamo ancora deciso.

Hai rapporti con altre forze politiche europee?

No e c’è una ragione. Il nostro è un ricorso al tribunale costituzionale perché è stata violata la costituzione tedesca. Questa è una questione puramente tedesca. Non so dire se la situazione sia simile in altri paesi. In ogni caso, è incompatibile con la Costituzione che l'Unione europea violi i trattati europei. Ecco a cosa serve questo controllo ultra vires.

La Costituzione tedesca contiene anche un obbligo all’integrazione europea.

Non è proprio un obbligo, ma si, la Costituzione approva e sostiene l’integrazione europea. Lo faccio anche io. Ma solo all’interno dello stato di diritto. Un’Ue che infrange il diritto vigente sarebbe contro la Costituzione. Se si è dell’opinione che i trattati attuali non consentono un controllo efficace della pandemia, allora si può modificare i trattati. Personalmente credo che ciò non sia necessario perché Next generation potrebbe essere facilmente finanziate attraverso il debito nazionale. Ma se si pensa che sia necessario, allora occorre cambiare i trattati. Non bisogna semplicemente ignorarli e infrangerli come nell’assolutismo.

Purtroppo, negli ultimi anni l’Unione europea ha ripetutamente infranto i trattati. Prima il requisito di non assistenza, poi il divieto di finanziamento statale, mentre la Bce acquista costantemente titoli di stato anche se non è autorizzata a farlo. E ora viola gli articoli 310 e 311. Semplicemente non funziona: non si possono bacchettare costantemente stati membri come Polonia e Ungheria perché violano lo stato di diritto e poi infrangere i propri trattati. Penso che sia inaccettabile e la Costituzione non lo consente. Essa ci garantisce la democrazia e questo significa che possiamo fare solo ciò che è stato deciso democraticamente ed è consentito dalle leggi e dai trattati.

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