Il decennio 2021-2030 è stato dedicato dalle Nazioni unite alla «Scienza degli oceani per uno sviluppo sostenibile». I mari offrono la chiave per il futuro sostenibile del pianeta da molti punti di vista. Con una popolazione umana in continua e rapida ascesa, da 7,8 miliardi di oggi ad oltre 9,7 miliardi di persone previste nel 2050, la richiesta di materie prime, energia e cibo diventerà una priorità globale. Il mare è una delle principali risorse di queste componenti. La pesca e l’acquacoltura forniscono circa il 30 per cento delle proteine che consumiamo annualmente e quasi un miliardo di persone dipendono unicamente dal mare. In futuro buona parte dell’umanità potrà essere sfamata grazie a specie marine, come le alghe. La richiesta di questa risorsa aumenterà significativamente nei prossimi anni, ma i cambiamenti climatici globali stanno mettendo a rischio queste previsioni. La pesca in Atlantico e in altri mari, infatti, potrebbe crollare per il 50 per cento nei prossimi 30 anni.

Per tali ragioni, l’Onu ha riconosciuto come prioritario tra i target dell’agenda 2030 l’obiettivo di «conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile».

Il Mediterraneo continua a essere svuotato delle sue risorse e ha già perso il 90 per cento dei grandi pesci predatori. La pesca sta riducendo sempre di più la taglia dei pesci, fino a impedire loro di raggiungere la taglia minima per la riproduzione. La pesca industriale si muove a livello planetario, Questa pesca non ha nulla a che vedere con la pesca artigianale dei nostri avi, fatta con piccoli attrezzi e reti da posta, che in passato raccoglieva quantità modeste di pesci e frutti di mare. Il mare è anche fonte di materie prime e tutti i grandi paesi si stanno attrezzando per l’utilizzo di materie prime in acque internazionali. L’Italia non prende decisioni in proposito.

Il futuro energetico

Anche il futuro energetico del paese passa dal mare, gli impianti eolici a largo possono portare il nostro paese a raggiungere gli obiettivi di risorse energetiche rinnovabili nei prossimi dieci anni. Ma richiedono studi e ricerche per essere effettuati in modo tale da non determinare impatti sull’ambiente. L’ampio sviluppo delle nostre coste fa sì che una grande parte del Mediterraneo è nelle acque territoriali italiane. Il nostro paese ha una ricchezza straordinaria di habitat, risorse e bellezza sottomarina, che unitamente alla qualità e balneabilità delle acque rappresentano una formidabile attrattiva per il turismo blu che potrebbe essere la chiave per la crescita sostenibile del mezzogiorno. Quasi il 4 per cento del Pil italiano è legato al mare. Questo valore, se adeguatamente sostenuto, potrebbe raddoppiare in pochi anni con un conseguente effetto benefico per l’occupazione. Per contribuire a questi importanti obiettivi di sviluppo sostenibile blu è indispensabile il supporto della ricerca pubblica.

Tutti i paesi che hanno importante sviluppo di coste hanno un unico centro di ricerche sul mare e/o un’unica struttura di gestione delle infrastrutture marine. La frammentazione italiana invece determina duplicazione delle piccole infrastrutture e strumentazioni. Tutto questo porta alla mancanza di una visione comune per una strategia nazionale sulla ricerca marina che sia in grado di supportare la crescita del paese. Per svolgere ricerche internazionali servono grandi navi e tecnologie avanzate. L’Italia possiede una sola grande nave da ricerca. Costruire una nave da ricerca italiana è un’occasione importante anche per valorizzare la nostra industria cantieristica che vanta capacità senza pari al mondo. L’Italia non potrà cogliere le occasioni offerte dai propri mari, rimanendo ai margini della competizione internazionale. Non possiamo lasciare ad altri paesi la leadership in Mediterraneo o altrove, nella identificazione delle strategie marine per il futuro degli oceani. Dobbiamo invece cogliere l’occasione di mostrare un percorso italiano per la crescita ecologicamente sostenibile dell’economia del mare. L’occasione offerta dal Recovery plan è unica e potrebbe permettere all’Italia di tornare ad essere competitiva ai massimi livelli mondiali.

*Elisa Anna Fano, Presidente della Società Italiana di Ecologia

**Simonetta Fraschetti, Presidente European Marine Biology Symposium

***Antonio Pusceddu, già Presidente della Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia e Vice-Presidente della Società Italiana di Ecologia

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