Un cartello stradale indica il segnale obbligatorio a sinistra anche perché a destra c’è il burrone. È appoggiato a una barriera di plastica, con sopra due bustoni pieni di sabbia e di fianco un altro cartello con un palo a supporto, il tutto per evitare che il segnale si accasci come accaduto alla strada che, insieme a un tratto del guard rail, è franata nella scarpata.

L'interruzione è una delle tante che rende impervio, accidentato l'arrivo a una delle opere d'arte contemporanea più maestose al mondo: il Grande Cretto di Alberto Burri. Sicilia, provincia di Trapani, valle del Belice. Qui è venuta anche la politica a promettere una rete viaria all'altezza di un paese europeo, ma sono rimaste promesse.

Nella regione, che torna al voto il prossimo anno, si consuma la guerra nel centrodestra sul candidato presidente con l’uscente Nello Musumeci che dice che potrebbe togliere il disturbo. Intanto gli imprenditori agricoli e gli operatori economici di questo territorio, che dona vino pregiato (il Corvo) e olio (il Nocellara del Belice) al mondo, ancora aspettano risposte dal governo locale e centrale. A distanza di oltre mezzo secolo dal terremoto che, nel 1968, ha distrutto case e paesi, si attendono ancora opere pubbliche e infrastrutture.

L’arte liberatoria 

Eppure qualcosa è arrivato: l'arte, grazie al progetto visionario del sindaco Ludovico Corrao che, negli anni settanta, ha coinvolto diversi artisti per rilanciare il territorio. Gibellina nuova è un museo a cielo aperto con installazioni, sculture che segnano il nuovo inizio dopo il terremoto, a undici chilometri c’è il Grande Cretto che, invece, sorge sui resti di Gibellina vecchia. Un’opera che diventa simbolo del rilancio, realizzata a metà anni ottanta dall’artista Alberto Burri.

Un labirinto di vicoli, composti da sarcofaghi riempiti con una parte delle macerie del vecchio borgo, che fa rivivere il passato, ricorda quella tragedia e proietta quei luoghi nel futuro. Si estende lungo il pendio della collina, sulle macere della città, e si compone di ventidue cubi di cemento bianco. 

Un'opera d'ingegno che ha consentito anche di sfruttare e valorizzare i detriti e le macerie di quella immane tragedia trasformando un problema in una risorsa. Il Grande Cretto è imponente, 80 mila metri quadrati per una delle realizzazioni d'arte contemporanea “di territorio” più grandi del mondo. L'opera, per gli immancabili ritardi dovuti alla solita carenza di fondi, è stata completata solo nel 2015 nel centenario della nascita dell'architetto.

I cartelli sulle strade

A Sotheby's employee arranges a painting by Alberto Burri called 'Rosso Plastica 5, 1962' on display at Sotheby's auction rooms in London, Friday, Sept. 30, 2016. The painting estimated at 4-6 million pounds (5.18-7.77 US dollars) will be auctioned in the Italian Sale on Oct. 7 in London. (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

Il Grande Cretto, oggi, è un gioiello in un deserto. La strada per arrivarci è la statale 119, gestita dall'Anas, che è chiusa all’altezza di Alcamo. «C’è lo stanziamento per ripristinare quel tratto, ma quei fondi potrebbero non bastare», dice Salvatore Sutera, sindaco di Gibellina. I lavori, però, non sono ancora iniziati. 

La 119 incrocia una strada provinciale che si presenta con tratti sconnessi, cedimenti, avvallamenti proprio in prossimità dell’opera.

I cartelli sono posizionati con fantasia: uno sorretto da palo e masso, un altro incastrato nella fanghiglia indurita dal sole battente, un altro su quello che resta del ciglio stradale. «In questo caso è complicato reperire fondi, noi proviamo a fare quello che possiamo con il nostro bilancio, ma quella strada è di competenza provinciale, ma le province sono state eliminate», dice Sutera. La strada resta dissestata in attesa che qualcuno, la provincia che rinasce, se ne occupi. 

Davanti al Grande Cretto, turisti cercano invano indicazioni, ma molte sono arrugginite, oppure incomprensibili. In realtà ci sarebbe anche un punto informazioni all'interno di una ex chiesa dove sorge anche un museo, inaugurato nel 2019, ma è tutto chiuso. Sulla facciata, accanto alla porta di ingresso, campeggia un'insegna scolorita. È un promemoria in vista della pioggia di soldi in arrivo con il piano nazionale di ripresa e resilienza.

«Ex chiesa di Santa Caterina, centro informazione e accoglienza turistica, programma di sviluppo rurale, progetto finanziato dal Gal Elimos», si legge e in basso campeggia la bandiera dell'Unione Europea da cui provengono i fondi. Gal sta per gruppi di azione locale, forniscono sostegno alla «creazione ed allo sviluppo delle microimprese e a incentivare le attività turistiche», si legge sul sito. 

Il centro informativo chiuso

Eppure il museo e il centro informativo sono stati inaugurati solo tre anni fa con taglio di nastro, applausi e parole roboanti. «Il museo rappresenta una parte, questo vuole essere un centro di accoglienza culturale in grado di informare e anche rifocillare le persone, i visitatori», diceva Salvatore Sutera, sindaco di Gibellina.

Ma con 40 gradi, senza segnaletica, senza indicazioni, con tutto chiuso, rifocillare è impresa complicata. «Questo è un centro di documentazione che spiega al viaggiatore come è nata questa opera. Il Grande Cretto è un sudario che replica il corpo, la carne, ripropone il volto di questa città », diceva Tonino Bonifacio, assessore e critico d'arte. E oggi?

«Non abbiamo il personale, dobbiamo gestire altre decine di opere, un museo a Gibellina nuova. Per il centro informativo e di accoglienza abbiamo anche fatto un bando che è andato deserto. Il tema infrastrutturale, del personale, dell’accoglienza lo poniamo anche noi e siamo in attesa di risposte», dice il sindaco. 

Parcheggiata l'auto in un viottolo laterale ci si incammina a piedi per visitare il Grande Cretto. Su un paletto di ingresso campeggia una scritta «antica traversale sicula, segnaletica finanziata dall'associazione 'Movimento 5 stelle Sicilia', donazioni».

Altra epoca, quando uno valeva uno e i grillini in mezzo al deserto piantavano semi di propaganda con i soldi risparmiati dalle indennità. Tutto attorno è chiuso e crolla, l'unica cosa che resta imperitura è la propaganda attorno al grande Cretto dell'inarrivabile Burri.

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