Un nuovo, delicatissimo filone d'inchiesta si è aperto in Vaticano. Dopo l'analisi di alcuni messaggi whatsapp di alcuni indagati dell'inchiesta sulla compravendita di un immobile londinese, e l'analisi di conti correnti dei fondi della segreteria di Stato, gli inquirenti hanno scoperto che Angelo Becciu, il cardinale licenziato da Francesco, ha girato bonifici per 600 mila euro a una società di una donna sarda, Cecilia Marogna.

Una quarantenne misteriosa che lavora in Slovenia per la cooperazione internazionale, ma che dal 2016 coordina attività di intelligence per la Segreteria di Stato.

Il denaro ricevuto – secondo alcune dichiarazioni del cardinale agli amici più stretti – sarebbe serviti a finanziare alcune operazioni segrete per la liberazione di missionari rapiti in Africa e in Asia, ma – questa l'ipotesi d'accusa degli inquirenti – sarebbe invece stati usati a fini privati dalla Marogna. «Il cardinale è stato truffato», dicono all'entourage di Becciu. Ma gli inquirenti adesso indagano non solo per peculato. Ma ipotizzano addirittura il reato di alto tradimento.

Andiamo con ordine. La Marogna non è certo, come ha ipotizzato un quotidiano che ha citato i bonifici per lei stamattina – «la nipote del cardinale». Ma un'esperta – così si autodefinisce – di politica internazionale e diplomazia parallela. Nel 2016 – ha scoperto Domani – riesce ad entrare in contatto con il cardinale, al tempo potente Sostituto della Segreteria di Stato. Proponendosi di fatto come mediatrice su crisi internazionali di vario genere in cui è coinvolto il Vaticano. Soprattutto nei paesi più a rischo.

In primis, secondo gli inquirenti, Becciu avrebbe coinvolto la donna nel tentativo di entrare in contatto con alcuni intermediari, in merito ad operazioni segrete necessarie alla liberazione di missionari. Preti e suore rapiti da organizzazioni criminali in Africa e Asia.

È un fatto che Becciu crede alla buona fede della signora, che fa mostra nel tempo di conoscere pezzi grossi dei servizi italiani e stranieri. Il prelato le dà una lettera di presentazione a sua firma, dove lei risulta lavorare per il Vaticano come esperta diplomatica. E soprattutto ordina al suo economo, Alberto Perlasca, di girare vari bonifici da 600 mila euro su un conto segreto intestato a una società slovena, la Log Sic D.o.o. Soldi che per Becciu devono servire alle spese operative per contattare gli intermediatori che hanno notizie su alcuni soggetti rapiti.

Domani ha scoperto che della Log Sic la Marogna è managing director, è che nel oggetto sociale l'ente lavora nella «cooperazione e assistenza sociale».

Di fatto, dal 2017, la donna misteriosa gira il mondo per conto del cardinale. Come collaboratrice esterna dei servizi della Santa Sede. Il “pacchetto” di soldi, sospettano ora gli inquirenti, sarebbe però servito non a lavorare nell'intelligence e a trattare la liberazione degli ostaggi, ma a spese personali. E a creare – questo il sospetto - una rete parallela diplomatica vaticana di cui nessuno, all'interno della curia sapeva nulla.

Ora bisognerà stabilire se Becciu, che spiega ai suoi amici di aver girato questi soldi in totale buona fede e solo per aiutare a salvare vite umane, dice la verità. E se davvero la Marogna ha avuto davvero questi denari senza aver dato alcun corrispettivo, insomma commettendo peculato.

Ad ora sul conto della donna ci sarebbero ancora 200 mila euro dei fondi della Segreteria di Stato. Oltre 250 mila euro sarebbero dunque stati già spesi. In borse e oggetti di lusso, ipotizzano gli inquirenti. «Falso: solo viaggi diplomatici, pagamenti di fonti di informazione, mediazioni e bonifici a fondazioni umanitarie», racconta lei.

Becciu è travolto dal nuovo scandalo. E continua a negare di aver preso un solo euro per interessi personali o dei suoi parenti. La Marogna spiega che nei denari avuti dal Vaticano comprendevano anche le parcelle per il suo lavoro. Ma il papa è sconvolto dalle nuove notizie, e vuole cercare di vederci chiaro. Il mistero apre nuovi squarci sull'inchiesta.

  

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