Lunedì Tucker Carlson ha annunciato che condurrà per tutta la settimana il suo programma Tucker Carlson Tonight da Budapest, la mecca degli opinionisti conservatori americani e non solo. «Se tenete alla civiltà occidentale, alla democrazia, alla famiglia, e ai feroci assalti a queste tre cose da parte dei leader delle nostre istituzioni globali, dovete sapere cosa sta succedendo qui oggi», ha twittato l’anchorman, che ha anche postato una foto con Viktor Orbán.

Il primo ministro ungherese era già stato ospite di Carlson in passato, e la giornalista di OpenSecrets Anna Massoglia ha rivelato che il governo ungherese aveva versato 265mila dollari a una società di lobbying di Washington per condurre la mediazione, parte di una più ampia operazione governativa per ottenere visibilità presso il pubblico conservatore americano.

Carlson sabato terrà un intervento intitolato “Il mondo secondo Tucker Carlson” al Mathias Corvinus Collegium, un’istituzione che negli anni, secondo un’inchiesta del New York Times, ha ottenuto dal governo finanziamenti da 1,7 miliardi di dollari per promuovere il verbo nazionalista di Orbán.

Il pellegrinaggio ungherese di Carlson è soltanto l’ultimo atto di un percorso che ha portato l’anchorman di Fox News a diventare un punto di riferimento fondamentale del mondo conservatore, addirittura superando per influenza l’ex presidente Donald Trump, del quale è stato spesso cantore estasiato ma talvolta anche voce critica e disallineata.

Lo scontro sul Covid

Il 7 marzo del 2020 Tucker Carlson ha lasciato la sua casa in Florida ed è salito sulla sua auto per raggiungere Mar-a-Lago, il resort dell’allora presidente americano. Sebbene Carlson sia un sostenitore di Trump, oltre che tra i volti più noti della televisione americana –  il suo programma Tonight su Fox News è il più seguito degli Stati Uniti – era la prima volta che metteva piede a Mar-a-Lago.

Quella sera al resort era in corso la festa di compleanno di Kimberly Guilfoyle, ex conduttrice di Fox News e attuale fidanzata del figlio maggiore di Trump. Ma Carlson non era stato invitato, e non era lì per festeggiare.

Si era mosso con una precisa missione: convincere il presidente della pericolosità del Covid-19. Spinto da quello che lui stesso ha definito «un obbligo morale», era infatti riuscito a programmare una riunione alla quale si unì poi anche il vicepresidente Mike Pence.

La riunione –  ci ha insegnato la storia – è servita a ben poco. Mentre l’ironia ha voluto che alla festa si siano verificati dei contagi. Tuttavia l’episodio è servito a ribadire un concetto: Tucker Carlson non ha alcun potere politico formale, ma di fatto rappresenta quasi una forza politica a sé stante. 

La disputa con l’intelligence

Lo ha dimostrato ancora nelle ultime settimane. Il 28 giugno, nel corso del suo programma, ha accusato una delle agenzie federali di intelligence, la National Security Agency, di spiarlo con l’obiettivo di far chiudere il suo programma televisivo. La Nsa ha prontamente negato, sostenendo che Carlson non è mai stato tra i suoi target.

Ma il conduttore non ha dubbi e si dice convinto di essere nel mirino dell’amministrazione del presidente Joe Biden. Il fatto che Carlson non sia stato un target dell’Nsa non significa necessariamente che l’agenzia non abbia mai intercettato o letto parte delle sue comunicazioni, specialmente se ha coinvolto persone tenute invece sotto controllo, come per esempio funzionari del governo russo o ucraino.

Ma il punto è un altro: sollevando questo tipo di accusa, Carlson si è collocato all’altezza di una entità in grado di destabilizzare la nazione. E lo ha fatto in prima serata davanti a milioni di telespettatori, tanto che la Nsa non ha esitato a rispondere. 

Del caso si è parlato anche a Capitol Hill, dove i più ferventi repubblicani di matrice trumpiana hanno colto l’occasione per attaccare l’amministrazione Biden, insinuando che stia abusando del suo potere. 

