In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, traccia il quadro della campagna vaccinale della regione.

La rete conta più di 120 centri di somministrazioni e circa 2.500 medici di base che permettono di somministrare una media di 26-27 mila vaccini al giorno. Una cifra che potrebbe raddoppiare in caso di un approvvigionamento più sostanzioso dei vaccini e arrivare così a 1,8 milioni di vaccini somministrati ogni mese.

L’obiettivo è arrivare all’immunità di gregge regionale per l’estate, il problema è che «se i vaccini non arrivano dovremo spostare gli appuntamenti e non è facile: parliamo di decine di migliaia di persone. Lavoriamo per evitarlo» dice Zingaretti.

Per quanto riguarda la polemica delle regioni che hanno vaccinato categorie non a rischio ma facenti parte di corporazioni con un notevole peso politico il presidente del Lazio confida: «Anche noi abbiamo ricevuto pressioni ma abbiamo sempre risposto che la nostra bussola era innanzitutto salvare vite e tutelare alcune funzioni indispensabili dello stato: sanità, il comparto sicurezza e quello dell’istruzione».

Roma

Le immagini di Montecitorio hanno restituito una piazza in incandescenza e in gravi difficoltà economiche. Una ghiotta opportunità per i movimenti estremisti della destra. «Chiunque avverta incertezza sul futuro ha ragione di esprimere la sua preoccupazione – dice Zingaretti –  ciò che trovo ingiustificabile è una certa politica che invece di provare a risolvere i problemi li cavalca, soffiando sulla paura delle persone. Pensare che l’economia possa ripartire prima di aver sconfitto il virus è una pia illusione. In questa fase l’unica risposta possibile è sostenere le imprese, aiutare i lavoratori e correre col piano vaccinale. Ricordo che chi sta uscendo prima dalla crisi sono i paesi produttori di vaccini, che hanno quantità sufficienti per battere la pandemia».

Oltre alle proteste romane nei prossimi mesi i cittadini si recheranno alle urne per eleggere il nuovo sindaco della capitale. Sono in tanti quelli che vogliono vedere il nome di Zingaretti tra la lista dei candidati, ma ancora una volta l’ex segretario del Partito democratico rifiuta l’offerta. «Faccio con rigore il presidente del Lazio – dice Zingaretti – e continuerò a farlo sapendo che il buon governo della Regione aiuta Roma: penso ai rifiuti, agli investimenti nelle periferie, alla gestione del Covid. Il problema semmai è un altro: si sta perdendo troppo tempo a parlare di nomi anziché dei temi che urge affrontare. La capitale ha una grande prospettiva di rinascita grazie alle risorse del Recovery e al Giubileo del 2025. Perciò faccio un appello: basta toto-nomi, servono fatti e idee, rimbocchiamoci le maniche e presto torneremo a essere la locomotiva d’Italia. Nessuno degli attori in campo ci sta lavorando con la dovuta serietà».

Un piccola provocazione al suo partito che ancora non ha deciso il suo candidato e deve affrontare le primarie interne. In città però, «la situazione è drammatica: la raccolta differenziata è ferma e il Campidoglio ha chiuso gli impianti senza progettare un’alternativa, preferendo esportare i rifiuti fuori regione» se non si migliora Zingaretti si dice costretto a nominare un commissario.

Concorsopoli

Per quanto riguarda lo scandalo di concorsopoli alla regione, il presidente afferma che è stato il presidente del Consiglio regionale Mario Buschini a rassegnare le dimissioni, senza che abbia fatto alcuna pressione ed è stata proposta l’istituzione di una commissione Trasparenza. «Penso sia il modo più serio e responsabile di affrontare una vicenda tanto delicata» conclude Zingaretti.

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