Anche l’Ucraina come l’Unione europea è indecisa sull’embargo del metano russo. Da una parte il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba continua a chiedere a gran forza all’Unione europea di smettere di importare gas, petrolio e carbone, dall’altra il viceministro dell’Energia Yaroslav Demchenkov ha proposto una strada alternativa per non abbandonare il metano russo, altrimenti oltre a colpire la Russia, l’embargo farebbe perdere al paese già vessato dalla guerra i due miliardi di dollari di diritti di transito del metano.

Gasdotti e stoccaggi

L’Ucraina è un crocevia di gasdotti che portano il metano all’Europa dalla Russia, nello specifico il cento per cento del metano che arriva in Italia passa sotto il suolo ucraino e il suo ruolo strategico è sempre stato difeso.

Il progetto Nord Stream II, il raddoppio del gasdotto che collega la Russia alla Germania saltando l’Ucraina, non a caso è stato il tentativo di Mosca di togliere peso economico all’area ed è stato il primo progetto che la Germania ha bloccato nella settimana dell’invasione.

L’Ucraina, tramite la compagnia di stato Naftogaz, si approvvigiona di metano russo (da cui dipende al pari del resto d’Europa), e inoltre gestisce importanti stoccaggi, ovvero i giacimenti dismessi che possono accumulare metano per immetterlo nella rete successivamente, mentre la rete è del Gas Transmission System Operator of Ukraine.

Il paese, oggi scenario di guerra, ha la più grande capacità di stoccaggio d’Europa, 30 miliardi di metri cubi a fronte ad esempio dei 19 miliardi dell’Italia, che ha però ha 20 milioni di abitanti in più. Il ministro dell’Energia, German Galuschenko, ha offerto all’Europa questa capacità, ma resta un fatto: i serbatoi vanno riempiti.

Il piano

I paesi dell'Ue hanno difficoltà a introdurre sanzioni che riducano i loro acquisti di gas da Mosca perché finora non è stato trovato un modo per sostituire i 155 miliardi di metri cubi che invia la società di stato russa, Gazprom. Quasi la metà di questi quantitativi passa dai tubi gestiti dall’operatore ucraino. Dunque, nonostante la stessa Ucraina sia in trattative con altri paesi e il premier Volodymyr Zelensky abbia indicato il Qatar e altri come paesi fornitori affidabili, Kiev ha indicato una strategia alternativa che permetta di mantenere il collegamento con la Russia.

A quanto riporta Politico, secondo i funzionari ucraini la Commissione europea dovrebbe assumere il controllo di tutti gli acquisti di gas dell'Ue designando un'autorità per negoziare un nuovo prezzo per le esportazioni di gas russe, di molto inferiore alle attuali tariffe spot.

Questo nuovo prezzo renderebbe utile per Gazprom mantenere il flusso di gas ma riducendo i suoi profitti. Il meccanismo permetterebbe all'Ucraina di continuare a guadagnare sulle tasse di transito, che nel 2020 sono valse circa 2 miliardi di dollari.

«Ci sono molte opportunità per l'Ue di sostituire il gas russo, ma è davvero difficile sostituirlo in un breve periodo di tempo senza enormi effetti sull'economia» ha sottolineato il vice ministro dell'Energia Demchenkov.

Il tetto ai prezzi

Lo schema proposto dall’Ucraina all'Ue è quello di designare un unico acquirente per il gas russo, sostituendo l'attuale sistema negoziazione privata con Gazprom: «Gazprom lo accetterà? Qui riteniamo che non abbia altre opzioni che inviare gas all'Ue», ha detto il vice ministro ucraino.

Al momento infatti Mosca non ha abbastanza capacità di liquefazione o gasdotti alternativi per mandare altrove il metano che arriva all’Unione europea. La “super-entità europea per l'acquisto di gas”, riporta Politico, in un sistema di mercato come quello dell’Unione è difficile da immaginare, anche perché molte compagnie (Eni in testa) acquistano già tramite contratti a lungo termine.

Tuttavia paesi come l’Italia ritengono che, super entità a parte, una strada che definisca un tetto al prezzo è praticabile ed è quella che verrà discussa nelle prossime settimane.

La risposta con “Fratellanza”

La Russia sta continuando a guadagnare milioni di euro ogni giorno finanziando la guerra, e dall’altra parte l’Unione europea non ha trovato alternative praticabili nel breve periodo per staccarsi dalla Russia senza andare a minare l’economia interna già provata dalla pandemia e adesso dal conflitto.

Il ministro degli esteri dell’Ucraina Kuleba dopo gli orrori di Bucha ha chiesto a gran voce di troncare ogni rapporto economico con la Russia: «Per scongiurare nuove Bucha – ha scritto ancora ieri su Twitter –, bisogna imporre la madre di tutte le sanzioni: smettere di comprare petrolio, gas e carbone dalla Russia. Smettere di finanziare la macchina da guerra di Putin». Questo, ha scritto, avrebbe bloccato la guerra nel giro di pochi mesi: «Pochi mesi passati a stringere la cinghia valgono migliaia di vite salvate».

Ma non è l’unica strada a cui pensa Kiev. Il gasdotto che parte dalla Russia, attraversa l’Ucraina e la Slovacchia prima di dividersi in due direzioni, fornendo i paesi dell'Europa settentrionale e meridionale fino all’Italia si chiama «Bratstvo», Fratellanza, uno strumento che tiene sotto scacco l’Europa ma anche la Russia, e che può servire a costruire la pace.

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