Di fronte alle accuse di non aver accettato mediazioni, di aver ingaggiato un testardo muro contro muro, di non aver accettato neanche un giorno in più per evitare il futuro Vietnam sulla legge contro l’omofobia, al Nazareno c’è chi fa notare che il voto di martedì al Senato, quello che ha approvato l’inizio dell’iter della legge il prossimo 13 febbraio, era necessario. Per dimostrare che se Italia viva c’è, la legge viene approvata. E, per contro, dimostrare che il rischio che la legge venga affossata esiste solo se Italia viva vota con il centrodestra, ammesso che il centrodestra converga davvero sugli emendamenti di Italia viva.

La richiesta di Italia viva di trovare una mediazione, aveva proprio lo scopo di confondere i numeri. Lo spiega indirettamente Simona Malpezzi, la neopresidente del gruppo Pd: «Il voto sul calendario ha dimostrato che i numeri per una maggioranza che approvi la legge ci sono. Chi insiste su problemi relativi al voto segreto forse ha cambiato idea».

L’allusione è a Matteo Renzi, che continua a predicare l’imminente disastro della legge causa mal di pancia in Pd e M5s. Ieri i sospetti malpancisti sono usciti allo scoperto. La senatrice Valeria Fedeli assicura la sua fedeltà al gruppo «nonostante i dubbi»; come lei la collega Valeria Valente. Vincenzo D’Arienzo dice di sostenere «convintamente» la Zan anche perché «frutto di una mediazione a cui ha contribuito il centrodestra». Così l’ex Iv tornato all’ovile dem Eugenio Comincini. E Andrea Ferrazzi («Il ddl Zan lo voterò. Punto»). Il cattolico Mino Taricco invece rende pubblico il suo dissenso. Qualche cattolico potrebbe seguirlo. Ma fin qui tutte cose note al pallottoliere giallorosso.

Ieri si sono aggiunti due voti a vuoto. Quello di Tommaso Cerno, per il momento – l’ex condirettore di Repubblica non è nuovo a repentini cambi di opinione – e quello di Francesco Giacobbe, eletto all’estero e intrappolato in Australia dalla pandemia. Quanto ai grillini, Ettore Licheri ha confidato a un suo collega che ci sono «cinque o sei» contrari alla legge.

La conta

Ma nonostante questo, i numeri per la Zan ci sono ancora. I senatori sono in totale 321. Pd, M5s, e Leu insieme fanno 121; l’ex maggioranza del Conte II arrivava a 171 grazie a una cinquantina di senatori ‘liberi’, fra gruppo misto e Autonomie. Dall’altra parte Lega, FI, FdI, Idea-Cambiamo fanno 142 voti; insieme a Italia viva arriverebbero invece a 159. La maggioranza del Conte II senza Iv si ferma a 154. La variabile è chiara.

Martedì, a voto palese, i numeri per la legge Zan c’erano. Per farli mancare servono i voti segreti. La Lega non li chiederà, annuncia il leghista Massimiliano Romeo. Toccherà farlo a Fratelli d’Italia: «Vedremo su quali emendamenti potranno essere chiesti», ragiona Alberto Balboni, «Pd e Cinque stelle hanno voluto dimostrare chi comanda nella maggioranza Draghi».

«Con il voto segreto si rischia il Vietnam in aula. Vi ricordo i 101 di Prodi», avvisa Davide Faraone, capogruppo renziano. Paragone interessante: una parte dei franchi tiratori che nel 2013 impallinarono Romano Prodi al Colle era renziana. Renzi stesso ieri si è impegnato in un tour de force social fra video e newsletter per presentarsi come il mediatore e timoniere, magari con un occhio all’uscita del suo nuovo libro, quello stesso 13 luglio in cui inizia la discussione sulla legge: «Sta accadendo la stessa cosa di gennaio 2021: tutti a darci contro», si compiace, «Tra qualche settimana faranno come con il Conte/Draghi: si accorgeranno che le cose non stavano come influencer e media raccontano. E fischietteranno facendo finta di nulla, magari provando a intestarsi il risultato». Offre la sua interposizione geopolitica: «La Lega ha fatto con il senatore Ostellari una proposta che la fa uscire dall’ostruzionismo: è un punto di partenza sul quale si può lavorare e trovare un accordo».

In realtà Ostellari ieri ha dichiarato chiuso il lavoro della commissione rifiutando di mettere agli atti la sua proposta. Ma le destre hanno collaborato al testo alla Camera, ricorda il costituzionalista Stefano Ceccanti: «L’articolo 4, la norma “salva-idee”, è stato inserito nel testo a partire da richieste di Enrico Costa (allora FI, oggi Azione, ndr). Sulla base di quelle richieste i gruppi del centrodestra chiesero che fosse messa come condizione al parere della Commissione Affari Costituzionali per poter votare a favore, cosa che poi accadde».

La legge arriva in aula il 13 luglio per la discussione generale che durerà almeno fino al 15. Poi verrà fissata la data entro cui debbono essere presentati gli emendamenti. Da lì si capirà se la Lega farà ostruzionismo. O se tutte le destre utilizzeranno gli emendamenti di Iv per dare l’ultimo calcio ai giallorossi. E soprattutto alla legge contro l’omofobia.

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