Il commissario europeo Paolo Gentiloni a inizio settembre aveva avvertito: «Nel definire il Recovery e resilience facility abbiamo deciso che almeno il 37 per cento di queste risorse, che per l’Italia ammontano a 200 miliardi, debba essere destinato a investimenti e iniziative che favoriscano la transizione verde». E infatti molti progetti inseriti dai ministeri nella bozza provvisoria per ottenere i finanziamenti del programma europeo per la ripresa sono avvolti in un manto verde. Alcuni di più, perché puntano a rispondendo all’esigenza di convertire la nostra economia nel nome degli obiettivi di decarbonizzazione e ecosostenibilità, altri meno, perché probabilmente puntano solo a garantirsi un finanziamento.

Ambiente e sviluppo

Le spese maggiori preventivate dal ministero dell’Ambiente sono gli investimenti per far fronte al rischio idrogeologico, circa 2,4 miliardi di euro, e soprattutto una proposta da 9 miliardi di euro per «il finanziamento di opere ricadenti in tutto il territorio italiano afferenti a quattro linee di intervento» che però non vengono specificate.

In generale ai progetti più innovativi e legati alla sperimentazione sono destinati milioni, a quelli con ripercussioni concrete e più immediate sull’industria invece vanno i miliardi. Il ministero dell’Ambiente ha per esempio chiesto 20 milioni in quattro anni per creare in Sardegna una «H2 Valley green», cioè una filiera dell’idrogeno che copra l’intera catena di valore. Un progetto, si legge nel programma, «primo del suo genere in Italia e nel Mediterraneo con la copertura delle tecnologie end-to-end di idrogeno integrate in un approccio olistico dedicato alla progressiva decarbonizzazione dell’isola». Contemporaneamente il ministero dello Sviluppo economico ha chiesto sessanta miliardi per transizione 4.0, la vecchia industria 4.0 aggiornata, diventata un programma per «sostenere le imprese in processi di innovazione in chiave 4.0 e green», e 25 miliardi per l’innovazione tecnologica del comparto militare. Un piano che include dagli aerei di sesta generazione, alle tecnologie della marina, fino a piattaforme innovative «ad altissime prestazioni con ridotto impatto ambientale».

Altri 5 miliardi dovrebbero essere destinati alla transizione del settore siderurgico, senza riempire la casella di descrizione del progetto. Non c’è nemmeno scritto Ilva, ma secondo le ultime dichiarazioni del ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, servono almeno tre miliardi di euro per convertire Taranto. Ma la gestione del dossier, hanno denunciato i sindacati negli ultimi giorni, è in alto mare. Stando ai progetti presentati le possibilità di investire nella transizione ecologica sono infinite.

Il ministro Stefano Patuanelli alla Camera dei deputati (Roberto Monaldo / LaPresse)

Mobilità e turismo

Se il ministero dei Trasporti chiede 1,2 miliardi per le ciclovie, quello dell’Agricoltura domanda due miliardi per permettere agli agricoltori di sviluppare la filiera del biometano, il gas prodotto dagli scarti e dai prodotti agricoli.

Anche il turismo cerca di essere green. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha proposto le «Green Community, un’idea di paese», per favorire piani di sviluppo sostenibile per le aree montane: 85 milioni in sei anni. Il ministero per i Beni culturali retto da Dario Franceschini ha proposto un piano di efficientamento energetico da mezzo miliardo per musei e «patrimonio storico privato», ma anche un altro programma da un miliardo e settecentomila euro per il piano nazionale «Green cultural heritage» per riqualificare «centri storici, borghi, aree interne e patrimonio rurale».

Il ministero della Difesa chiede un miliardo semplicemente per la «riduzione dei consumi, efficientamento energetico, decarbonizzazione, riduzione delle emissioni inquinanti» delle sue strutture.

La sanità

Le raccomandazioni europee che dovrebbero indirizzare il piano di ripresa includono anche il rafforzamento della sanità. Eppure, in attesa che il governo prenda una decisione sul Mes, anche il ministro della Salute Roberto Speranza sembra aver riletto in chiave green le necessità del suo dicastero. Nelle voci attribuite al dicastero compare ad esempio la dicitura «Salute, ambiente e clima: piano nazionale di investimenti in sanità pubblica per la resilienza, la digitalizzazione, e la ripresa sostenibile in logica One-Health», un miliardo e mezzo in cinque anni. Dopo una lunga spiegazione dell’interazione tra salute e clima, tra parentesi si legge che dovrebbe andare a beneficio dell’«edilizia sanitaria, ad es. green hospital». Speranza chiede altri due miliardi e mezzo per la «prevenzione e promozione della salute con strumenti digital e interventi green». Ma la definizione è vaga: il progetto «mira a favorire cambiamenti culturali, sistemici, operativi, strutturali, infrastrutturali e tecnico scientifici», e al contempo garantire «la resilienza del paese alle emergenze sanitarie» e «la prevenzione e il controllo delle malattie trasmissibili e non trasmissibili».

La ricerca

Sul fronte della ricerca non è chiaro quanto sarà dedicato alla conversione verde. A leggere la bozza e il numero di progetti in cui viene utilizzata la parola “green” tanto. Ma bisognerà capire come gli investimenti si sostanzieranno. La parte maggiore la vorrebbe il ministero dello Sviluppo economico, che chiede 4 miliardi di euro in tre anni da investire in un programma di «dottorati industriali e aziendali» per la transizione verde e digitale e cioè 5mila borse di dottorato, 2.500 borse di post dottorato e 5mila borse integrative per dottorati senza borsa.

Il ministero dell’Università e della ricerca invece chiede meno: 2,5 miliardi di euro per «dieci grandi progetti di ricerca e innovazione realizzati da reti diffuse di soggetti pubblici e privati su aree tematiche prioritarie per il paese».

Il ministero dell’Ambiente propone di finanziare ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per la «progressiva decarbonizzazione dell’economia italiana» e «la conversione di combustibili convenzionali a basse emissioni di carbonio», per un totale di appena venti milioni di euro in quattro anni.

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