Le autorità maltesi hanno respinto illegalmente 23 migranti, siriani e egiziani, bambini inclusi. Li hanno rispediti in Egitto, paese da cui molti fuggivano. È l’accusa delle organizzazioni non governative testimoni degli eventi accaduti il 26 settembre scorso. Le Ong Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans, Medici Senza Frontiere e Sea-Watch, hanno denunciato con un comunicato congiunto l’anomala gestione del soccorso da parte del Centro di coordinamento di Malta, che avrebbe così violato il principio di non respingimento.

I fatti

Il 26 settembre scorso una barca con 23 persone a bordo era a 144 miglia dall’isola di Malta, a 159 dall’Italia. L’Europa a un passo. Toccava alle autorità maltesi intervenire e coordinare il soccorso dei migranti. E avrebbero dovuto farlo rapidamente, le condizioni meteo erano pessime. Sull’imbarcazione, peraltro, c’erano alcuni minori a bordo. L’acqua e il cibo erano quasi terminati.

La situazione, quindi, era critica. Le autorità maltesi, tuttavia, interpretano il ruolo che in questi anni hanno gli è riuscito meglio: delegare ad altri, i migranti sul loro territorio non sono graditi. Lo hanno fatto ripetutamente con l’Italia. Questa volta, però, il canovaccio si è ripetuto con le Ong. Pur prendendo in carico il coordinamento del soccorso hanno sprecato tempo prezioso lasciando in balia delle onde i migranti.

«Malta ha indicato alle navi mercantili nelle immediate vicinanze dell’imbarcazione in pericolo di continuare la navigazione o semplicemente di rimanere in attesa, ritardando così notevolmente i soccorsi. La mancanza di indicazioni chiare e gli inutili ritardi nel coordinamento delle operazioni di soccorso hanno messo deliberatamente a rischio la vita delle 23 persone a bordo. Una pratica comune delle autorità maltesi, per evitare di impegnarsi in operazioni di soccorso e impedire gli arrivi nel proprio paese, come documentato più volte dalle organizzazioni impegnate in azioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale», è l’accusa delle Ong.

Al momento del soccorso, i naufraghi erano in mare da 4 giorni. «Questa volta l’RCC (centro di coordinamento, ndr) maltese ha anche evitato la collaborazione con le navi delle Ong che avrebbero garantito un salvataggio tempestivo». Il recupero dei migranti è stato affidato dai maltesi a un mercantile, lo Shimanami Queen, non tra quelli più vicini.

«Dopo il soccorso, Malta ha utilizzato la Shimanami Queen per implementare le politiche migratorie ostili dell’UE e di Malta stessa, ordinando al mercantile di portare le persone soccorse in Egitto», scrivono i firmatari della denuncia. In pratica le autorità di Malta hanno scelto il mercantile che avrebbe riportati i migranti da dove scappavano.  

«In violazione delle convenzioni marittime, 23 persone caricate sulla nave mercantile Shimanami Queen, con bandiera panamense, sono state portate forzatamente in Egitto su istruzione del Centro di coordinamento dei soccorsi (RCC)», spiegano le Ong, che aggiungono: «In riferimento al principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra del 1951 (art. 33, paragrafo 1), gli Stati contraenti non devono espellere o respingere una persona “verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. In accordo con questo principio le persone soccorse in mare devono essere portate in luogo sicuro dove la loro vita non sia messa in pericolo e i loro bisogni primari siano soddisfatti».

L’Egitto non è porto sicuro

Pochi dubbi su quale dovesse essere il porto sicuro rispetto a Egitto o Libia. Italia o Malta, Unione europea, le più vicine: rispettivamente a 159 e 144 miglia nautiche. Le persone, invece, sono state portate con la forza in Egitto, che non solo non garantisce la sicurezza al pari della Libia, ma era distante 760 miglia nautiche dalla zona di soccorso.

«Sebbene l'Egitto sia firmatario della Convenzione di Ginevra del 1951, il paese non dispone di un quadro giuridico nazionale adeguato per la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo», dicono le Ong nel comunicato, invocando una reazione e delle sanzioni: «Come organizzazioni impegnate in attività di ricerca e soccorso in mare, Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans, Medici Senza Frontiere e Sea-Watch chiedono che ci siano conseguenze per le palesi violazioni del diritto marittimo e internazionale da parte di Malta. Queste gravi violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale e lungo le frontiere esterne dell'UE, commesse direttamente dalle autorità europee attraverso privati devono finire. I centri europei di coordinamento dei soccorsi devono adempiere alle proprie responsabilità legali e garantire soccorsi immediati alle persone in pericolo in mare, con successivo sbarco in un luogo sicuro in Europa».

© Riproduzione riservata