La decisone della Casa Bianca di tagliare quasi tutti gli aiuti internazionali ha messo in crisi decine di organismi cattolici impegnati in progetti di cooperazione nei paesi poveri costretti a drastiche riduzioni dei loro impegni e a licenziamenti di personale
I tagli promossi dalla Casa Bianca al programma di aiuti internazionali Usaid potrebbero avere conseguenze indirette anche sulla situazione già poco rosea delle finanze vaticane. Anche perché la chiesa statunitense è fra i maggiori donatori della Santa sede, mentre da Roma ben difficilmente si potrà colmare il gap di aiuti finanziari necessari alla sopravvivenza di tante iniziative umanitarie nei paesi poveri.
Marco Rubio, il segretario di Stato Usa, ha annunciato nei giorni scorsi che «dopo una revisione di 6 settimane stiamo cancellando l'83% dei programmi presso Usaid». In pratica, sono stati cassati 5.200 contratti, ha aggiunto, spiegando che si trattava di uno spreco di decine di miliardi di dollari che non portavano «alcun risultato agli interessi nazionali fondamentali degli Stati Uniti».
Il blocco degli aiuti deciso repentinamente e senza alcun preavviso dalla Casa Bianca sta mandando in crisi migliaia di progetti nei paesi poveri, dove operano fra l’altro decine di organizzazioni cattoliche, una parte delle quali coordinate da Caritas internationalis, struttura che dipenda dal Vaticano.
In un’intervista rilasciata alla testata dei gesuiti d’Oltreoceano, America, il sostituto per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Paul Gallagher, ha espresso tutta la contrarietà della Santa Sede verso la scelta operata dalla Casa Bianca: «Stiamo già assistendo all'impatto che il ritiro degli aiuti allo sviluppo sta causando e causerà in così tanti luoghi. Sta già avendo un grande effetto su molte organizzazioni caritatevoli cattoliche in tutto il mondo. Catholic Relief Services (l’ente della Chiesa Usa che si occupa di aiuti allo sviluppo, ndr) ha già dovuto licenziare del personale a causa della crisi di finanziamenti causata dalla chiusura di Usaid. È qualcosa che avrà profonde ripercussioni praticamente ovunque ne mondo».
Non solo: il governo ha tagliato anche le sovvenzioni destinate ai programmi di accoglienza e reinsediamento dei rifugiati, terreno sul quale la Chiesa gioca un ruolo di primo piano. Ogni anno, inoltre, negli Stati Uniti viene organizzata una raccolta fondi dalla Chiesa destinati al Catholic Relief Services.
«A causa della sospensione dei finanziamenti – si legge in un comunicato – la conferenza episcopale Usa e i suoi partner locali hanno iniziato a licenziare decine di dipendenti, il che danneggia irreparabilmente la sua capacità di fornire assistenza ai rifugiati in futuro».
In una dichiarazione il Catholic Relief Services afferma: «Mettendo fine a questi programmi salvavita il nostro governo non solo trascura la responsabilità della nostra nazione, ma indebolisce le fondamenta stesse della pace, della stabilità e della prosperità».
Santa sede in rosso
Tutto questo avviene mentre anche il Vaticano attraverso un periodo tutt’altro che florido dal punto di vista finanziario. Lo scorso 11 febbraio, il papa, a ridosso del ricovero al Gemelli, ha istituito una commissione per «incentivare le donazioni con apposite campagne presso i fedeli, le conferenze episcopali e altri potenziali benefattori, sottolineandone l’importanza per la missione e per le opere caritative della sede apostolica, nonché reperire finanziamenti da volenterosi donatori per specifici progetti presentati dalle istituzioni della Curia romana e dal governatorato dello Stato Città del Vaticano».
A quanto riportato dalla Reuters, la scelta compiuta da Bergoglio non sarebbe piaciuta a vari cardinali di Curia che l’avrebbero contestata nel corso di una riunione avvenuta qualche settimana prima in Vaticano; i porporati si sarebbero espressi contro ulteriori tagli al bilancio e contro l’idea di raccogliere fondi fra le chiese e le realtà cattoliche locali. Sempre secondo la Reuters, il problema sarebbe estremamente serio poiché, per quanto il Vaticano non abbia pubblicato un bilancio completo dal 2022, il bilancio approvato a metà del 2024 includeva un deficit di 83 milioni di euro.
A pesare in modo sempre più massiccio sulle finanze d’Oltretevere, sarebbe tra l’altro il fondo pensionistico. Era lo stesso Francesco a spiegare la gravità della situazione in una lettera del 19 novembre all’intero collegio cardinalizio. «Il dato che emerge indica un grave squilibrio prospettico del fondo, la cui dimensione tende ad ampliarsi nel tempo».
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