Attacco alle istituzioni

Nell’arco di pochi giorni, non pago di aver fatto esplodere una bomba sulla condotta dell’agenzia – la quale non è autorizzata a spiare cittadini americani senza che siano sospettati di terrorismo o comunque di agire nell’interesse di potenze straniere –  Carlson ha definito il più alto rappresentante dell’esercito americano, il generale Mark Milley, «un maiale», e «pure stupido».

La “colpa” di Milley  –  che oltre ad essere un veterano di Iraq e Afghanistan, ha conseguito lauree presso le università di Columbia e Princeton –  è stata quella di sostenere l’utilità per i militari di studiare elementi della cosiddetta critical race theory (un filone accademico che indaga come il razzismo sia legato alla struttura sociale e economica del paese) così come di riflettere sulle radici della white rage, ovvero la rabbia di una fetta di popolazione bianca nei confronti dei neri o più in generale delle istituzioni.

Con il suo clamoroso insulto Carlson si è fatto portavoce di quei conservatori che considerano le riforme per rendere il corpo militare più inclusivo un segno di debolezza e di declino.

Lo ha fatto senza mezzi termini, come Trump che era riuscito a definire i militari morti in guerra «babbei» e «perdenti». La rottura tra i repubblicani filotrumpiani e le forze militari meriterebbe un capitolo a parte, ma quello che conta è che Carlson ha agito ancora una volta come se potesse permettersi di dire qualunque cosa. D’altronde l’esperienza gli ha dato buone ragioni per crederlo.

Nel 2020 una giudice della corte federale (nominata da Trump) ha fatto cadere delle accuse di diffamazione nei confronti di Carlson offrendo come argomento che, visto il tenore del suo show, le sue parole non andrebbero prese alla lettera ma considerate «esagerazioni».

In quel caso Carlson era stato denunciato dalla ex modella Karen McDougal per aver descritto come «un classico caso di estorsione» il fatto che lei avesse ricevuto 150mila dollari da Trump per non rendere pubblica una loro presunta relazione passata.

A difendere Carlson erano stati i legali di Fox News, nonostante l’emittente avesse già perso importanti contributi pubblicitari a causa di sue dichiarazioni soprattutto di stampo discriminatorio e razzista. Diversa è la situazione rispetto alle più recenti accuse rivolte alla Nsa. In questo caso Fox News se ne è tenuta fuori. D’altronde Carlson agisce come se non dovesse rendere conto a nessuno, neanche a sé stesso.

Carlson si e presentato a casa di Trump per convincerlo che il coronavirus è una cosa seria e pochi mesi dopo ha detto ai suoi telespettatori che far indossare la mascherina all’aperto a un bambino equivale ad «abuso di minori».

Esprime profondo disprezzo per «l’élite liberal» e democratica, presentandosi come un difensore dell’interesse del popolo vero – «politici, i media, le grandi società, sono tutti dalla stessa parte» – quando lui stesso è una sfacciata incarnazione proprio di quella élite.

Suo padre, che lavorava come giornalista in California, sposò l’erede della storica marca di surgelati Swanson, quella che si prende il merito di aver introdotto nelle case degli americani l’idea del “frozen dinner in a tray”, ovvero la cena surgelata già pronta in un vassoio.

Dopo quell’unione si trasferirono a Washington e il padre di Carlson diventò direttore di Voice of America, ambasciatore alle Seychelles e anche presidente della Corporation for Public Broadcasting. Insomma Tucker Carlson non ha mai avuto bisogno di lavorare per pagare le bollette. 

Dopo aver frequentato scuole private e fallito un tentativo di entrare alla Cia, Carlson ha intrapreso la carriera giornalistica, dapprima come reporter e poi come conduttore televisivo. È arrivato a condurre uno show su Cnn, Crossfire, e uno su Msnbc, entrambi poi cancellati. (Crossfire fu criticato molto aspramente da Jon Stewart, lo storico conduttore del Daily Show, che disse che la conduzione di Carlson «faceva male all’America»).

