Padre e figlio ingaggiati per eludere le regole sul tesseramento dei minorenni. Con tanto di finto lavoro assegnato al genitore, così da giustificare lo spostamento territoriale di un ragazzino ancora in età da frequenza scolastica. È questo il più recente dossier che mette in imbarazzo il Manchester City, la società che dopo essere passata sotto il controllo della famiglia regnante degli Emirati Arabi Uniti ha scalato i ranghi dell'élite calcistica europea usando lo strumento più perentorio: una montagna di petro-sterline. Usate come se bastassero a giustificare qualsiasi mossa, con la presunzione che la forza calcistica si possa comprare anziché costruirla gradualmente sul campo.

A svelare la vicenda è un lungo articolo pubblicato dalla testata web The Athletic che racconta di Gabriel Fernando Morais Casseres de Almeida, noto più semplicemente come Gabriel Almeida. Brasiliano di Santos, classe 1996, transitato per 15 mesi a partire dal 2011 nei ranghi dei Citizen. La sua storia è l'ennesimo passaggio oscuro in cui si trova coinvolta la società calcistica che più di tutte, assieme al Paris Saint Germain, rappresenta la parabola del turbo-capitalismo calcistico e della volontà di scardinare le gerarchie consolidate attraverso l'uso di una smisurata potenza finanziaria.

L'ex promessa e l'indispensabile genitore 

Dieci anni fa, quando questa storia comincia, Gabriel Almeida è un centrocampista offensivo di 14 anni cui si pronostica una carriera di alto livello. Si perderà per strada dopo aver girovagato per i settori giovanili di prestigiosi club europei e brasiliani: Sporting Portugal, Tottenham, Flamengo, Corinthians, Atlético Paranaense, Internacional Porto Alegre. A ottobre 2020 è tornato in Inghilterra, proprio a Manchester, ma stavolta per indossare la casacca dello Stretford Paddock, un club dilettantistico. Vi è rimasto poche settimane e adesso sarebbe in procinto di accordarsi con un club brasiliano. E sarà stato il ritorno sul luogo delle speranze perdute a convincerlo, dieci anni dopo, che fosse giunto il momento di raccontare la sua storia. Una storia cui il Manchester City ha opposto una smentita di maniera, fatta pervenire agli stessi autori dell'articolo. Probabile che tale smentita non basti per risparmiare ai Citizen l'ennesima investigazione.

I fatti risalgono all'estate del 2011. Il 19 agosto Gabriel Almeida viene tesserato dal Manchester City e impiegato nelle squadre giovanili. Vi rimarrà fino a giugno 2013, quando tornerà in Brasile dopo avere sfiorato il passaggio verso l'altra sponda di Manchester, quella dello United. E assieme a lui tornerà indietro il padre, che è figura chiave di questa storia e causa di possibile sanzione per i Citizen.

Lo scouting mai effettuato

Padre e figlio non hanno ancora smaltito la delusione di dieci anni fa. Di sicuro non hanno esitato a affidare dettagli imbarazzanti ai cronisti di The Athletic. Rivelando quale sia stato, nel 2011, il meccanismo che ha permesso al Manchester City di aggirare i regolamenti della Premier League in materia di tesseramento di atleti minorenni non residenti in loco. Si tratta dell'espediente più comune: trovare lavoro a uno dei genitori, ciò che giustifica lo spostamento territoriale del minorenne. Nel caso di Almeida senior, l'assunzione è avvenuta nel dipartimento scouting del Manchester City.

Il padre di Gabriel Almeida avrebbe dovuto visionare giovani calciatori e segnalarli alla società. Un compito mai svolto, come dichiara il genitore a The Athletic. Nessun calciatore visionato. E quanto a altre attività, nulla più che la partecipazione a due iniziative di formazione sullo scouting tenute presso strutture del club. Iniziative condotte in lingua inglese, dunque impraticabili per Almeida che di inglese conosce poche parole. Sicché dalla terza iniziativa di formazione in poi è scattata la diserzione. Ma a dispetto di un apporto nullo al settore scouting il padre di Gabriel Almeida è stato regolarmente retribuito su base mensile dai Citizen, da settembre 2011 a giugno 2012. Le cifre, riportate in dettaglio da The Athletic, sono contenute poiché oscillano da un massimo di 1.313,25 sterline a un minimo di 777.95 sterline. Con tanto di buste paga, però. Mostrate ai giornalisti del web magazine.

