Se si dovesse indicare in una data la fine del mondo delle banche e delle assicurazioni popolari italiane, protagoniste di una lunghissima stagione e di un altrettanto lungo tramonto puntellato da enormi problemi di governance e in molti casi di pesanti strascichi giudiziari, si potrebbe scegliere il momento in cui questo autunno si concluderà l’acquisizione da parte delle assicurazioni Generali di Cattolica assicurazioni. Venerdì scorso, presentando i risultati finanziari e un’impennata degli utili a 107 milioni, l’amministratore delegato Carlo Ferraresi ha detto in call con gli analisti: «È stato un anno importante» e a proposito di Generali ha aggiunto: «Posso solo dire che il management di tutta Cattolica continuerà a impegnarsi per migliorare i risultati anche in questi mesi, come è giusto e doveroso che sia».

Circa un anno fa quattro ispettori della Consob redigevano il rapporto su Cattolica assicurazioni che ha portato a gennaio ai pesanti rilievi dell’Ivass sulla governance inadeguata della compagnia assicurativa, per rimediare ai quali la società ad aprile ha avviato la trasformazione in Spa e soprattutto con l’assemblea di metà maggio ha rinnovato il consiglio di amministrazione della capogruppo quotata dal 2000, e solo una parte della ventina di controllate.

Eppure, nonostante questa forte discontinuità nella capogruppo certificata anche dall’Ivass, non tutti i protagonisti di quella governance inadeguata sono usciti completamente di scena e quel rapporto Consob che Domani ha potuto leggere in esclusiva pone questioni anche agli eventuali nuovi controllori.

Tra i primi passi che ha fatto Cattolica c’è stato il cambiamento del consulente giuridico. L’operazione di acquisizione con Generali è stata negoziata da parte del gruppo assicurativo da uno degli uomini che di quella stagione delle banche popolari certamente si intende di più: Mario Cera, noto legale, docente, per anni ai vertici del gruppo Ubi Banca, prima come presidente di IwBank, l’istituto sanzionato dalle autorità per una sistematica mancanza del rispetto dei presidi anti riciclaggio, e poi vice presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi, attualmente sotto processo a Bergamo nella vicenda della governance dell’istituto, con la Consob che si è costituita parte civile.

Con questo pedigree, Cera era stato scelto dall’ex presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, come consulente giuridico del consiglio di amministrazione del gruppo, dopo che era già membro del pool di avvocati che difendeva Bedoni nel processo per il crack della Popolare di Vicenza, tra l’altro a fianco anche del fratello di Bedoni, Marco, pagato dalla compagnia assicurativa 360mila euro, scrive la Consob nel rapporto ispettivo che Domani ha potuto vedere, per difendere Bedoni da una sanzione di 70mila euro.

Come ha rivelato per primo Nord Est Economia, Cera è stato uno dei registi del siluramento dell’ex amministratore delegato Alberto Minali a ottobre del 2019. Una operazione concertata, secondo gli ispettori della Consob, già ai primi di settembre, con tanto di bozze di comunicati per l’annuncio redatti in precedenza dall’agenzia di comunicazione Comin, e sostanzialmente gestita da Bedoni e i suoi fedelissimi: esterni come Cera, e interni, come la ex vicepresidente Barbara Blasevich e l'ex segretario Alessandro Lai.

Le controllate

L’operazione con Generali negoziata da Cera, non a caso, garantisce di mantenere negli assetti del futuro il ruolo della fondazione Cattolica, di cui Bedoni ha ottenuto la presidenza, dopo essere stato costretto a lasciare il timone della capogruppo. Tuttavia, secondo i documenti del registro delle imprese aggiornati al 19 maggio, continua a essere presidente di Tua Assicurazioni fino all’approvazione del bilancio 2021, e con lui nel consiglio siede anche l'ex segretario Lai, un personaggio chiave della gestione di Cattolica. La vicepresidente Blasevich, sempre secondo documenti del registro delle imprese, a febbraio, a circa un mese dal verbale sanzionatorio dell’Ivass, è stata nominata vicepresidente della Cattolica Services Scpa, anche qui un ruolo che scadrà con l’approvazione del bilancio 2021.

L’azienda, contattata, sostiene che la profonda discontinuità abbia coinvolto anche le controllate. Sottolinea come in quelle più importanti siano stati cambiati gli organi di governance anche prima della scadenza. Di certo la discontinuità si è concentrata sulle controllate che erano state oggetto dei rilievi più pesanti dell’Ivass, ma il rapporto della Consob chiarisce la gravità dei comportamenti del gruppo ristretto che attorniava Bedoni.

