I post sui social network divulgano notizie, e allora l’Ordine dei giornalisti si prepara ad accogliere nell’elenco dei professionisti i social media manager. L’allargamento, racconta il vicepresidente Angelo Luigi Baiguini, potrebbe già essere approvato a novembre e diventare operativo a gennaio.

L’occasione per l’anticipazione è stato un corso formativo dell’Ordine, “Le sfide deontologiche nell’era multimediale”. «Si vuole aprire la professione a tutte le figure determinanti per le notizie», spiega poi a Domani. In passato il lavoro giornalistico veniva incasellato solo nella scrittura, i cambiamenti sono arrivati a poco a poco, e adesso si prepara il nuovo salto: «Ci sono figure nella redazione che sfuggono alla figura tradizionale del giornalista, ma vogliamo che ognuna sia di qualità».

Anche perché, «di fatto – continua – fanno i giornalisti». Un altro precedente sono stati i fotografi: «All’inizio i fotoreporter non erano inclusi, era un’eresia ed è stata corretta». Oltre al social media manger potrebbero rientrare nella categoria anche gli esperti seo e altre figure che si occupano della sfera web: «Analizzano le notizie, le studiano e decidono come farle arrivare ai lettori».

L’iter per il social media manager sarà analogo a quello del giornalista, per così dire, standard: «L’idea che abbiamo è modificare l’articolo 34, sull’accesso alla professione». L’esperto social, nelle linee in corso di definizione, dovrà dimostrare di avere svolto la professione orientata all’informazione in via retribuita per un determinato periodo. Una volta che «l’ordine regionale avrà verificato i requisiti, iscrive il collega al praticantato di 18 mesi. Saranno ovviamente previsti dei momenti formativi».

La bozza della nuova normativa sarà visionata dal Consiglio dopo essere stata condivisa con gli ordini regionali, loro infatti dovranno valutare il lavoro effettivo dei colleghi. Una volta approvata la modifica «si potrebbe partire con le iscrizioni al registro dei praticanti dal primo gennaio».

Fermo restando «che una redazione già oggi potrebbe assumere un social media manager come praticante. Il problema è trovare qualcuno che ti assuma».

Il praticante social media manager a differenza del praticante standard, nel disegno attuale, dovrà dimostrare di aver già lavorato. Il praticantato attraverso contratto, ricorda Baiguini, infatti, è ormai merce rara: «Ma è giusto garantire l’accesso anche a loro». In questo modo, anche senza assunzione, gli interessati potrebbero raggiungere i colleghi.

L’altra novità è che ci sarà «un tutor professionista che lo seguirà». Una volta passati i 18 mesi, il praticante con il percorso tra post e lanci avrà la possibilità di fare l’esame a Roma: «Non diventerà perciò immediatamente professionista, dovrà superare il praticantato e l’esame, ma avrà questa possibilità».

Eletto consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti per la prima volta nel 2007, Baiguini è stato presidente della Commissione giuridica, portando all’approvazione del Consiglio il Ricongiungimento per i Pubblicisti.

Sul suo curriculum si legge che ha anche fatto parte della segreteria del comitato tecnico scientifico occupandosi dei master in giornalismo e della formazione professionale dei colleghi: «Già nelle scuole, nei master, vengono sviluppate professionalità più sfaccettate che fanno un giornalismo più moderno, dal videomaker all’esperto web».

I social

La modifica all’accesso alla professione arriva mentre i rapporti tra l’Ordine e i social network, Facebook in testa, racconta il vicepresidente, non sono idilliaci. L’Ordine sta trattando per dare più risalto ai contenuti prodotti da testate e da giornalisti certificati: «Qualcosa di più di una spunta blu, magari anche un bollino», racconta il vicepresidente alla platea degli iscritti all’ordine. Adesso «bisogna essere pronti per il futuro».

La questione economica e il disastro dell’Inpgi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, dice il vicepresidente, a cui potrebbero iscriversi i nuovi giornalisti social media manager andando a rimpinguare le casse sofferenti dell’ente, non c’entra niente: «Non è una questione economica. L’Ordine in sé tanto per cominciare non ha problemi. Qualche anno fa si parlava di includere i comunicatori all’interno dell’Inpgi per salvare l’Inpgi. Qualcuno potrebbe trovare da ridire, ma questa è un’operazione professionale».

Questa iniziativa, per l’Ordine resta «un palliativo in attesa che la politica affronti la riforma della legge costitutiva dell’Ordine di giornalisti – compreso l’accesso alla professione – che il prossimo febbraio compirà 60 anni».

Il giornalismo, conclude, «ormai è anche fatto di post, è innegabile». E mostra una notifica push sul telefono da una testata nazionale: «Questa è scritta in due righe: “Osimo, donna di 42 anni picchiata e uccisa. Arrestato l’ex compagno”. Non è una notizia?».

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