«In questo momento crisi di governo e elezioni anticipate non sono nei radar: non ho nessun dubbio che questo esecutivo andrà avanti fino alla fine naturale della legislatura». Continua la linea distensiva di Enrico Letta sulle tensioni che stanno salendo nella maggioranza di governo e nel rapporto con l’alleato M5s. Ne ha paralto a Sorrento a margine del forum Verso Sud, organizzato dal Ministero del Sud e della Coesione territoriale e da The European House - Ambrosetti.

Il leader del Movimento non si fa cogliere in fallo: di fronte alla domanda se sottoscrive quel che dice Enrico Letta di un governo che deve andare avanti fino alla fine della legislatura, la risposta è netta, «sottoscrivo».

Gli attriti

«Non sono minimamente infastidito» dagli attacchi del presidente del Movimento, Giuseppe Conte, «siamo in una fase di dibattito e di discussione in cui è naturale che ci siano posizioni diverse con sfumature diverse o anche posizioni più marcatamente diverse» ha detto, parlando degli ultimi scontri con il partner.

I due si sono visti in settimana, ma l’incontro non è bastato per risolvere tutti i nodi. «È un momento in cui è naturale che si discuta e ci siano espressioni anche di punti di vista differenti. Sta capitando in tutto il mondo, in tutte le democrazie. È la democrazia, il bello della democrazia. L'importante è che siamo in grado, poi, di mantenere l'unità di intenti sulle scelte che dobbiamo fare, ma non ho dubbi su questo, non ho dubbi che troveremo l'unità d'intenti e che andrà avanti. Martedì ne discuteremo, abbiamo convocato la direzione del Pd e discuteremo di questo e altro» ha detto.

Il contrasto sulle armi

Il Pd non è timoroso di andare in parlamento, ha concluso Letta, spiegando che se anche dovesse esserci un voto per confermare il terzo invio di armi all’Ucraina, sulla carta non previsto perché il parlamento ha già espresso la sua opinione a questo proposito, i dem saranno pronti ad affrontarlo. 

«L'ultima cosa di cui il Partito democratico ha paura è andare in parlamento. Dal parlamento la nostra democrazia trae linfa e legittimazione: giovedì prossimo ascolteremo il premier, interverremo e diremo la nostra; se ci sarà poi bisogno di ulteriori passaggi non ci sottrarremo», ha detto.

Draghi informerà il parlamento dopo il suo viaggio negli Stati Uniti, nonostante la richiesta di Conte di anticipare l’intervento: l’ex premier si era detto deluso e ieri aveva spiegato di confidare nel fatto che anche gli altri partiti di maggioranza convergeranno sulla sua posizione di prudenza. 

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