Solo per dare una idea: secondo l’ispezione Carlo Ferraresi, l’attuale amministratore delegato della società che dopo l’uscita di scena di Minali ne aveva ereditato le deleghe, a dicembre 2019 si rivolgeva per le scelte strategiche al presidente Bedoni e al consulente giuridico Cera, che pure all’epoca non aveva con la società nemmeno un rapporto formale. Secondo gli ispettori della Consob, infatti, il rapporto tra Cera e la compagnia è stato formalizzato solo mesi dopo, il 17 marzo 2020.

Già nel 2019 Cera incassa 290 mila euro da Cattolica ma le sue attività sono ricostruibili solo dalle parcelle in cui contabiizza anche «pareri orali al presidente Bedoni» o «sessioni telefoniche».

Cera si occupa anche di proposte che lo riguardano in quanto socio di Ubi Banca: a luglio 2019, per esempio, Bedoni propone di affidare al comitato governance la valutazione di una nuova joint venture proposta da Ubi a maggio, che secondo Nomura e Ubs sarebbe stata meglio affrontata con la trasformazione in società per azioni della compagnia, ma quella proposta è stata in realtà scritta da Cera.

Gli appunti sulla possibilità di cacciare Minali, preparati mesi prima dell’annuncio al mercato, vengono ritrovati dagli ispettori nella postazione della vicepresidente Blasevich. E qui i conflitti diventano espliciti: sono su un foglio intestato dello studio legale di Cera e a margine di una analisi delle partecipazioni che sarebbero state conferite al patto para sociale Car di Ubi Banca.

Il ruolo di Lai

Lai, ex segretario di Cattolica assicurazioni, e oggi ancora in Tua Assicurazioni è un altro personaggio chiave. Nel 2019 aveva ottenuto la visualizzazione preventiva di tutti i documenti diretti al consiglio di amministrazione: una posizione che secondo la Consob in alcuni casi si è tradotta in un vaglio nel merito delle proposte. Grazie a una proposta messa a punto da Cera, Lai viene anche inserito di diritto nel comitato nomine. In questo ruolo si occupa del processo di valutazione delle candidature per la governance, che viene affidato alla società Russell Reynolds senza confronto con altri consulenti.

Nonostante questo, secondo quanto scrivono gli ispettori della Consob, Lai si lamenta del fatto che la società non risponde «alle aspettative» e si occupa di cambiare le valutazioni dei candidati presi in esame.

Le scelte sulla governance che Lai aveva contribuito a modellare, avevano sollevato appunti e critiche in consiglio, ma erano state difese dai vertici, anche se già a marzo 2019 l’Ivass aveva bocciato la policy per le nomine della società perché non prevedeva nemmeno requisiti reputazionali.

Anche le decisioni sulle remunerazioni sono problematiche: mentre i competitor registrano una media di 59mila euro di compensi, Cattolica fissa il compenso a 70 mila euro per tutti, al presidente Bedoni vanno 800 mila euro, per la vice Blasevich 170 mila euro, 140 mila per il segretario Lai.

Per il nuovo management poi ci sono altre questioni evidenziate dagli ispettori da prendere in esame sul fronte dei rapporti commerciali. Per esempio, nonostante la «stabile antieconomicità della relazione con Agrifides», società legata alla Coldiretti «sia rimasta incontestata», con perdite per tre anni di fila, i tentativi di riequilibrare il rapporto con l’agenzia sono finora falliti.

Nonostante il tribunale di Verona a maggio abbia archiviato l’indagine sulla presunta influenza illecita sulle ultime assemblee della capogruppo, restano degne di nota le correlazioni messe nero su bianco dagli ispettori tra l’attivismo di alcuni soci e l’attribuzione di vari incarichi di consulenza e fornitura: un «ampio coinvolgimento» che include professionisti, imprese fino a «numerose» associazioni religiose finanziate dalla società.

Del resto anche nei casi di rapporti finanziari più problematici, l’atteggiamento di Bedoni era stato netto. Quando nel 2019 un socio in assemblea aveva chiesto conto dell’assegnazione di un portafoglio di 1,5 milioni di euro alla agenzia Assiservice Sas di proprietà della moglie di Bedoni, l’ex presidente aveva dichiarato: «Sono questioni che non interessano a nessuno, e che non sono costruttive né per l’interesse dei soci, né per la Cattolica».

Quella operazione, secondo l’ispezione Consob, non era stata oggetto di alcuna valutazione. Chissà che adesso queste questioni interessino alla nuova gestione.

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