È il 2017, un ragazzo a Napoli in pieno centro viene aggredito e accoltellato, in maniera particolarmente efferata, insensata, da una banda di ragazzini che lo riducono in fin di vita. La vicenda balza ai clamori della cronaca e presto emerge la figura della madre del ragazzo, persona istruita, borghese, insegna all’università e per ironia della sorte (si fa per dire) fa ricerca proprio sulle questioni che hanno causato quasi la morte del figlio.

La mamma del ragazzo viene riconosciuta a livello nazionale come un piccolo simbolo di una enorme battaglia di civiltà: restituire a chi vive nel disagio e in povertà migliori opportunità personali e sociali di vita. Lei sembra sapere di cosa parla, si è sporcata del sangue del figlio ma è rimasta lucida, ha alle spalle 25 anni di impegno sociale sul territorio, anche se molti non lo sanno, perché spesso quel lavoro lì rimane silenziosamente sotto traccia, lontano dai clamori mediatici. Quella donna sono io.

Vengo progressivamente riconosciuta come un «bell’esempio di cittadinanza attiva» e forse anche di discontinuità con le stanche e logore azioni della istituzioni, incapaci di trovare risposte a questi problemi. Anche la politica mi dedica attenzione ma, onestamente, tiro dritto e continuo a fare la madre e il mio mestiere di insegnante, pur non sottraendomi, in varie sedi, al dibattito sui miei temi, visto anche il lavoro che svolgo. Le politiche dell’educazione sono, d’altra parte, lo sbocco naturale dei miei studi, il sistema linfatico del mio organismo sociale da sempre.

A 16 anni avevo già la tessera della FGCI in tasca e molte idee nella testa e allora mi è sembrato giusto accettare la proposta di Franco Roberti, già procuratore nazionale antimafia ed attualmente parlamentare europeo del PD, a coordinare il Forum del partito per la Scuola, della città metropolitana di Napoli. Ho accettato di coordinare il forum nel novembre del 2019, a condizione di rimanere indipendente. Mi è stato formalizzato l’incarico dal Segretario napoletano del partito, Marco Sarracino, e dal suo presidente Paolo Mancuso, magistrato in pensione anche lui come Roberti.

Ho accetto la sfida, con slancio e generosità, sin da subito. L’ho inteso come un contenitore di idee sulla scuola e l’istruzione nel quale ho provato a portare un contributo da insegnante prima, da docente universitario poi, da donna di sinistra, da ricercatrice sociale, da madre di una vittima di povertà educativa, mettendo tutti questi ruoli assieme, affinché fossero risorsa e patrimonio di un luogo nel quale ho creduto di spendere tempo e risorse.

Poi, è scoppiata la pandemia e la “questione scuola” è esplosa sul difficile crinale del contenimento della diffusione del virus, che ha schiacciato il diritto costituzionale all’istruzione. Ho provato allora ad attivare un pensiero critico sulla scuola, nei mesi in cui il paese si è diviso tra questioni a mio avviso marginali: il metro di distanza, la rima buccale, le rotelle al banco, la didattica che da sincrona doveva diventare ibrida. Ho provato a spingere su questioni a mio avviso più sostanziali che riguardavano due fatti essenziali: cercare di far tornare al più presto gli studenti a scuola e contemporaneamente migliorare il più possibile l’efficacia della didattica a distanza che tanto non scomparirà mai più dal sistema dell’istruzione, anche dopo la pandemia.

Ma, mio malgrado, mi sono progressivamente resa conto che questi forum non sono luoghi di “costruttori” (per usare un’espressione del Presidente Mattarella), dove cittadini indipendenti possano contribuire con autentico spirito di rinnovamento, quello vero! 

Non ho trovato onestamente un atteggiamento così laicamente sganciato da vincoli di apparato e di nomenclatura. Qualche giorno fa, allora, stanca della palude nella quale sentivo precipitare il forum, ho lanciato una provocazione che ha trovato spazio anche sulle pagine di questo giornale, volutamente forte, graffiante sulla scuola che a mio avviso stenta a ripartire perché in fondo gli insegnanti sono i primi a non volerlo, anche perché garantiti da uno stipendio intatto a fine mese. Non era chiaramente un banale attacco agli insegnanti ma il tentativo di smuovere il terreno di un dibattito paludato. La mia provocazione viene colta come fastidiosa, offensiva, soprattutto all’interno di un “Forum di partito” perché perturbativa degli equilibri di un’organizzazione arroccatamente difensiva degli interessi corporativi di una parte degli insegnanti a scapito degli interessi degli studenti. Infine, irrompe nella chat del Forum una “dirigente nazionale del partito” che, cassando fortemente le mie posizioni, giudica in maniera tranciante il mio ragionamento, inneggia alla democrazia e poi democraticamente abbandona la chat.

Cosa ho capito da oltre un anno di coordinamento del forum e da questo episodio? 

Uno. Avevo malamente inteso che il forum potesse essere uno spazio di confronto libero, di esercizio del pensiero critico, un luogo dove il partito aveva dichiarato apertura e disponibilità ad affidare questo compito ad una indipendente, non solo perché non in possesso di alcuna tessera di partito, ma indipendente per scelta di vita, per storia personale per cultura formativa.

Due. Il dibattito sulla scuola non appartiene realmente alla sinistra perché può rappresentare un rischio di danneggiamento del già fragile consenso da parte degli insegnanti.

Tre. Queste “organizzazioni esterne di apparato politico” sono un po’ come quegli inviti nelle corti interne dei palazzi signorili, vieni accolto in uno splendido claustrum ma non avrai mai accesso alle stanze del palazzo.

La politica è sempre più chiusa in spazi angusti in cui arroccarsi, asserragliarsi, conservare se stessa. Mi chiedo allora dove voglia autenticamente andare questo partito, lo chiedo al Segretario Nicola Zingaretti, venuto durante la pandemia due volte in Campania per magnificare le doti del governatore De Luca, tanto bravo a contrastare gli effetti della pandemia da tenere da 10 mesi le scuole chiuse, miracolosamente aperte solo per votare mentre quasi 1 milione di studenti sono parcheggiati dietro la Dad i cui disastrosi effetti emotivi sono documentati dai dati Ipsos. Come la DaD abbia invece funzionato strettamente sul piano degli apprendimenti questo non è dato sapere visto che gli Invalsi sono stati sospesi.

Capisco che dire queste cose in un “Forum di partito” sia imbarazzante e scomodo, per il partito. Ma io sono questa. Non dico siano gli altri sbagliati ma certamente io sono diversa; mi spiace sono fatta così; preferisco continuare ad occuparmi di quello che credo mi riesca meglio più simile al lavoro delle associazioni che tutti i giorni provano a fare qualcosa di concreto sporcandosi mani e mettendoci la faccia. L’impegno civile, sociale e politico, libero di scegliersi quali percorsi sostenere per migliorare la propria Città e il proprio Paese.

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