Un anno fa, imbottito di chissà quali teorie demenziali e razziste, Tobias R. pianifica l’azione, sceglie con attenzione i luoghi dove, in poco tempo, può raggiungere più persone, che seleziona per il colore della pelle, per i posti che frequentano. Sion dai primi giorni dopo la strage, parenti delle vittime e attivisti hanno cercato di non far dimenticare i nomi dei morti. La rabbia monta, la sensazione è quella di essere cittadini di seconda classe. Del resto, la morte dell’attentatore priva i familiari anche di un processo con il quale provare ad elaborare questa tragedia