Oggi su Domani è il podcast serale del quotidiano Domani. Una pillola di pochi minuti per darvi subito un assaggio della prossima edizione, che sarà disponibile in edicola il giorno dopo e già dopo cena per gli abbonati digitali. Per ascoltare le altre puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate questo podcast anche su Spotify Spreaker, Google, Apple podcast. Potete ascoltare “Oggi su Domani” anche su Alexa e con l’assistente vocale di Google.

«Dicevamo vent’anni fa che questa guerra in Afghanistan sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l’esito di quell’aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista». Queste parole sono quelle lasciate in consegna da Gino Strada nel suo ultimo editoriale scritto prima di morire. Il medico fondatore di Emergency è stato il capofila e il simbolo di tutti quelli – pochissimi all’epoca – che si opposero a un’operazione militare il cui nome oggi suona grottesco, «Operation Enduring Freedom», operazione libertà duratura. Per anni Strada è stato il principale testimone dell’accusa ai governi per l’inutile mattanza che si stava compiendo a Kabul e per la fragilità con cui veniva costruito il nuovo stato. Daniela Preziosi in prima pagina ricorda Gino Strada, e noi con lei.

Il 14 agosto 2018, quando il ponte Morandi è crollato uccidendo 43 persone, ci siamo chiesti come fosse stato possibile. Tre anni dopo è giunto il momento di chiederci cosa abbiamo imparato da quella tragica vicenda. La risposta, per Giorgio Meletti, è: poco. Per la semplice ragione che non abbiamo ancora dato una soluzione sensata alla prima domanda. Un senso comune condiviso individua come colpevoli la famiglia Benetton e il loro fidato manager Giovanni Castellucci, accusati di aver risparmiato sistematicamente sulle manutenzioni per aumentare i profitti. Analisi sacrosanta. Ma non basta. Un disastro simile non lo fanno una o due persone da sole. Il 25 giugno scorso la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio di 69 persone. Qui non interessa la verità processuale ma quella storica, scrive Meletti. Siccome è una partita di importanza capitale per capire dove sta andando la nostra società, sarà dovere degli storici scavare negli atti processuali per capire come hanno potuto fare, tutti insieme, un simile capolavoro.

Daniele Martini sempre sul ponte Morandi e sulla lezione dimenticata ricostruisce che a tre anni di distanza non è ancora stato nemmeno completato il censimento dei ponti e viadotti. Nessuno sa in che stato si trovino quelli sugli 800mila chilometri di strade comunali e provinciali. A Roma sono circa mille, in Italia si stima siano 150mila. Soltanto ora si stanno elaborando linee guida per i monitoraggi.

© Riproduzione riservata