Questa è la farsa più farsa a cui io abbia mai assistito e te lo dico proprio con tutta sincerità», è la quiete che anticipa la tempesta nello studio di Uomini e Donne, in un episodio di tredici anni fa rimasto nella storia del programma.

A pronunciare questa frase che dà inizio alla prima, vera, sfuriata contro un concorrente del format, la tronista Laura Lella, è la padrona di casa Maria De Filippi. La colpa della ragazza, ventenne bolzanina dai capelli ossigenati, la lunga frangia che copre gli occhi, come imponeva la moda dell’epoca à la Tatangelo che canta Ragazza di periferia, è quella di aver tradito la fiducia non solo della conduttrice ma di tutto il gigantesco apparato che sta alle spalle della cornice azzurrina in cui uomini e donne, appunto, si recano per trovare l’amore, certo, ma anche qualcos’altro.

Successo, fama, serate in discoteca, un tempo, follower su Instagram, oggi: il sottotesto di ogni programma di Maria De Filippi è sempre lo stesso.

La notorietà è un epifenomeno taciuto – ma affatto secondario – della narrazione portante che si nutre di materia umana fondata sulla sincerità, «Maria, io dico sempre quello che penso». Far saltare questo principio di implicita gerarchia della rappresentazione, questo contratto tra contenuto e contenitore, persona e format, come ha fatto Laura Lella e pochissimi altri dopo di lei, vuol dire infrangere l’unico vero grande comandamento mariano.

Uno spettacolo formidabile

La rabbia di Maria, dunque, è un’eccezione. La sua presenza in televisione, nei suoi programmi, è impostata sulla sottrazione, sul silenzio e sulla legge che, in forma sia tangibile – regolamento, liturgie – che metafisica – il giudizio, l’approvazione – coordina in modo apparentemente spontaneo un flusso di racconto che fa della verità delle emozioni il suo cuore pulsante.

Per questo, delle emozioni di Maria, non ci deve essere traccia: tanto è forte la spinta parossistica del litigio, del sogno infranto, della gelosia che prende vita nei suoi studi sulla Tiburtina, universo eterotopico dove tutti i suoi personaggi vivono e si moltiplicano, tanto è quieto il suo esserci in un mondo che lei stessa ha creato. Demiurga, guardiana, giudice, Maria è così sicura della sua autorità, che tutti rispettano senza indugi, da non aver nemmeno bisogno di stare al centro della messa in scena, portando avanti una prossemica sommessa, quasi distante; accovacciata sugli spalti, tra il pubblico di Uomini e Donne, adagiata in poltrona, lontana dal palco, ad Amici, in piedi solo nel momento della sinossi sentimentale che ha di fronte – un vero e proprio processo familiare – a C’è posta per te, programma dove svolge il ruolo più istituzionale.

Non c’è tempo né spazio per lasciarsi andare ai propri sentimenti, quando si governano quelli degli altri. Eppure, quando succede che la diga si apre per qualche istante, proprio perché è eccezione e non regola, lo spettacolo è formidabile. Come quando a capodanno del 2023 gli studenti della sua scuola di canto e danza, presi da una frenesia festiva, pare abbiano ingerito ingenti quantità di noce moscata per testarne gli effetti allucinogeni, creando un caso mediatico surreale.

Non solo Maria ha scelto di punire tutti i colpevoli con rito abbreviato, sfida lampo, dentro o fuori, occasione della vita persa per poche ore di stupido divertimento. La conduttrice-giurista ha lasciato che tutta la sua furia si abbattesse tramite il mezzo potente dell’immaginazione: in puntata, quando ha potuto avere di fronte gli artefici del misfatto, coda tra le gambe, sguardi contriti, non ha mai fatto cenno a ciò che era successo, solo alle conseguenze morali di un gesto così infantile e sconsiderato.

Tutti, pubblico, compagni, giornalisti, sapevano che si trattava della noce moscata e di un gesto di ribellione degno di Pierino; nessuno, però, in studio l’ha mai nominata, lasciando questo velo di mistero che rende il disappunto della massima autorità della scuola di Amici ancora più umiliante.

