Ci hanno chiamato da un numero sconosciuto mentre eravamo in riunione. In una breve pausa, richiamiamo; potrebbe essere importante. Ma risponde fredda una voce automatica: «Spiacenti, il numero non è attivo».

Si trattava, in realtà, di un numero finto, generato “virtualmente” da uno dei tanti call center illegali che stanno tormentando gli italiani in questo periodo. Imperterriti, nonostante l’avvio del nuovo registro delle opposizioni a fine luglio.

«Bloccate i numeri virtuali»

Questo dei numeri virtuali usati per telemarketing è un fenomeno molto grave: permette ai responsabili di sfuggire sia alle sanzioni del Garante privacy sia ai sistemi di blocco “spam” che gli utenti possono attivare sui proprio cellulari. Tanto grave che l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) ha chiesto agli operatori telefonici di bloccare queste chiamate “virtuali” sulla propria rete. Peccato che, a quanto risulta a Domani, i lavori vadano al rilento, senza tempi certi. Dovremo subire queste telefonate “fantasma” chissà per quanto tempo, quindi.

Solo Wind Tre ha cominciato in effetti a lavorare sulla propria rete a questo fine. Anche se gli altri operatori garantiscono che lo faranno, partecipando tutti a un tavolo di lavoro specifico istituito all’interno del comitato tecnico sulla sicurezza delle comunicazioni elettroniche di Agcom. Vi partecipa anche il nucleo speciale per la radiodiffusione e l'editoria della guardia di finanza e la sezione di polizia postale e delle comunicazioni che collaborano con l'autorità perché si tratta di illeciti a tutti gli effetti.

I call center che ci chiamano in questo modo violano le norme italiane sulla telefonia, oltre a quelle della privacy quando ci chiamano senza il nostro consenso. Stanno infatti alterando il proprio identificativo chiamante (Call-Id) sulla rete per presentarsi con un numero diverso da quello reale.

Una tecnica detta di spoofing – letteralmente, parodiare – che è ormai alla portata di tutti i call center, tramite specifici software: quando richiamiamo il numero risulta non attivo o inesistente perché è finto, come una maschera che il chiamante usa per nascondere il proprio vero numero.

In questo modo i call center possono generare numeri inesistenti “usa e getta”, che non siano bloccati ancora dai sistemi di spam sui cellulari e anche meno facilmente identificabili dalle autorità.

Ci sono truffatori che usano lo stesso trucco per alterare l’identificativo degli sms. Così si possono spacciare per una banca o per Amazon (ad esempio), in modo da spingerci a cliccare su un link contenuto nel messaggio. Il link al solito porta a una pagina che ci chiede informazioni riservate. Lo scopo finale è rubarci dati personali, di carta di credito e dati di accesso al nostro conto corrente. Gli sms di truffa finanziaria causano in Italia danni in media di 100 milioni di euro l’anno, secondo il Crif (Centrale rischi di intermediazione finanziaria).

La buona notizia è che il tavolo Agcom lavora per trovare e attuare soluzioni, sulla rete italiana, in grado di bloccare il fenomeno in tutte le sue forme, sia in chiamate sia in sms.

La cattiva notizia è che queste tecniche sono molto costose e di difficile adozione, come sta emergendo dai lavori delle ultime settimane. In realtà già in una delibera 2019 l’Agcom aveva diffidato gli operatori chiedendo loro di trovare una soluzione; ma è stato un appello caduto nel vuoto, complice anche l’arrivo del Covid-19.

Ora ci riprova, con più forza, in coincidenza col debutto del nuovo registro delle opposizioni, che permette per la prima volta di rendere illecite in automatico le chiamate pubblicitarie a qualsiasi numero (basta iscriverlo, gratis).

Al tavolo sono emerse tre fattispecie diffuse di sistemi truffaldini usati dal call center. Telefonate provenienti dall’estero che si presentano con un numero fisso geografico italiano; chiamate internazionali che arrivano con un numero cellulare italiano; chiamate che hanno un identificativo in formato non E164 (ad esempio senza il +39 davanti nel caso dell’Italia).

Agcom ha dato mandato, quest’estate, agli operatori di bloccare solo queste ultime chiamate, che sono più facili da identificare sulla rete appunto perché violano i formati standard (E164). Per di più, è solo una richiesta “su base volontaria”, ergo gli operatori non sono obbligati ad accoglierla.

Da Wind Tre fanno sapere di stare sviluppando un filtro di queste chiamate e lo adotteranno entro marzo prossimo. Da Tim invece dicono che adotteranno «le soluzioni che verranno individuate dall’Autorità nell’ambito dei lavori tuttora in corso».

Più generica ancora la risposta di Vodafone: «Collaboriamo con l'autorità e tutti gli organi competenti al fine di contrastare fenomeni fraudolenti e non virtuosi, a tutela dei propri clienti e dei propri servizi e prodotti».

Tempi incerti

Nessuna tempistica è indicata insomma da Tim e Vodafone.

Né è stata ancora trovata una soluzione attuabile per bloccare le altre tipologie di chiamata fantasma o di sms truffa, più difficili da identificare e bloccare. In genere tutte le soluzioni al problema sono complesse e costose da attuare. A livello sia tecnico sia organizzativo. Alcune richiedono una forte collaborazione tra gli operatori, non solo italiani.

Allo stesso tempo, come riflettono anche dalla fondazione Ugo Bordoni, che gestisce il nuovo registro delle opposizioni sotto il ministero dello Sviluppo economico, per combattere davvero il telemarketing illecito sarà necessario affrontare anche questo problema. Non bastano le norme che finalmente, dando il via al nuovo registro, tutelano gli italiani contro la pubblicità molesta. Servirà anche la collaborazione degli operatori contro i sotterfugi usati per aggirare la normativa e persino, a volte, per perpetrare truffe.

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