Claudio Durigon potrebbe fare un passo indietro e lasciare l’incarico di governo da sottosegretario all’Economia. Sul fatto che lo farà ci sono ormai pochi dubbi, ma sulla tempistica resta l’incertezza. Dopo la foto con l’uomo vicino ai clan spunta un verbale di febbraio in cui un pentito accusa Andrea Fanti, che ha curato la campagna elettorale di Durigon e della Lega a Latina.

Sospetti, relazioni pericolose, l’ombra dei clan su quella campagna elettorale del 2018. Nessuna presa di distanza da Salvini, mentre Durigon preferisce il silenzio. «Mai e poi mai mi dimetterò», ha fatto sapere il leghista al governo, bersagliato dopo l’annuncio con Salvini al suo fianco sul palco della sua città, Latina, che il partito si sarebbe battuto per intitolare nuovamente il parco al fratello di Mussolini, cancellando così i nomi dei giudici uccisi dalla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Durigon però non deve fronteggiare solo il fuoco di Pd e Movimento 5 stelle, che chiedono la sfiducia del fedelissimo di Salvini. All’interno del partito di Matteo Salvini, infatti, non c’è un fronte compatto a difesa del braccio destro del leader nel Lazio.

Anche perché c’è un manipolo di “nordisti”, fra dirigenti e militanti, che non ha mai condiviso del tutto la campagna acquisti al centro-sud di Salvini e ha visto nella nomina di Durigon nell’esecutivo Draghi l’ennesimo tradimento alle istanze del ceto produttivo lombardo e veneto. Mugugni tradotti con lessico diplomatico dal massimo rappresentante della corrente “Prima il nord”, Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini e ministro dello Sviluppo economico: «Quando si è investiti di responsabilità di governo bisogna essere molto attenti a quello che si fa».

Voti sporchi

Il feudo elettorale di Durigon ha radici a Latina. Da vicesegretario nazionale del sindacato di destra Ugl ha costruito il suo consenso personale grazie alle relazioni con imprese e professionisti, estendendo il proprio potere fino a Roma. L’ex sindacalista però in questi mesi ha offerto una sequenza di figuracce da record e sul suo conto sono emerse relazioni pericolose con personaggi legati ai clan di Latina, per esempio con Natan Altomare, il professionista in contatto con i boss locali e indicato da un collaboratore di giustizia della mafia di Latina tra coloro che nel 2016 si erano mossi per comprare voti dalle cosche del territorio.

Altomare è accusato di sequestro di persona nell’inchiesta della procura antimafia di Roma che ha svelato un sistema criminale che non si faceva scrupoli a usare il braccio violento dei Di Silvio, il più feroce dei gruppi della criminalità organizzata di Latina. Del rapporto tra Durigon e Altomare abbiamo scritto più volte, ci sono le chat tra i due, le feste elettorali pagate da Altomare durante la campagna per le elezioni politiche del 2018 che hanno incoronato Durigon re della Lega laziale. Ci sono anche le foto che li ritraggono al ristorante mentre pranzano in amicizia.

A sostenere la campagna elettorale di Durigon e della Lega insieme a Altomare c’era Luciano Iannotta, fino al suo arresto al vertice di Confartigianato. Altomare lavorava per Iannotta, che da un lato dialogava con uomini dei servizi segreti (anche loro indagati) dall’altro interloquiva con pezzi grossi del clan Di Silvio. Secondo il pentito Riccardo Agostino, Iannotta oltre a essere «il mandante» di un’estorsione «lavora con società fittizie, false fatture e si è sempre avvalso del clan Di Silvio».

Non è finita qui. Perché il responsabile della campagna elettorale della Lega di Latina è stato scelto sempre dai vertici locali, dunque anche dal sottosegretario, ed è citato nei verbali dei collaboratori di giustizia in possesso della procura antimafia di Roma. È Andrea Fanti, laurea in economia, imprenditore e tributarista, tra le persone più vicine al sottosegretario. In un’intervista diceva soddisfatto: la Lega a Latina ha «una squadra di grande valore: un sottosegretario, un deputato, un consigliere regionale».

Nel 2019 si è aggiunto un europarlamentare. Fanti concludeva: «Da qui rinascerà Latina». Il fedelissimo di Durigon ha però un altro profilo, meno noto, rivelato dai pentiti in alcuni verbali depositati nei fascicoli dell’antimafia. «Ho fatto la campagna elettorale (nel 2016 Fanti era candidato al comune, ndr) per lui insieme alla famiglia Di Silvio, io Gianluca e Samuele Di Silvio con l’appoggio di Armando. Abbiamo curato l’affissione dei manifesti per Latina garantendo che i manifesti non venissero coperti e con la compravendita dei voti», si legge nel verbale di Riccardo Agostino del 28 settembre 2018. «Non rispondo a dichiarazioni false», dice Fanti a Domani. Alle domande su Altomare e sulla campagna elettorale risponde: «È gente che non mi appartiene, sta perdendo tempo».

Eppure il suo capo politico, Durigon, ci andava a pranzo e almeno due feste elettorali sono state pagate da Altomare. Le accuse a Fanti il pentito Agostino le ha confermate anche in due interrogatori molto più recenti, uno del 2020 e l’altro del febbraio 2021, segno che i magistrati antimafia di Roma vogliono capire cosa sia accaduto sul territorio di Latina tra clan e politica. In questi ultimi verbali il pentito rivela anche la cifre pagata (5mila da una persona più 7mila euro date da altri due sponsor) per raccogliere i voti per Fanti, candidato all’epoca al consiglio comunale di Latina nella lista Cuori italiani e ora delfino del sottosegretario Durigon, il ras di Salvini nel Lazio dalle relazioni pericolose.

© Riproduzione riservata