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Mark Zuckerberg è sotto assedio. Ora per lui il pericolo arriva dall’interno, e cioè dai dirigenti insofferenti alla linea padronale e dai dipendenti - quasi 60mila in tutto il mondo - che sfuggono al suo controllo. Daniele Erler ci racconta perché. I segnali si moltiplicano, per esempio nel 2019 Zuckerberg godeva della fiducia del 94 per cento dei dipendenti, quest’anno la quota è scesa all’84; percentuale alta, ma in netta flessione. 

Altri segnali. Il New York Times ha raccontato di un progetto per dare maggiore visibilità nel feed di Facebook ai contenuti che promuovono un’immagine positiva dell’azienda. L’algoritmo verrebbe modificato ad hoc per questo scopo. Il progetto è stato approvato lo scorso mese da Zuckerberg in persona dopo che era stato presentato in un incontro riservato a gennaio. «Diversi dirigenti presenti in quella occasione erano scioccati per la proposta», scrive il New York Times. È probabile che il progetto di fuga di notizie sia iniziato a maturare in quel momento.

Facebook rimane oggi di gran lunga il social network più utilizzato. Nel tempo Zuckerberg ha acquistato anche altre piattaforme, WhatsApp, Instagram, costruendo nei fatti un monopolio sui social e il controllo su una grossa fetta di pubblicità. L’aumento di potere coincide con attacchi che ne minano la reputazione. E ora anche il culto  del capo sembra sempre più fragile. 

Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha pubblicato un’inchiesta a puntate che si basava su una serie di documenti interni, i “Facebook files”. Si è scoperta l’esistenza di un circolo esclusivo di quasi sei milioni di utenti: personalità e politici che hanno un trattamento di favore e che non devono sottostare alle regole interne di moderazione. La diffusione dei documenti e la fuga di notizie potrebbero essere solo all’inizio:  Zuckerberg sta perdendo il controllo della sua creatura. 

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