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Valgono più le cose o le persone, gli oggetti o i diritti? Se rileggete Genova e il G8 a vent’anni di distanza, come stiamo facendo in queste settimane su Domani, vedrete che la storia giudiziaria di questo paese attribuisce a quanto pare più valore alle vetrine. Alle cose. Giulia Merlo che si occupa di giustizia per il giornale scrive: a vent’anni di distanza dal G8 di Genova, la storia processuale racconta che i reati contro i beni materiali – negozi, vetrine e bancomat distrutti – sono stati puniti con pene dai 6 ai 13anni. I reati contro le persone perpetrati alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, invece, sono finiti quasi prescritti e con una pena massima di tre anni. Per  i manifestanti che hanno commesso atti di violenza contro le cose le pene sono state esemplari e alcuni di loro stanno ancora terminando di scontarle. Per i poliziotti che hanno commesso reati contro le persone, picchiando i manifestanti alla Diaz e torturandoli, secondo la definizione della Corte europea dei diritti dell’uomo, a Bolzaneto, le pene sono state nettamente più basse o persino inesistenti.

Sul giornale parliamo anche del decreto missioni, di Italia e di Libia. Lo facciamo anche in prima pagina, con Maso Notarianni, che scrive: è evidente che il principale partito del centrosinistra, il Pd, ha barattato in nome della governabilità non solo ogni tipo di presa di posizione, ma anche ogni briciolo di umanità. Sarebbe indegno di un qualsiasi paese civile spendere quattrini pubblici per finanziare dei killer prezzolati, eppure è quello che il parlamento italiano si appresta a fare rifinanziando per l’ennesima volta il sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica. E questo proprio mentre viene pubblicato l’ennesimo filmato in cui è del tutto evidente che il ruolo assunto dai libici non è quello di salvare vite umane ma di seminare il terrore tra chi cerca di scappare dall’inferno.

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