Padrona di casa

Rabbia composta, qualche sorriso in compagnia di amici fidati, Sabrina Ferilli su tutti, o tra le braccia del ballerino Kledi Kadiu che anni fa la faceva volare come un angelo in pochi attimi di spensieratezza. Questi sono gli spiragli emozionali che trapelano dalla regina della televisione nei lunghi venti e rotti anni in cui Canale 5 ha ospitato, e continua a ospitare, il multiverso defilippiano.

La paura, sentimento pericoloso, l’abbiamo intravista solo quando la conduttrice è stata spostata fuori dalla cornice delle produzioni Fascino, elemento fondamentale, il contenitore, perché cucito sulla sua stessa persona: era il sessantasettesimo festival di Sanremo e Carlo Conti, dopo anni in cui Maria era stata presente all’Ariston con la sua delegazione di artisti freschi di Amici, l’ha voluta in carne e ossa, non più solo in qualità di madre spirituale di nuvoi talenti discografici.

Uno strano e quasi inedito momento di sincretismo televisivo, privato e pubblico che si incontrano per dare vita a un nuovo assetto di immagini ultra-nazionalpopolari – un episodio simile lo avevamo visto negli anni Novanta, quando Costanzo e Santoro si erano uniti in una diretta antimafia. In quell’occasione, l’assenza della grammatica di base dei suoi format aveva reso Maria De Filippi vulnerabile, timida.

La caramella che di solito tiene in bocca con disinvoltura per stemperare la tensione, sul palco fiorito della kermesse diventa un ostacolo alla sua solita e invidiabile fluidità, i gradini della scenografia che accompagnano le lunghe ore di registrazione ora sono come cime insormontabili da scalare al contrario. Puoi togliere gli studi Titanus da Maria ma non puoi togliere Maria dagli studi Titanus, verrebbe da pensare.

In visita alla camera ardente di Maurizio Costanzo alcune persone si sono avvicinate a lei per stringerle la mano, farle le condoglianze e chiederle un selfie. Non è strano che questo gesto sia stato considerato da molti un atto ignobile, ma è bizzarro che qualcun altro si sia stupito della reazione della presentatrice.

Sorridente, accomodante, Maria ha sporto la testa e si è prestata a quella piccola pagliacciata di squallore debordiano: lo spettacolo come inversione della vita, lo spettacolo come inversione della morte. Non è diverso da ciò che fa Maria De Filippi con ciascuno dei concorrenti del suo programma Uomini e Donne, quando anche l’ultimo dei corteggiatori, il meno noto o il più inutile ai fini dello storytelling, va via dallo studio chiedendo sempre «ti posso salutare, Maria?», come se fosse a tutti gli effetti la padrona di casa. Due baci sulla guancia, una stretta di mano, un abbraccio gonfio di gratitudine e di insolita intimità non viene negato a nessuna delle migliaia di piccoli pezzi di vetro colorato che compongono il suo enorme mosaico di emozioni raccontate.

Anche nella camera ardente di Maurizio Costanzo, o durante il funerale dell’uomo con cui è stata sposata per più di trent’anni e che le ha dato la spinta per mettersi al centro di uno studio televisivo, inventando di fatto un nuovo genere di narrazione popolare, Maria resta la padrona di casa e saluta indistintamente Lele Mora o uno sconosciuto che le chiede un selfie con la stessa compostezza risoluta che la tiene in piedi durante una prima serata di Canale Cinque.

Nessuna emozione trapela se non quella che emerge dalla sua classica presenza longilinea, calma, svelta, a suo agio anche nel caos del dubbio lasciatole in eredità con la celebre domanda che Costanzo amava ripetere, «che cosa c’è dietro l’angolo?».

Cosa sente, allora, la donna che ha fatto del sentire altrui un impero, che ha creato un luogo in cui una volta varcato l’ingresso l’unica regola da non infrangere è proprio quella di negare il proprio sentire, di non essere sé stessi, in tutto e per tutto, con i pregi e con i difetti di ogni essere umano? La più grande operazione di Maria De Filippi è stata forse proprio questa, non lasciare che noi la potessimo spiare mentre lei ci guardava dentro. E in quel pianto liberatorio che si è concessa una volta salutata la bara, sulle note del Costanzo Show, si è riservata il lusso eccezionale di un’emozione.

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