Mentre l’opinione pubblica occidentale era, ed è, impegnata nel tentativo di decifrare il senso del progetto geopolitico di Vladimir Putin, Giuliano da Empoli indagava il mistero del presidente russo attraverso la prospettiva della letteratura. Perché un romanzo può arrivare più vicino alla verità di molti saggi.

Consigliere politico ed esperto di strategie elettorali, Da Empoli è professore di politica comparata a Sciences Po a Parigi, ma ha un lungo passato nella politica italiana: è stato prima consulente di Antonio Maccanico, al ministero delle Comunicazioni, e poi di Francesco Rutelli, quando era ministro dei Beni e delle attività culturali. 

È stato assessore alla cultura di Firenze durante la giunta guidata da Matteo Renzi. Dal 2007 è membro del consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia ed è stato anche amministratore delegato della Marsilio Editori.

Il romanzo tra finzione e realtà

Il romanzo di esordio di Giuliano da Empoli è un racconto semi-finzionale dell’ascesa di Putin e della profezia sul futuro del mondo. Il narratore dà la parola per un lungo monologo a Vadim Baranov, personaggio ispirato alla figura realmente esistente del consigliere dello zar, Vladislav Sourkov.

Così, attraverso questo escamotage narrativo il libro ripercorre un quarto di secolo di storia russa, dalla caduta del muro all’invasione dell’Ucraina. Una cavalcata lunga una notte in cui lo spin doctor del Cremlino rivela la logica arcana del potere putiniano.

Letteratura e politica 

Il mago del Cremlino viene pubblicato in Italia da Mondadori, ma ha già fatto il suo esordio in Francia, per la casa editrice Gallimard.

«Si parla di potere, del Cremlino, di oligarchi e dittatori, di ebbrezza della conquista e della strategia di comunicazione, dell’eliminazione degli avversari», scrive Aurélie Filippetti, ex ministra della cultura francese, in un articolo su Domani.

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