In questi giorni, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti dal ruolo di segretario del Pd, Domani ha ospitato l’appello – lanciato sulle colonne del nostro giornale da Nadia Urbinati, Stefano Bonaga e Piero Ignazi – contro lo sfaldamento di un partito la cui dirigenza sembra ormai dirigere solo se stessa. Abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa ne pensano. Pubblichiamo una lettera arrivata da Renzo Tiberi.

Quando Zingaretti, nel 2019, lanciò «la Costituente delle idee», stimolando gli iscritti e tutti gli italiani a fare proposte di programma, scrissi alcuni concetti riguardanti la consapevolezza che agli italiani manca, il senso di comunità, perché istintivamente orientato a privilegiare la sua sfera privata. La mia proposta era di suggerire un obiettivo che fosse comune a qualsiasi altra proposta di riforma. Ho sottoposto il documento al mio circolo Pd a Casalotti, nella capitale. Lo abbiamo discusso e lo abbiamo approvato nella forma che qui allego. Tra l’altro, gli stessi concetti riguardanti il «bisogno di comunità» e la «cultura della responsabilità» sono stati espressi dal presidente della Repubblica nei discorsi alla nazione nei capodanni 2018 e 2019. Abbiamo inviato il documento alla direzione Pd, senza esito. Lo proponemmo a Cuperlo per una discussione pubblica nel nostro circolo. Purtroppo la pandemia ha cancellato tutto.

Alcuni concetti espressi nel documento hanno la stessa radice della crisi che sta attraversando il Pd e che è sfociata nelle dimissioni del segretario.

La mia personale considerazione è che tale crisi ha le radici nella stessa mancanza di responsabilità e coesione che mina il buon funzionamento del nostro paese. Mentre è accettabile l’esistenza di correnti di pensiero intorno ai quali coagulare idee diverse, non lo è la formazione di correnti che rispondono solo a logiche di potere che traggono alimento dalle clientele, perché sono duemila anni che questa terra ne è dilaniata. Nel nostro piccolo circolo di Roma, stiamo subendo la pressione di due persone che pretendono (e stanno riuscendo proprio con l’aiuto dei maggiorenti del partito) di imporre la loro candidatura nelle prossime elezioni comunali solo in virtù dell’apporto di voti delle loro clientele. Sarebbe meglio che nel partito venissero persone portatrici di idee per migliorare il nostro paese, mentre le catene di preferenze portano, a lungo andare, alla corruzione del partito. Qualsiasi riforma o rifondazione del partito deve avere come obiettivo la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica, perché solo questo può garantire il miglioramento del benessere del paese. Parimenti, deve essere creato un meccanismo per impedire che trovino spazio i portatori di tessere che mirano, con questo, al controllo del partito e di fatto impediscono la crescita culturale e politica del partito stesso.

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