Non è un caso che i tre giorni di convention di Fratelli d’Italia si concludano parlando proprio di Europa, e rafforzando visibilmente i legami con gli alleati polacchi nella Ue. Oggi in Italia Giorgia Meloni sta tentando la stessa scommessa che proprio a Bruxelles le è almeno in parte riuscita: costringere ai margini la Lega e rimettersi a lustro come forza di governo plausibile. La chiave per vincere questa scommessa ha il sapore di una “riconquista”, anche per le affinità con Reconquête, la destra identitaria francese di Marion Maréchal ed Éric Zemmour, con la quale non a caso i segnali di sodalizio si intensificano, fino a pensare di aprire le porte del gruppo conservatore europeo ai transfughi zemmouriani cacciati da Marine Le Pen, l’alleata di Salvini. Ma davvero l’estrema destra di Meloni si è «normalizzata» per governare? La giornata di ieri – sia per gli interventi a Milano, che per quello di Carlo Fidanza a Strasburgo – lascia intendere che il percorso è a dir poco acerbo, e pieno di contraddizioni.

Attacco all’ambientalismo

Sul palco di Milano, l’eurodeputato Nicola Procaccini comincia citando «uno spettro che si aggira per l’Europa» e poi affonda: «Ora è l’ambientalismo, che ha rimpiazzato il comunismo». Procaccini presenta il “Manifesto dell’ecologia conservatrice” e contrappone appunto l’ambientalismo, colpevole a suo dire come il comunismo di «mantenere l’anticapitalismo e l’internazionalismo come odio per le patrie», all’ecologismo di destra. «L’ecologia – che viene dalla parola greca oikos, casa – è la quintessenza dell’ideologia conservatrice». Salvaguardia ambientale e patriottica: è la chiave con la quale l’estrema destra, in Italia e non solo, rimastica l’istanza climatica.

Patria, maternità e famiglia

«Se bisogna difendere il soffio vitale pure nelle tartarughe, ancor più va difesa la vita umana»: Procaccini conclude con un riferimento all’antiabortismo, che poi viene ripreso nel corso della conferenza. A Milano vanno in scena i cavalli di battaglia della destra polacca come di quella ungherese: come gli alleati del Pis, il partito di governo polacco, Fratelli difende «la vita e la famiglia»; e come Viktor Orbán ha fatto dopo essere stato rieletto, anche i meloniani individuano «nel gender» la grande minaccia d’Europa. Isabella Rauti, senatrice e responsabile Pari opportunità, famiglia e valori non negoziabili del partito, si spinge a dire che «senza figli, senza la gioia di essere continuati, non c’è futuro, non c’è niente».

Identità ed economia

Rauti se la prende con «il trionfo del fluido e del neutro», altri prima e dopo di lei con «gli sbandieratori folli della sinistra arcobaleno»; parole di Fabio Roscani, presidente di Gioventù nazionale, che si scaglia contro Fridays, sardine, «globalisti, che bevono champagne e attaccano la nostra identità». La strategia è affine a quella avviata in Francia da Maréchal e Zemmour: anteporre battaglie identitarie aggressive, sperando così di tenere insieme elettorati compositi di destra. Mentre infatti la destra lepeniana si rivolge alle classi popolari, Reconquête è una destra neoliberista che seduce la borghesia radicalizzata. Questo tipo di strategia è rintracciabile in più passaggi milanesi. Il tema ricorrente del «merito, perché non siamo tutti uguali» (parole di Guido Crosetto) e i molteplici attacchi al reddito di cittadinanza, «assegno clientelare e assistenzialistico» per il senatore Luca Ciriani, sono esempi tangibili.

Roma e l’Europa

Quest’inverno, con Meloni presidente del partito conservatore europeo e Raffaele Fitto a presidio del gruppo in Europarlamento, Fratelli d’Italia ha fatto saltare il gruppone sovranista auspicato invece da Salvini e Orbán. La cooperazione tattica dei conservatori (Ecr) con i popolari europei a gennaio, con il midterm dell’Europarlamento, ha spinto nell’angolo i sovranisti di Identità e democrazia, Lega compresa. Ma la destra di Meloni non è né europeista né normalizzata, e lo suggeriscono i fatti. Ieri Carlo Fidanza, sospeso da capodelegazione di FdI all’Europarlamento dopo lo scandalo su fondi (e destra) neri, ha tuttavia parlato a nome dei conservatori europei, annunciando che il gruppo boicotterà gli esiti della Conferenza sul futuro dell’Europa. «Annuncio a nome dei conservatori che abbandoniamo la conferenza». Gli eurodeputati passati da Le Pen allo xenofobo Zemmour potrebbero presto trovare le porte di Ecr aperte. Mentre a Strasburgo accade questo, da Milano l’eurodeputato Procaccini sostiene che «Pasolini regala il suo testamento a un fascistello e non a caso, perché vede in lui qualcosa di puro, quantomeno in prospettiva»

© Riproduzione riservata