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Giovanni Tizian in prima pagina dice: tenere il conto di quante volte Giorgia Meloni è intervenuta sulle case popolari occupate da immigrati è compito arduo. Più facile è calcolare quante volte Meloni ha chiesto di sloggiare dalla sede della fondazione Alleanza Nazionale a Roma ai neofascisti arrestati e accusati di essere i registi dell’assalto alla sede nazionale della Cgil. Il conto è semplice: zero. C’è una legge non scritta negli statuti della destra istituzionale, dice Tizian: con i neofascisti si convive ma non ci si sposa. I movimenti extra parlamentari lavorano sul territorio, catalizzano consenso nelle periferie, si intestano battaglie contro i migranti e alimentano scontri per difendere il diritto del «prima gli italiani». Consenso che viene indirizzato poi su candidati di Lega e Fratelli d’Italia vicini o espressione di quei mondi. In fisica si chiama principio dei vasi comunicanti. La fondazione Alleanza nazionale si è fatta soffiare un immobile di pregio nel cuore del quartiere Parioli a Roma da Roberto Fiore e Giuliano Castellino, il capo popolo dichiaratamente fascista che ha guidato l’azione contro la Cgil. Da tempo Fiore e Castellino hanno traslocato in quell’immobile. Una fonte investigativa dice a Domani che lì ci sono state riunioni fino a prima degli scontri. Anche a Milano la linea dei partiti di Meloni e Salvini è equivoca. Qui cambiano le sigle, ma non l’ambiente con il quale interloquiscono alcuni rappresentanti istituzionali di Lega e Fratelli d’Italia. 

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