Nel nuovo dpcm non ci sono novità che riguardano la scuola. La ministra all’istruzione, Lucia Azzolina, lo scrive chiaramente sui suoi canali social: «I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, un bisogno che oggi è meglio soddisfare a scuola». «I numeri, infatti, e le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo».

Scuole del nord est

Ma nelle regioni c’è già chi pensa di prendere direzioni diverse. È il caso ad esempio del governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia: «La mia proposta è di fare didattica a distanza negli ultimi anni delle scuole superiori, alternandola con la presenza a scuola». Zaia dice di tifare affinché tutti i ragazzi vadano a scuola. «Ma cerco di capire se prima di chiudere tutto non sia possibile l’alternanza casa-scuola». L’idea è di coinvolgere i ragazzi più grandi, «perché sono anche quelli più autonomi».

A proposito di autonomia, a pochi chilometri di distanza, Maurizio Fugatti, un altro presidente leghista, la pensa in maniera molto simile: «Non è una decisione presa, ci siamo confrontati anche con gli altri governatori, ma la scuola in streaming per le quarte e le quinte classi delle superiori permetterebbe di gestire trasporti e lezioni con dei margini di sicurezza in più», come riporta il Trentino.

Luca Zaia (Foto LaPresse)

Il problema dei trasporti

L’idea di alcuni governatori sarebbe quindi di una “didattica a distanza” moderata, applicata solo ad alcune classi, quanto meno per alleggerire il sistema dei trasporti.

Sempre nel nord Italia, sul tema interviene un altro presidente leghista, quello della Lombardia Attilio Fontana: «Nel leggere, finalmente, il Dpcm, prendo atto con rammarico che non vengono affrontati temi fondamentali come la didattica a distanza per le classi superiori e l'affollamento dei mezzi pubblici, laddove l'inizio delle scuole e la mobilità pubblica si sono rivelati due degli aspetti che più hanno influenzato l'aumento della curva epidemiologica».

Da papà

Ma sul punto della didattica a distanza la ministra non è sola. Anzi, paradossalmente la pensa allo stesso modo anche Matteo Salvini. «Io sono sempre d’accordo con i governatori e Zaia avrà avuto le sue ragioni se ha fatto questa proposta. Ma da padre di famiglia penso che più i bambini vanno a scuola e meglio è. Da genitore preferisco la didattica in presenza».

(LaPresse)

I presidi

Soprattutto la pensano così anche i dirigenti scolastici. Come Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’associazione nazionale presidi. «Non è pensabile sostituire la didattica in presenza con la didattica digitale integrata a causa dei problemi del trasporto pubblico. Questo equivarrebbe a negare il diritto allo studio e alla socialità soprattutto a quei ragazzi con disabilità o con altre difficoltà o anche semplicemente il diritto alle attività laboratoriali, quando sono previste nel ciclo di studi».

Il vero problema, spiega Gianelli, è che durante l’estate non si è trovata alcuna soluzione alternativa. «Questo strumento è stato indispensabile nei mesi del lockdown, ma va utilizzato in modo ragionato e circoscritto. Ora non si possono scaricare sul mondo della scuola problemi che vanno affrontati e risolti in altri contesti».

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