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L’epidemia continua a crescere lentamente, con oltre settemila nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore. Di fronte a questi numeri, il governo potrebbe decidere di spostare in zona gialla Sicilia e Sardegna. Pandemia e restrizioni, che sembravano destinate alla scomparsa dopo l’arrivo dei vaccini, tornano ad affacciarsi e lo fanno prima ancora della fine dell’estate. Stando a politici e commentatori, i responsabili di questa situazione sarebbero i “no-vax” e tutti coloro che esitano a vaccinarsi per paura o ignoranza. Si tratta però di una comoda scusa, scrive Davide Maria De Luca. Che lo dimostra.

Tutte le statistiche indicano che l’esitazione a vaccinarsi non ha ancora iniziato a influire sulla campagna vaccinale. Il numero di somministrazioni rimane alto e il vero collo di bottiglia resta il numero di dosi consegnate dalle aziende produttrici: una situazione così difficoltosa che meno di un mese fa la campagna è arrivata a un passo dal fermarsi a causa dell’esaurimento delle scorte.

Perché la politica cerca alibi? Anche perché a complicare la campagna vaccinale sono state semmai le priorità decise da governo, commissario straordinario e singole regioni. La strada seguita negli ultimi mesi è stata cioè quella di vaccinare il numero più alto di persone possibili senza andare tanto per il sottile su fasce d’età e di rischio. Le regioni, con il consenso del commissario all’emergenza Covid, hanno fatto a gara per abbassare l’età di vaccinazione il prima possibile e per mantenere alti i numeri di somministrazioni, così da non sfigurare nella classifica nazionale. Il risultato sono livelli di somministrazioni paragonabili a quelli dei nostri vicini europei. Allo stesso tempo però categorie vulnerabili, come una parte degli ultra 50enni, sono rimaste indietro. Oggi sono proprio loro a riempire le corsie degli ospedali e delle terapie intensive.

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