In un’intervista al quotidiano online Tpi, Massimo Gallo, direttore del reparto malattie infettive all'Ospedale Luigi Sacco di Milano ha parlato dell’emergenza Covid-19: «Quello che stiamo vivendo qui in ospedale è, come ho avuto già modo di dire in altre occasioni, un déjà vu. Stiamo ricominciando ad avere una situazione stranamente simile a quella che abbiamo già avuto a marzo. Cosa che certamente non ci fa piacere. Per ciò che concerne il mio reparto di malattie infettive, posso aggiungere che in questo momento è pieno di malati impegnativi».

Sulla situazione nel capoluogo lombardo Galli ha po aggiunto: «A Milano stiamo vivendo una situazione complicata con una crescita importante dei casi. È un dato di fatto che il controllo della situazione è sfuggito o sta sfuggendo dal punto di vista del numero di pazienti che ci troviamo a vedere ogni giorno. Abbiamo focolai ormai diffusi e il problema è che ormai facciamo fatica a contenerli. Per questo motivo insieme ai colleghi Faccini e Rizzi abbiamo lanciato un appello affinché vengano adottati velocemente interventi mirati».

Mentre per quanto riguarda la misure contenute nel dpcm di domenica scorsa l’infettivologo ha detto di ritenerle:«Forse arrivano con un po’ di ritardo, io avrei visto volentieri queste misure già prima dello scorso weekend, ma era comunque indispensabile dare un segnale importante, che consigliasse alle persone di starsene a casa. Vedremo nelle prossime settimane, poi, se queste misure si riveleranno utili ad arrestare la corsa del virus. Stando a come sta crescendo il fenomeno, è chiaro che gli elementi di realismo che portano a pensare che possano essere necessari provvedimenti anche più drastici ci sono. Non escludo che si debba fare di più, però mi auguro che non si debba arrivare alla chiusura totale, anche solo della città, per non parlare di quello a livello nazionale, che sarebbe un vero e proprio disastro».

Galli ha poi concluso sulle decisioni pregresse: «Qualcuno fino a una settimana fa o poco più era ancora schierato su posizioni come ‘bisogna evitare inutili allarmismi’ o ‘limitazioni drastiche sarebbero inaccettabili’ e cose di questo genere. Ci sono una serie di evidenti interessi che determinano una grande riluttanza nell’applicare norme che dovevano essere applicate già da tempo. Sto parlando in particolare di tutto quello che è stato fatto durante l’estate. È inutile recriminare, ma è un dato oggettivo. La condizione che abbiamo adesso l’avremmo evitata se avessimo avuto un comportamento più virtuoso e meno condizionato da pressioni legate a interessi di settore, che poi sono diventate anche scelte politiche. Se questo non fosse accaduto, non saremmo in questa condizione».

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