Se il fascicolo sulla casa a prezzo di favore comprata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon è ancora fermo, un’altra indagine della procura di Roma sul sindacato di destra Ugl, di cui il leghisti è stato vicesegretario, si è conclusa. Da quanto risulta a Domani, infatti, è stato notificato un decreto di citazione diretta a giudizio. L’indagine è quella relativa alle tessere gonfiate del sindacato, accusato di aver falsificato i numeri degli iscritti fino a 20 volte. Una vicenda, ora, che può creare più di qualche imbarazzo al governo e al sottosegretario al Lavoro (già vice di Capone nell’Ugl), perché il suo ministero dovrà decidere se costituirsi parte civile in quanto la procura lo indica tra le parti offese. 

Il pubblico ministero Francesco Tucci ha firmato il decreto di citazione diretta a giudizio per il segretario generale Francesco Paolo Capone: i reati contestati sono il falso ideologico in atto pubblico per aver dichiarato «in qualità di segretario generale dell’organizzazione sindacale Unione Generale del Lavoro» con dichiarazioni sostitutive di certificazione «inviate alla IV divisione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali» un numero di iscritti non veritiero. I dati sotto accusa sarebbero quelli degli iscritti al 31 dicembre 2018 e al 31 dicembre 2019: sarebbero stati autocertificati da Capone 1.766.187 tessere il primo anno e 1.820.451 il secondo.

Capone segretario, Durigon al ministero

La notizia dell’indagine su Capone era stata data quest’estate da Domani, dopo che la testata Fanpage aveva fornito numerose testimonianze interne al sindacato che raccontavano di numeri molto gonfiati. La magistratura si è mossa dopo una denuncia per truffa ai danni dello Stato da parte di alcuni aderenti al sindacato, secondo cui le tessere reali erano tra le 65 e le 70mila, mentre Ugl arrivava a dichiararne fino a venti volte tanto.

Nel decreto di citazione diretta in giudizio c’è solo il nome di Capone. Ma è importante ricordare il rilevante ruolo di Durigon: è stato il numero due del sindacato fino alle elezioni del 2018, quando è stato eletto deputato nelle fila della Lega per Salvini Premier, di cui è diventato il punto di riferimento nel Lazio.

Nel 2018 è anche la prima esperienza al governo, come sottosegretario al Ministero del Lavoro del governo Conte I (carica che ricopre attualmente): proprio in quel periodo, Capone avrebbe al tempo stesso fornito al ministero in cui lavorava Durigon numeri falsi. E allo stesso tempo, sempre in quegli anni, come raccontato da Domani, pagava l’affitto della casa a Roma Nord di Durigon. Aveva iniziato a farlo quando il sottosegretario era vicesegretario del sindacato, ma poi ha proseguito anche dopo quando è diventato parlamentare con ruolo di governo. La casa peraltro era di proprietà dell’Enpaia, ente previdenziale dei lavoratori dell’agricoltura, sul quale vigila per legge sempre il ministero del Lavoro. Poi acquistata da Durigon con il 30 per cento di sconto, come previsto dalla delibera dell’Ente. 

La procura è al lavoro sulla denuncia relativa alle tessere gonfiate da quasi due anni: alcuni dei testimoni ascoltati dai pm avrebbero dichiarato che anche all’allora vicesegretario con delega al tesseramento Durigon avrebbe avuto un ruolo nella vicenda. La responsabilità sarebbe comunque del solo segretario generale Capone, che ha il dovere di certificare con la sua firma il tesseramento. Capone è indagato dai magistrati romani, da cui è stato interrogato nelle scorse settimane.

Le persone offese sono il sindacato Ugl, una donna iscritta al sindacato, e il Ministero del Lavoro. L’udienza di comparizione predibattimentale è stata fissata per il prossimo 12 febbraio. Attraverso questi i numeri delle tessere autodichiarate, il sindacato sarebbe poi riuscito a firmare contratti nazionali, sedere ai tavoli istituzionali, a ottenere ruoli di rappresentanza. Numeri molto pompati, su cui nessuno al ministero del Lavoro del sottosegretario Durigon allora aveva fatto caso. E ora sarà interessante capire se lo stesso ministero si costituirà contro il sindacato, feudo un tempo di Durigon, visto che la procura lo ritiene parte offesa.

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