Poiché ha corrisposto del denaro al genitore di un calciatore minorenne, per motivi che così esposti non sono giustificabili, il club avrebbe violato le regole 90.1 e 90.2 del regolamento di Premier League 2011-12. Due articoli che espressamente vietano ai club di trasferire denaro a parenti o rappresentanti di calciatori minorenni. Ne deriva che il Manchester City rischi sanzioni? Probabile, ma non è questo il punto più importante della vicenda. La questione cruciale è che su questo fronte i Citizen sono recidivi. E che, tanto in tema di scouting condotto con modalità borderline quanto riguardo a rispetto del Fair Play Finanziario, il club controllato da Abu Dhabi non perde occasione per mostrarsi refrattario alle regole.

L’accademia ghanese 

Si diceva della recidività. C’è infatti un precedente che risale a maggio 2017, quando il Manchester City è stato sanzionato dalla Premier League con una multa da 300mila sterline e un divieto imposto alla sua accademia. Il divieto consiste nell'impossibilità, per due anni di cui uno sospeso con condizionale, di tesserare calciatori della fascia di età 10-18 anni che siano già tesserati da altri club della Premier League. Il motivo della sanzione è che, dopo un'investigazione condotta dalla Premier, si sono dimostrate fondate le accuse di aver ingaggiato due giovani calciatori tesserati da altri club e di avere coinvolto i loro genitori nell’opera di persuasione. I nomi dei due ragazzi rimangono riservati. Per completezza di informazione va aggiunto che i Citizen non sono gli unici, in Premier, a violare le regole su questo fronte. Giusto un mese prima, per la medesima infrazione, era stato sanzionato il Liverpool. Ma al di là del caso specifico c'è che, in materia di scouting e reclutamento di giovani talenti, i Citizen mostrano una varietà di soluzioni. Sempre piuttosto discutibili.

Una fra queste è stata svelata a novembre 2018 da Football Leaks e coinvolge l'accademia calcistica ghanese denominata Right to Dream (RtD). Si tratta di un'istituzione fondata nel 1999 dal formatore inglese Tom Vernon e entrata nell'orbita del Manchester City a partire dal 2010. Negli anni RtD è diventata una delle più importanti accademie del calcio africano, punto di riferimento per l'Africa occidentale. Ne vengono magnificati i meriti sociali perché grazie a essa centinaia di ragazzi africani hanno avuto una chance di studiare e sfondare nel calcio che altrimenti non sarebbe alla loro portata.

Ma di RtD le carte di Football Leaks raccontano un altro aspetto. Fatto di calciatori che entrano nel Sistema Manchester City e vi rimangono come dentro un limbo, con trasferimenti seriali in prestito presso club e campionati europei di secondo piano e nessuna opportunità di giocare con i Citizen. Un meccanismo che si è rafforzato quando Vernon ha acquisito il controllo di un piccolo club danese, il Nordsjaelland. La squadra della cittadina di Farum (20mila abitanti) ha visto convertire il nome del proprio stadio in Right to Dream Park e si è trasformata in un centro di smistamento europeo per calciatori africani.

Per il Manchester City i giovani calciatori giunti dal Ghana sono nulla più che “asset”, beni economici da cui trarre utilità. È questo il brutale linguaggio che viene usato nel carteggio fra Vernon e i dirigenti Citizen, svelato da Football Leaks. E le rivelazioni aggiungono dettagli sul trattamento preferenziale riservato ai Citizen in materia di trasferimento dei ragazzi dell'accademia. Elemento molto discutibile in termini regolamentari.

Alle rivelazioni di Football Leaks il Manchester City ha risposto col tono sprezzante di sempre: affermando di non voler commentare informazioni diventate pubbliche perché “rubate” e aggiungendo che esse facessero parte di una campagna denigratoria contro la società. Un atteggiamento ruvido, del tutto analogo a quello tenuto durante lo svolgimento del dossier sulle violazioni del Fair Play Finanziario, che ha visto i Citizen uscire indenni dopo il giudizio del TAS. Giusto per ricordare che l'arroganza paga sempre. Forse più del denaro.

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