Una campagna elettorale monca, senza la possibilità di concedere una tribuna a tutte le forze politiche in campo, in particolare alle liste minori. Un problema che riguarda nel dettaglio i canali tv locali di molte regioni, quelle più popolose. Per le elezioni del 25 settembre, dunque, gli elettori che si sono sintonizzati sulle emittenti della loro zona non hanno avuto finora la possibilità di vedere gli spot registrati dalle varie liste. S

+ono quei video in cui vengono illustrati i programmi e le ragioni dei candidati. Il risultato è così una lesione della par condicio, o comunque della capacità di tutela del pluralismo, in quanto viene indebolita la possibilità di diffondere comunicazioni di tipo elettorale.

La legge, infatti, indica che vengano stanziate delle somme, in proporzione al numero dei cittadini iscritti nelle liste elettorali, come rimborso alle emittenti che mettono a disposizione, su base volontaria, gli spazi per la trasmissione dei messaggi autogestiti gratuiti (mag).

Risorse esaurite

Il problema è legato all’esaurimento delle risorse destinate dal ministero dello Sviluppo economico per questi spot elettorali, realizzati in maniera autonoma dai partiti e dalle liste che corrono alle elezioni.

I fondi, in molti casi, sono terminati durante la tornata elettorale delle comunali e dei referendum del mese di giugno. La conclusione anticipata della legislatura ha così colto tutti di sorpresa, trovando le casse sguarnite dei vari comitati regionali per le comunicazioni (corecom), chiamati a gestire i mag. La prima parte della campagna elettorale è già andata, un intervento sarebbe ora riparatorio per il rush finale.

Il corecom della Lombardia già lo scorso 4 agosto aveva pubblicato l’avviso per informare che «le risorse assegnate per l’anno 2022 sono state interamente distribuite in occasione delle campagne referendaria e per le elezioni comunali svoltesi il 12 giugno 2022». Un messaggio che vale per altre regioni.

Nel Lazio, per esempio, la situazione è leggermente diversa, perché i rimborsi potrebbero «non avvenire, per intero o parzialmente, qualora i fondi ministeriali risultassero insufficienti», si legge nella comunicazione rivolta agli utenti. C’è almeno una piccola dotazione da cui attingere, così come in Puglia dove si fa riferimento solo a «una riduzione proporzionale degli importi dovuti».

Va peggio in Liguria e Abruzzo, dove lo stanziamento è stato già interamente assorbito dal voto di giugno. La conclusione è chiara: nelle principali regioni italiane, al momento, non è possibile rimborsare alle tv locali i messaggi gratuiti trasmessi per le politiche. Di conseguenza le reti non concedono gli spazi, altrimenti ci rimettono di tasca propria.

Domande a Giorgetti

La vicenda è stata denunciata con un’interrogazione della senatrice uscente Paola Nugnes rivolta al ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti. Secondo l’atto depositato a palazzo Madama, la mancata diffusione dei mag può configurarsi «come un vulnus del principio costituzionale della libertà di voto per tutti i cittadini», colpendo il principio del pluralismo. Per questo vengono chiesti «provvedimenti urgenti e indifferibili». La questione riguarda, infatti, la tutela del pluralismo.

«La privazione dei messaggi sulle reti locali», dice Nugnes, «danneggia soprattutto le liste meno forti da un punto di vista economico, senza dare voce alle minoranze. Ed è quello che qualifica la qualità di una democrazia».

Il Mise, a fine agosto, si era detto disponibile ad accogliere le istanze, avviando «un’istruttoria», specificando che «i fondi sono stanziati con legge di bilancio e ripartiti all'inizio di ogni anno». Dopo quindici giorni, interpellato da Domani, il ministero riferisce di aver inviato a palazzo Chigi una richiesta di finanziamento.

Ma la campagna elettorale tra poco termina e si dovrebbe emanare un decreto di riparto a tempo di record. L’unico provvedimento, predisposto insieme al ministero dell’Economia per distribuire le risorse, risale in realtà al febbraio, quando si parlava del voto amministrativo e quello referendario di giugno. La somma totale ammonta a un milione e 431mila euro da suddividere tra emittenti televisive e radiofoniche di ogni regione.

Il plafond previsto per la Lombardia, che quindi è stato esaurito, era di 148mila euro solo per le tv, per il Lazio poco più di 89mila e così via passando per i 65mila euro dell’Emilia Romagna e i 55mila della Toscana, altre due regioni in cui, da quanto si apprende sui siti, le cifre erogate per la diffusione dei mag sono state già tutte «impegnate».

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