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“Gli Stati Uniti si sono rivelati inadeguati nelle azioni di contrasto agli insorti a causa della loro incapacità nel definire quali fossero gli obiettivi raggiungibili”. Con queste parole il diplomatico Henry Kissinger fa la sua diagnosi di una sconfitta. La guerra in Afghanistan per gli States è stata la più lunga, e pure, in questi venti anni, ciascuno dei presidenti in carica ha a suo modo promesso vittoria. Sul giornale ho operato per voi una archeologia delle promesse tradite e delle illusioni infrante. La cronistoria comincia nel lontano 7 ottobre 2001, quando George W. Bush in diretta tv comunica alla nazione che la guerra, che le operazioni militari, sono iniziate. Sono operazioni mirate, così la racconta; e invece non solo dureranno un ventennio, ma i costi anche tra i civili afghani ai quali Bush prometteva speranze sono stati altissimi. E questa è solo la prima di una lunga serie di promesse tradite. Neppure nell’era di Barack Obama, il presidente dello Yes we can, una vittoria almeno morale è stata possibile. E oggi la situazione appare disastrosa.

Mattia Ferraresi analizza lo stato di disperazione - politica, s’intende - di Joe Biden oggi e lo fa attraverso le sue parole. Dal discorso recente di Biden emerge che per lui il rapporto coi Talebani non si regge sulla fiducia ma sul «self-interest», cioè sull’interesse dei nuovi capi dell’Afghanistan, che in questa circostanza converge con l’interesse americano. Il calcolo del presidente è chiaro: ai Talebani in questo momento non conviene sgarrare. Il nuovo regime ha bisogno di un minimo di stabilità interna per insediarsi e strutturarsi, ha bisogno di tenere a distanza i gruppi della galassia terroristica che si oppongono al loro potere, ha bisogno di controllo e di ordine nelle strade, deve rispettare i patti per evitare reazioni che vanificherebbero le conquiste, poi avrà bisogno di un’aliquota minima di credibilità e presentabilità internazionale, perché nessuno può realisticamente pensare di governare un paese nel totale isolamento. Purtroppo l’equazione che fa Biden è assai fragile, Ferraresi spiega perché, sul giornale.

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