«Non è mica semplice essere un “populista”», ,diceva Alessandro Di Battista quattro anni fa, quando annunciava con un video la restituzione del trattamento di fine rapporto (Tfr) al termine del suo mandato parlamentare alla Camera dei deputati. All’epoca, l’ex parlamentare grillino aveva rinunciato a più di 43mila euro di liquidazione per rispettare una promessa che aveva fatto – insieme a tanti colleghi – ai suoi elettori in campagna elettorale, nel 2013. Conclusa la XVIII legislatura, sono parecchi i parlamentari Cinque stelle al secondo mandato che dovranno lasciare il parlamento. Tra questi, tanti volti noti del M5s, come Paola Taverna, Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Roberto Fico e Carlo Sibilia. Anche loro ora dovranno misurarsi con la decisione se donare la liquidazione in beneficenza, come fece Di Battista rivolgendosi al Fondo per le Pmi, o utilizzare il denaro per costruirsi una nuova vita dopo la fine dell’esperienza in parlamento ignorando le regole del Movimento. 

In passato

Nel 2018 non tutti i Cinque stelle hanno applicato la stessa fedeltà allo spirito francescano del Movimento di Di Battista. Tanti hanno approfitto di un cambiamento delle regole interne: nel 2018 è infatti stato stabilito il nuovo trattamento economico degli eletti: nel capitolo dedicato alla liquidazione finale, il limite della restituzione del Tfr è fissato a 15mila euro netti. 

Da allora, il Movimento è cambiato profondamente. Il capo politico è diventato Giuseppe Conte, lo statuto è stato modificato. Quel che è rimasto è il limite dei due mandati: dopo un lungo dibattito interno, l’avvocato del popolo ha deciso di mantenerlo.

Provocando così la fine delle carriere di un gran numero di parlamentari di prima linea. Ora dovranno trovarsi una nuova strada, dove il denaro che otterranno dal parlamento può far comodo. Nelle regole stese dall’ex premier non c’è nessun riferimento alla gestione delle liquidazioni. Continua a valere la norma dell’ultima legislatura. 

Cosa farà chi sta lasciando

La cifra, che continua ad aggirarsi intorno ai 41mila euro a legislatura, sarà corrisposta nelle prossime settimane. Chi avrà partecipato a più legislature otterrà direttamente l’importo complessivo: per i Cinque stelle al secondo mandato si tratta dunque di cifre ben oltre gli 80mila euro. Per ora, però, il Movimento non si è pronunciato sugli obblighi per gli eletti che non si sono potuti ricandidare.

I maggiorenti in uscita, interpellati su cosa faranno se dovesse arrivare la richiesta, preferiscono rimanere sul vago: mentre fonti vicine al presidente uscente di Montecitorio assicurano che «Roberto Fico ha già dimostrato abbondantemente che le regole interne le rispetta», tanti preferiscono non rispondere. 

L’ormai ex senatore Danilo Toninelli si trincera dietro un «non lo so» e di fronte alla domanda se pagherebbe in caso vengano richiesti i 15mila euro del 2018, risponde che «coi se e coi ma la storia non si fa».

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