Una carriera in discesa, le buone entrature di famiglia e ora i domiciliari in un’indagine che lo vede coinvolto per traffico d’influenze e corruzione. Il protagonista dell’ultima inchiesta della procura di Roma è Gabriele Visco, figlio di Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze nei governi D’Alema, Prodi e Amato. La sua consacrazione avviene in Invitalia quando alla guida c’era Domenico Arcuri, poi scelto dal secondo governo Conte come commissario all’emergenza Covid. Ma quello che emerge dalle carte è anche altro, un tratto comune anche ad altre storie di spartizione e presunte mazzette: il consociativismo, il bisogno di riposizionarsi con il cambio di governo, in questo caso l’arrivo dei meloniani.

Le contestazioni

Visco risponde di traffico d’influenze perché avrebbe esercitato il suo ruolo come dirigente di Invitalia in favore delle imprese di Claudio Favellato e Pierluigi Fioretti (ex consigliere comunale a Roma in quota destra). Per gli imprenditori il vantaggio sarebbe consistito nell’avere a disposizione bandi di gara (una in particolare da quattro milioni di euro), informazioni utili, un’assunzione. In cambio, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Visco ha ricevuto un iPhone, che avrebbe dovuto girare a un dirigente, ma è risultato in uso alla moglie, così somme di soldi imprecisate per comprare telefoni criptati e l’interessamento degli imprenditori per consolidare la sua posizione nell’azienda soprattutto con il cambio di governo.

Bisogna evidenziare un dato, Invitalia, nel marzo 2023, dopo l’apertura di uno specifico audit interno, aveva deciso di chiudere il rapporto con Visco con il suo allontanamento. La procura di Roma gli contesta anche la corruzione, Visco avrebbe ricevuto soldi dall’avvocato Luca Leone dopo aver affidato a quest’ultimo una consulenza nell'ambito di un accordo tra Invitalia e il ministero dell’Ambiente. L’atto di conferimento della consulenza è stato firmato da Arcuri (estraneo all’indagine), all’epoca numero uno di Invitalia, nel 2020 e poi prorogato fino al 2023. Il referente di quella consulenza era proprio Visco. Quelle di Leone sarebbero prestazioni fittizie retribuite con un compenso pari a 230mila euro, in parte girati proprio al figlio dell’ex ministro tramite una carta prepagata.

Sentito Bernardo Mattarella

Oltre alle intercettazioni, gli inquirenti hanno ascoltato anche alcune persone informate sui fatti, come l’amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, estraneo all’indagine.

Visco ha conosciuto Favellato tramite Fioretti, nell’ottobre 2022, quando durante una cena riceveva il cellulare da consegnare a un presidente di gara che si era messo a disposizione. In realtà quel telefonino, hanno ricostruito gli inquirenti, è rimasto in uso alla moglie di Visco. Dopo la consegna del dispositivo in numerose intercettazioni emergeva la sua disponibilità per agevolare le imprese dei due imprenditori in cambio della ricezione di soldi per lui e per i componenti di gara individuati: «Esatto certo, componente della commissione, pago il componente, dimmi quello che ti devo dare, ti pago», diceva Favellato.

Visco ambiva a ruoli apicali in Invitalia e quindi ha provato a sfruttare le amicizie degli imprenditori, legati ad alcuni uomini del governo guidato da Giorgia Meloni. «Vantando Fioretti un rapporto con persone che lavorano a fianco del Ministro Urso (come Federico Eichberg o sottosegretari quali il Sen. Claudio Barbaro) al fine fare pressioni sull'ad Mattarella e far ottenere una promozione al Visco», si legge nelle carte dell’indagine. Ma nulla di concreto è stato riscontrato. Un altro rapporto vantato da Fioretti è con Gianni Alemanno al quale si rivolge «affinché interceda con il ministro Nello Musumeci nell'ottica di sostenere, sotto il profilo lavorativo, la posizione di alcuni amici di Visco, a quanto pare in organico a tale dicastero». I due si sentono al telefono: «Quando Alemanno chiede delucidazioni in ordine alla persona di Visco, lo descrive come “quel direttore di Invitalia, quello che mi sta a fa ave i soldi”». Nel gennaio 2023, Fioretti scriveva a una persona non identificata: «Nello sta senza capo di gabinetto...Sto a cercà de mandarci Gabriele Visco,... va bene?».

Nel febbraio 2023 Favellato incontrava Visco e gli inquirenti hanno monitorato la consegna «di un'imprecisata somma di denaro, che doveva essere diretta, secondo quanto prospettato da Visco, anche a remunerare illecitamente altre persone organiche ad Invitalia», si legge.

Visco si preoccupava anche della procedura di assunzione del figlio di un dirigente del comune di Foggia, caldeggiata da Favellato, ma in cambio chiedeva una ricompensa. «Ma mercoledì quello scemo lo vedemo? ce porta a pasta?», chiedeva Visco, e Fioretti rispondeva: «Almeno».

Assunzione che poi, come risulta dall’audit depositato da Invitalia, non è andata in porto. «Il Visco ha vantato ed enfatizzato la sua influenza, che però non si è concretizzata in alcun intervento effettivo sui pubblici ufficiali preposti alla specifica funzione», scrive la giudice Maria Gaspari. Al telefono discutevano anche di come evitare intercettazioni così Visco suggeriva: «Fai una cosa.. trova qualcuno, rumeno qualcosa, gli fai prendere un numero di telefono e me date il numero».

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