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In questa edizione trovate un paio di spunti interessanti sul tema dei media. Social, media, ma anche derive illiberali e media.

Cominciamo dai social. Andrea Daniele Signorelli riflette su Twitter: c’è ancora un futuro per Twitter? E se sì, quale? I Fleet per esempio un futuro non ce l’hanno più. I fleet rappresentano il tentativo di Twitter –  non particolarmente originale – di introdurre anche su questo social network le Stories, le storie, sulla scia di quanto già fatto da Instagram e Snapchat. Lanciati nel novembre 2020, i fleet sono stati rapidamente ritirati questo 3 agosto. La causa? Lo scarso utilizzo. E tutto questo nonostante i fleet fossero parte integrante della strategia dichiarata dal ceo Jack Dorsey per raddoppiare utenti ed entrate entro la fine del 2023. 

Obiettivo che sembra sempre meno realizzabile. A dire il vero, sostiene Signorelli, l’unica strategia che Twitter pare perseguire con costanza è quella di tentarle tutte nella speranza che prima o poi qualcosa funzioni. La ragione per cui Twitter, nonostante tutto, continua a godere di un certo rilievo sta nella visibilità garantita da politici (Trump in testa), giornalisti e così via. Per il futuro Dorsey punta su bitcoin e decentralizzazione, ma non sarebbe meglio cercare di risolvere prima i tanti problemi di Twitter?

A proposito di media, “predatore mediatico”: così viene definito il premier ungherese Viktor Orbán. Quello che forse non immaginate è che la presa di Orbán sui media, la sua capacità di soffocare il pluralismo, va oltre i confini del paese da lui governato. Si espande sia a sud che a nord di Budapest. Il premier è considerato l’ispiratore delle mosse del governo polacco per mettere a tacere le voci indipendenti. E la sua influenza non si riduce alla proposta di un modello replicabile: in paesi come Slovenia e Macedonia del Nord, l’Ungheria interviene a colpi di acquisizioni nel panorama mediatico locale. Vi spiego tutto sul giornale.

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