Se il vice ammiraglio Eugene H. Black III, comandante della sesta flotta americana, si fosse rivolto al primo ministro inglese avanzando richieste e ricordando, al contempo, la posizione delle sue navi nel canale della Manica, difficilmente i britannici avrebbero interpretato il dialogo come una prova della “relazione speciale” tra Gran Bretagna e Stati Uniti.

Eppure, quando il segretario di Stato Mike Pompeo ha chiesto al primo ministro Boris Johnson di fermare l’utilizzo di prodotti 5G Huawei che incorporassero tecnologia americana, ha fatto capire che gli Stati Uniti avrebbero smesso di condividere informazioni di intelligence con gli inglesi. E ha ricordato che gli Stati Uniti controllano il sistema dei pagamenti di Londra, perché sono software americani a far funzionare tutti i chip.

Tutto questo nonostante l’intelligence inglese avesse concluso nel suo rapporto che è sicuro usare tecnologia Huawei almeno in parte dell’infrastruttura 5G.

L’uso del potere a fini coercitivi da parte di Pompeo era evidente, ma il ricorso alla potenza tecnologica è meno visibile che far atterrare un aereo militare sul Tamigi.

Domande scomode

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In passato la dipendenza della Gran Bretagna da altre nazionali era un argomento trascurato perché si pensava che le sue catene di fornitura fossero sicure e che gli Stati Uniti fossero un partner affidabile. Entrambe queste premesse ora sono incerte.

Come ogni nazione, i britannici devono farsi alcune domande: abbiamo tutta la tecnologia che ci serve? Se non l’abbiamo, possiamo procurarcela da una serie di paesi diversi? Abbiamo almeno accesso nel lungo periodo (oltre cinque anni) a fornitori che operano in monopolio o oligopolio, tipo Cina e Taiwan?

Se un paese risponde no a tutte e tre le domande, è esposto a un dominio esterno non diverso da quello che in passato si esercitava per vie militari.

Prendiamo il caso della Gran Bretagna: ha l’1 per cento della popolazione mondiale e il 2 per cento del Pil (in parità di potere d’acquisto), ma la lista di tecnologie dominanti a livello globale rimane praticamente vuota ora che la società di semiconduttori Arm sta per essere comprata dall’americana Nvdia.

Nonostante la Brexit, l’unico modo che I britannici hanno di ottenere la sovranità tecnologica che serve oggi è collaborare con la terza superpotenza mondiale, cioè l’Europa.

Ma l’Europa stessa è in pericolo di rimanere stritolata nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. La miopia di Trimp nel far ricorso alla dominanza americana nel campo dei semiconduttori per colpire Huawei ha messo in allarme il governo cinese. E così la Cina insegue ora il suo momento Sputnik, con uno sforzo nazionale imponente per diventare indipendente sui semiconduttori grazie ad ampia disponibilità di risorse statali. 

L’alternativa razionale è l’opposto dell’approccio America First: dovremmo aiutare la Cina a sviluppare una industria dei semiconduttori basata sul principio di reciprocità.

In cambio di supporto tecnico e di proprietà intellettuale, la Cina dovrebbe costruire le sue fabbriche per fornire il mercato europeo in Europa e condividere le sue conoscenze. Questa strategia ha funzionato a suo tempo con l’industria automobilistica giapponese.

Il governo britannico deve decidere a breve se fermare la scalata di Nvidia ad Arm, i cui microprocessori sono ovunque: nella magigor parte delle auto, nelle infrastrutture di telecomunicazioni, nel 95 per cento dei cellulari…

L’acquisto di Arm da parte di Nvidia creerebbe un altro monopolio americano che darebbe ulteriore potere coercitivo a Washington e priverebbe la Gran Bretagna di uno dei pochi strumenti rimasti per perseguire la sovranità tecnologica.

Un fondo per bilanciare Usa e Cina

L’Europa, insieme alla Gran Bretagna, dovrebbe creare un fondo per la sovranità tecnologica da almeno 100 miliardi di euro per contrastare i 100 miliardi di dollari che gli Stati Uniti stanno spendendo per lo stesso obiettivo (e le risorse ancora maggiori investite dalla Cina).

Metà di quelle risorse dovremmo spenderle per creare alternative al monopolio cinese, l’altra metà per emanciparsi dalla proprietà intellettuale americana.

L’unica soluzione per Cina, Stati Uniti ed Europa alla grande questione della sovranità tecnologica è essere reciprocamente indipendenti.

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