Come racconta il New Yorker in un articolo del 2017, per Carlson quello fu probabilmente il periodo più difficile e frustrante della sua vita lavorativa. Rimasto senza un lavoro stabile a quarant’anni con una moglie e quattro figli, fondò una testata conservatrice, il Daily Caller e iniziò a collaborare con Fox News come commentatore del programma del fine settimana Fox & Friends. 

Tucker Carlson Tonight

Lo show Tucker Carlson Tonight, quello che conduce tuttora con ascolti da record, è cominciato nel novembre del 2016, poco dopo l’elezione di Trump. Il suo show è certamente stato funzionale alla politica di Trump, anche se il suo conservatorismo non è identico al populismo di destra dell’ex presidente.

Ed è stato anche funzionale alla divulgazione di alcune idee di suprematisti bianchi, argomentate dal conduttore come punti di vista non solo accettabili ma ovvi. In particolare Carlson porta avanti una crociata contro quella che chiama (non solo lui) «immigrazione illegale», di fatto cercando di dimostrare come l’aumento di immigrati senza documenti sia legata ad un presunto aumento del crimine.

Lo ha fatto il più delle volte con un semplice strategia: portando all’attenzione del pubblico un episodio di cronaca scelto con cura sul quale imbastisce un discorso generale. A differenza di Trump, Carlson possiede infatti una discreta capacità oratoria. Mentre per Trump erano troppi anche i 280 caratteri di Twitter, Carlson, che non ama Twitter, ha una sezione di video monologhi sul sito del suo show. Ora che Trump è stato silenziato sui social, la voce di Carlson suona ancora più forte e chiara.

E dove non arrivano le parole, ci sono gli occhi. Riguardando alcuni segmenti del Tucker Carlson Tonight senza volume, risulta subito evidente se il conduttore è d’accordo o meno con chi sta parlando. È infatti comune che Carlson parli con un ospite in collegamento da remoto, con lo schermo diviso in due in modo che si vedano entrambi.

Durante l’intervista ad un professore di storia della Georgia che era stato criticato per essersi espresso contro l’«immigrazione illegale», Carlson guardava la telecamera con gli occhi di chi sta assistendo ad un evento magico, quasi toccante.

Il momento di massima eccitazione espressiva è arrivato quando il professore – un immigrato giunto dalla Cina per vie legali – ha detto che «chiamare un immigrato illegale un immigrato senza documenti è come chiamare uno spacciatore un farmacista senza licenza».

Totalmente diversa è stata la faccia che Carlson ha riservato a Bill Nye, un celebre divulgatore scientifico con cui non ha nulla in comune, se non la partecipazione –  in momenti diversi –  al programma Dancing with the Stars (Carlson è stato eliminato subito, alla prova del cha cha cha, mentre Nye se l’è cavata meglio, pur non arrivando in fondo). Cercando di smontare e sminuire il discorso di Nye sul cambiamento climatico, Carlson ha aggrottato le sopracciglia per assumere un’espressione tra il contrariato e lo strafottente. 

Una fonte per i giornalisti

Ma a quanto pare Carlson è ben di più di un incoerente populista e ultra conservatore al sostegno di Trump. Il cortocircuito intorno alla sua personalità si intravede tra le righe di alcuni articoli a lui dedicati, pubblicati sulle testate progressiste che lui disprezza, come l’introduzione all’intervista su Vanity Fair in cui racconta di essere andato da Mar-a-Lago per portare il suo avvertimento sul Covid-19.

Diversi giornalisti lo criticano, anche duramente, ammettendo però di conoscerlo bene, di persona. Non stupisce infatti che un paio di settimane fa sia stato pubblicato dal New York Times un articolo dal titolo “Tucker Carlson chiama i giornalisti ‘animali’. É anche la loro migliore fonte”.

Pare infatti che Carlson abbia passato a colleghi di testate che dice di disprezzare informazioni “succose” riguardo Trump e la sua amministrazione. In altri tempi e contesti qualcuno avrebbe potuto chiamarlo “traditore”, o quantomeno “sleale”. Ora verrebbe solo da considerarlo il segreto del suo successo.

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