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L’Italia quest’anno fa l’en plein di premi, e tra quelli che resteranno nella nostra memoria c’è il premio Nobel ricevuto proprio questa settimana dal fisico Giorgio Parisi. Parisi che da una vita si spende per l’università e la ricerca pubbliche. In prima pagina in questa edizione compariamo allora le promesse di Mario Draghi e la realtà del paese, ne scrive Giovanna Faggionato. Draghi ha detto che la determinazione del governo è quella  di colmare il divario con gli altri paesi sui finanziamenti alla ricerca. Il punto è che quel divario non è da poco. L’Italia secondo i dati Eurostat spende in ricerca e sviluppo tra finanziamenti pubblici e privati meno di un punto e mezzo di Pil. Dal confronto con gli altri paesi non usciamo bene: spendiamo circa la metà della Francia e un terzo della Germania. E se si considerano solo i fondi pubblici il divario resta forte: il rapporto tra pil e fondi pubblici in Germania è al 2,2 per cento, noi quel livello lo raggiungeremmo solo investendo ogni anno venti miliardi in più di quello che facciamo. Oggi quei soldi li stiamo destinando invece, per esempio, al superbonus ristrutturazioni. Insomma i nostri fisici vincono i Nobel per la loro ricerca, i nostri governi per fondi alla ricerca a quanto pare non sono invece da premiare… 

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