«Tutti maschi», dice Amy Fontana, oggi curatrice d’arte che vive in California, allora – siamo a metà anni Ottanta - moglie di Stefano Tamburini, nella quinta puntata di Frigo!!!, il podcast di Chora Media ideato e scritto da Nicolò Porcelluzzi e Ivan Carozzi: un piccolo capolavoro, sia detto subito.

È la prima cosa che pensa quando entra nella redazione di Frigidaire a Trastevere. Amica di Andrea Pazienza dalle estati preadolescenziali nel Gargano, e poi compagna, moglie, ex moglie e infine amica di Stefano Tamburini fino alla sua morte terribile e precocissima – a trent’anni, di overdose, il suo cadavere scoperto 15 giorni dopo il decesso. Quella di Amy Fontana è una delle pochissime voci femminili del podcast Frigo!!!, che racconta la parabola rapida, esplosiva, della rivista italiana più influente in termini di creatività, immaginario, bellezza, degli ultimi 40 anni.

La quinta puntata di Frigo!!! racconta le due morti, ravvicinate ed entrambi per overdose, di Stefano Tamburini e Andrea Pazienza. Due maschi carismatici e geniali di periferia e di provincia, il primo nato nel quartiere romano di Talenti il secondo a San Severo, diventati adulti nel deserto degli anni Ottanta italiani, e che quel deserto contribuirono in modo rilevante a rendere abitato e abitabile.

Amy Fontana dice: «sulle idee di due geni come loro ci possono campare anche 40 o 50 artisti». E la stima che lei dà è al ribasso. Personaggi come Ranx Xerox o Zanardi, la Bologna di Pompeo o la Roma distopico-coatta attraversata da Ranx Xerox e Lubna hanno ispirato o sono state esplicitamente copiate e clonate da centinaia di artisti – visivi, letterari, performativi – e usate da migliaia di pubblicitari e creativi.

Ascoltare Frigo!!! non è un’esperienza nostalgica o feticistica, ma è un profondo viaggio spirituale e politico nella controstoria italiana germinata intorno agli anni Ottanta, tra la delusione per la politica di piazza, il ritiro nella dimensione privata e l’arrivo dell’eroina.

Tutti maschi, dicevamo. Perché è vero che la storia che raccontano Porcelluzzi e Carozzi ha come protagonisti un brat pack di maschi: oltre Tamburini e Pazienza, la redazione di Frigidaire (Frigo per amici e fan) era composta da Vincenzo Sparagna, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli e Filippo Scozzari. Nelle testimonianze toccanti, fulminanti, esemplari che riescono a raccogliere e assemblare Porcelluzzi e Carozzi c’è molto dell’educazione morale e artistica di una generazione di ragazzi che si affacciava al mondo globalizzato delle avanguardie internazionali, della rivendicazione di indipendenza, del pop abusato dalla pubblicità, della definitiva contaminazione tra alto e basso, con una capacità mescolare spreco e gioco, di non risparmiarsi, che forse mai più avremo visto ripetersi.

È sempre raro immaginare mondi, ed è per quello che ci affascinano gli scrittori di fantasy o di fantascienza capaci di dedicare anni alla mappatura di ipotesi di realtà alternative alla nostra, così affascinanti o perturbanti da volerle abitare il più possibile. Ancora più raro è immaginare mondi in modo collettivo da parte di maschi: i gruppi di artisti, visionari, creativi che riescono a farlo insieme sono in un modo o nell’altro consegnati alla leggenda. Che la storia di Frigo!!! sia anche la parabola di una fine ci racconta qualcosa su un mondo anche le relazioni stavano modificandosi.

L’eredità di Frigidaire è stata mantenuta da chi è sopravvissuto: come Vincenzo Sparagna che ha fondato qualche decennio fa una specie di ecovillaggio vicino Giano in Umbria battezzato Frigolandia dove raccogliere anche l’archivio immenso di Frigidaire, o come Filippo Scozzari che ne ha fatto uno splendido romanzo, Prima pagare poi ricordare, diventato di culto forse anche più di Altri libertini o Boccalone, o come Amy Fontana o Marina Comandini, la compagna di Andrea Pazienza.

Qualche giorno fa Ivan Carozzi ha lanciato su Facebook un appello perché l’archivio di Frigidaire conservato a Frigolandia, in una residenza a rischio di sfratto, venga spostato a Milano. Potrebbe essere un tesoro per le generazioni presenti e future di chi lavora con l’immaginazione; c’è già un interessamento di accademie pubbliche e private. Ma c’è da dire che la destinazione d’elezione dell’archivio sarebbe sicuramente Roma: era qui che s’incontrarono coloro che diedero vita a Frigidaire. Sarebbe cosa buona e giusta che due storici come il sindaco Roberto Gualtieri e l’assessore alla cultura Miguel Gotor scegliessero di rispondere all’appello di Carozzi, anche omaggiando le fantasie sul futuro urbano che Tamburini & co. seppero inventare. 

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