Primo pomeriggio di un uggioso mercoledì di fine settembre. La missione a Berlino di Jacob Heinze, il suo sciopero della fame tra la cancelleria e il Reichstag, è arrivata a una conclusione. Ha il treno per tornare a casa ad Amburgo tra 90 minuti, ma è in ritardo per il suo ultimo appuntamento.

Arriva in stazione centrale e chiede di seguirlo a recuperare una valigia, uno zainetto blu e due buste di tela. Entriamo poco dopo in un dormitorio per universitari. Fa fatica a fare le scale. Prende la sua roba. E inizia a parlare del suo obiettivo.

Il tema è la disobbedienza civile come mezzo per ottenere la mobilitazione che lui e gli altri sei attivisti tra i 18 e 27 anni, suoi compagni durante il mese nell’accampamento nel centro della politica tedesca, reputano necessaria: si considerano l’ultima generazione che possa fare qualcosa per la crisi climatica. Il gruppo si chiama appunto Die Letze Generation.

Gli obiettivi

Erano state due le richieste a inizio sciopero della fame, il 30 agosto: un incontro con i candidati cancellieri e l’istituzione di un'assemblea di cittadini in seno al nuovo governo, che discuta misure per combattere il cambiamento climatico, tra cui la cosiddetta agricoltura rigenerativa.

Secondo Heinze, il fatto che nessuno dei partiti abbia incluso «la catastrofe climatica nei propri manifesti governativi è un fatto estremo che richiede una risposta estrema.» Per l’attivista le ambizioni climatiche sono limitate per via del sistema di potere che privilegia la stabilità della parte della popolazione che ha una vita piuttosto agiata.

«È necessaria una rivoluzione. Sono praticamente vegano da Natale 2013. Nel 2019 ho capito che i miei cambiamenti individuali possono ispirare gli altri, ma non cambieranno il sistema. Solo un numero a caso: ci sono circa dieci volte più vegetariani di dieci anni fa, ma ci sono anche dieci volte più animali che vengono uccisi» dice l’attivista, chiudendo la zip della sua valigia di tela color militare chiaro.

Non vuole insistere sul suo concetto di rivoluzione, ma preferisce porre l’accento sulle motivazioni. Il senso di urgenza della crisi climatica, per quanto anche intuito in media dalla popolazione, è secondo Heinze sottovalutato. «Le persone hanno più paura di perdere il lavoro, la loro routine. Perché non capiscono che perderanno questo e altro.»

Il suo sciopero della fame di quasi un mese, che lui non consiglia ad altre persone, «ha voluto comunicare che la crisi climatica è questione di vita e di morte.» A metà sciopero Heinze è stato ricoverato in ospedale. Die Letze Generation considera Gandhi, la “resistenza civile degli Stati Uniti” e la rivoluzione cubana dei modelli di riferimento. Esempi individuali, come familiari, sono ugualmente fonte d’ispirazione.

La collocazione nell’ambientalismo

I rapporti con altri movimenti ambientalisti è complesso. Heinze vede nei Grüne una forza politica positiva, che però sta ricorrendo a una strategia comunicativa sbagliata. «Il fatto che l’aumento delle persone che votano Verdi venga salutato con entusiasmo distrae.» I Verdi sono passati dall’8,9 al 14,8 per cento, diventando la terza forza politica dopo i due partiti storici della Germania.

Quasi sicuramente i Verdi entreranno nel nuovo governo, ma «la poca determinazione dei Verdi non ci ha comunque avvicinato in alcun modo alla giustizia climatica.» Heinze vota Die Linke, la forza più a sinistra nello spettro politico tedesco, criticata a livello federale soprattutto per la linea in politica estera. Dopo la Cdu, Die Linke è il partito che ha perso più voti.

Spera comunque che le tecniche comunicative dei Verdi cambino a breve. «La resistenza può funzionare anche in parlamento. Immagina cinquanta parlamentari verdi in sciopero della fame o la loro adesione a una campagna di resistenza civile.»

Ai suoi occhi il movimento Fridays for Future è un movimento necessario. Ma pensa che debba intensificare gli sforzi. «Le 620mila persone che sono state in strada durante l'ultimo grande sciopero del clima devono chiedersi: Sto facendo abbastanza? Se questi 620mila fossero rimasti nelle strade per qualche giorno in più o addirittura per settimane, penso che sarebbe successo qualcosa di enorme.»

Secondo l’attivista la gravità dei cambiamenti climatici è legata alla complessità della crisi, che è ambientale tanto quanto sociale, perché l’aumento delle temperature implica flussi migratori, situazione in cui politici di estrema destra trovano terreno fertile. Cita casi in Germania, Francia e Italia. Fa riferimento al concetto di resistenza, per sottolineare la «deriva delle società a destra che finisce spesso in fascismo.»

Siamo in ritardo, usciamo dal dormitorio, corriamo per strada. Sale sul treno al volo e la porta si chiude. Lui alza il pugno chiuso, saluto anti-sistema. La sua missione, come quella degli altri sei che sono stati in sciopero della fame per un mese, è finita. Almeno per ora.

Le idee di fondo di Heinze sono simili a quelle circolate a Londra negli ultimi mesi, dove gli attivisti climatici hanno protestato e sono stati accusati di estremismo. Molti ritengono gli strumenti che scelgono inutili. Heinze non è d’accordo. «La disobbedienza civile di massa, quando centinaia di migliaia e milioni di persone bloccano le infrastrutture, provoca una pressione finanziaria sui governi e sulle aziende che apre la porte alla negoziazione. La repressione da parte dello stato mobiliterà nuove persone.»

Intanto Die Letze Generation è riuscita ad ottenere parecchio, incluso attenzione mediatica e una possibilità di confronto con politici. Le azioni degli attivisti climatici, almeno in Germania, continueranno sicuramente, dice Heinze. Forse non per mobilitare anziani, ma più probabilmente per coinvolgere trentenni e quarantenni.

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