«Il linguista in mezzo alle chiappe?». «Caro linguista del cazzo, con la tua lingua sai cosa puoi fare?????? […] Il libro è solo l[’]inizio, preparatevi femminucce». «Sa cosa penso visto le merde come lei che vivono in Italia? Penso che scrivere un libro non sia la soluzione giusta per sistemare la situazione, ci vuole ben altro». Sono alcuni dei commenti social di reazione ai miei vari interventi sul libro (Il mondo al contrario) di Roberto Vannacci. Alle minacce ho risposto con una querela e ora, insieme all’amico e attivista Antonello Sannino, ho lanciato una petizione indirizzata alla presidente del Consiglio, perché condanni fermamente le idee omofobe, razziste e sessiste contenute nel “saggio” del generale, e allo Stato maggiore dell’Esercito, perché dia seguito all’indagine interna avviata dal ministro della Difesa con l’adozione dei necessari provvedimenti disciplinari nei confronti di un personaggio venuto meno ai suoi doveri istituzionali (Costituzione italiana, art. 54, comma 2).

La dichiarazione di guerra al pensiero unico e al politicamente corretto da parte di Vannacci è un alibi, perché siamo in realtà di fronte a un vile attacco alle donne, ai gay, alle persone di diverse etnie, culture, religioni. «Se questa è l’era dei diritti […] rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute», scrive Vannacci (p. 281 sg.) parlando della «casta protetta degli lgbtq+». Un'affermazione terribile, in linea con la rivendicazione di un altro aberrante diritto, quello di una maggioranza legittimata a discriminare, sulla base di una presunta “normalità”, le minoranze “anormali” che le si opporrebbero: «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!» (p. 243); «se l’appartamento è privato i proprietari saranno liberi di farne ciò che vogliono e di locarlo a chi intendono loro? [con riferimento alla recente vicenda dei due omosessuali cui si è negato l'affitto di un appartamento a Milano]» (p. 282 sg.).

Un alto ufficiale dell’esercito italiano, per potersi appellare alla libertà d’espressione, sancita dall’art. 21 della nostra Costituzione, deve svestirsi della divisa prima di pensare di poter calpestare impunemente i diritti delle persone, salvaguardati dal nostro stesso testo costituzionale, dall’art. 604 bis e ter del Codice penale, dalla legislazione europea che bilancia quella libertà (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, artt. 10 e 14; Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, art. 21, comma 1) e dall’art. 732, commi 1-3, del Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare: «Il militare deve in ogni circostanza tenere condotta esemplare a salvaguardia del prestigio delle Forze armate. 2. Egli ha il dovere di improntare il proprio contegno al rispetto delle norme che regolano la civile convivenza. 3. In particolare […] deve astenersi dal compiere azioni e dal pronunciare imprecazioni, parole e discorsi non confacenti alla dignità e al decoro».

Resistenza, la parola giusta non è un’inflaccidita resilienza ma proprio resistenza. Una resistenza civile, ma non disposta a fare sconti a chi diffonde odio e disprezzo in una società tornata nel frattempo, con la riapertura delle scuole, a reclamare, come fosse schizofrenica, il diritto all’inclusione di tanti giovani e giovanissimi fragili e disorientati. La resistenza e l'antifascismo, anziché il non-antifascismo (o, peggio, l'anti-antifascismo) alimentato da una linea di pensiero che ha colpevolmente ridimensionato il fascismo e il suo contrario a corpi estranei al tessuto sociale e antropologico italiano, a un carattere nazionale che si vorrebbe invece rappresentato da una maggioranza moderata e silenziosa la quale, durante la Resistenza (ma anche prima), avrebbe potuto schierarsi e non l'ha fatto.

Fascismo e antifascismo non sono anomalie italiane (lo dimostrano gli estremisti e gli odiatori seriali aizzati da un militare che non aspettava altro), e i morti per mano dei repubblichini non possono avere lo stesso valore dei morti per mano dei partigiani. È giusto imboccare la via del rispetto per il vissuto di tutte le vittime del secondo conflitto mondiale, da qualunque parte si siano trovate a combattere, ma riconoscere l’autenticità di tutte le storie, se ovviamente tale, non può voler dire arrivare a condividerne anche i ricordi.

La condivisione della memoria è cosa assai diversa dalla condivisione della verità storica, e finché esisteranno i Vannacci la memoria “resistenziale” e quella repubblichina è bene che restino rigorosamente separate. Meglio un resistente antifascista di un resiliente non fascista.

Tra i firmatari della petizione su Change.org al 14 settembre:
Massimo Arcangeli, linguista
Antonello Sannino, attivista
Rete #Nobavaglio Liberi di essere
La Voce della Scuola
Consiglio d’amministrazione CLMC (Comunità Laici Missionari Cattolici)
Giovani Democratici Roma, X Municipio
Associazione Nessuno Uguale Diversi (NUDI)
Luigi De Magistris, politico
Monica Cirinnà, politica
Vladimir Luxuria, attivista, opinionista e scrittrice
Tomaso Montanari, rettore
Francesca Pascale, attivista
Filippo La Porta, giornalista e critico letterario
Beatrice Curci, giornalista
Lello Voce, poeta e insegnante
Giuseppe Di Duca, direttore della fondazione UniVerde
Rory Cappelli, giornalista e scrittrice
Valentina Adiutori, vicesindaca di Paliano e delegata regionale del Pd
Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore tv
Giulio Ferroni, professore emerito di Letteratura italiana
Silvano Tagliagambe, professore emerito di Filosofia della Scienza
Susi Ronchi, giornalista
Corrado Zunino, giornalista
Sandro Ruotolo, giornalista e politico
Emanuela Mollica, architetta
Leonardo Marcello Pignataro, traduttore
Mattea Lissia, direttrice artistica del festival Pazza Idea
Gaetano Attilio Nastasi, ingegnere e presidente dell'agenzia CERTING
Maria Lippiello, ricercatrice universitaria e attivista
Piero Bevilacqua, professore emerito di Storia contemporanea
Marina Morbiducci, docente universitaria
Luigi Amodio, docente universitario
Paolo Valerio, docente universitario
Matteo Viale, docente universitario
Cecilia Brighi, segretaria generale di Italia-Birmania Insieme
Rosario Coco, calciatore e attivista
Claudio Finelli, insegnante e operatore culturale
Daniela Lourdes Falanga, attivista
Lea Codognato, imprenditrice
Gianluca Russo, medico
Antonella Palmitesta, psicologa e psicoterapeuta
Gino Troli, presidente del Circolo dei Sambenedettesi e organizzatore di eventi culturali
Marco Zatarra Ottavi, musicista

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