In Corea non si dice “C’era una volta”. In Corea si dice “Quando le tigri fumavano”. Il maestoso felino è tuttora il simbolo della nazione. Per fortuita coincidenza, è anche l’animale con cui si descrivevano le economie della Corea del Sud, Hong Kong, Singapore e Taiwan. Lo stato coreano è stato il primo della storia a diventare donatore di aiuti dopo esserne stato ricevente. Ma lo spettacolare risultato di crescita economica è stato talmente eccezionale da essersi guadagnato il nome di “Miracolo del Fiume Han”, dal nome del corso d’acqua che passa per Seul.

Un rinomato professore sudcoreano di Cambridge, Ha-joon Chang, è cresciuto proprio in quegli anni. Nelle sue opere fa spesso riferimento a episodi che, decontestualizzati, possono ricordare quelli dei nostri genitori o nonni quando raccontano del boom economico italiano. Ma Ha-joon Chang ci racconta anche una storia di forte intervento statale, pianificazione industriale e protezionismo, che ha condotto il paese asiatico allo straordinario risultato menzionato poc’anzi.

Dai microchip all’idrogeno

Samsung, oggi conosciuta in tutto il mondo come un colosso hi-tech, è nata nel 1938 come commerciante di noodle e altri beni di consumo. Oggi, insieme a LG, è estremamente attiva in alcuni settori rilevanti per la transizione energetica, come la produzione di batterie e di autoveicoli elettrici. Inoltre, con SK Hynix, un’altra multinazionale coreana, rappresenta un anello importante della catena produttiva dei semiconduttori. Divise tra Cina, Corea e Stati Uniti, le loro fabbriche producono un particolare tipo di microchip – memoria Nand – del cui mercato sono al primo e secondo posto.

Il secolo che stiamo vivendo è definito come il secolo dell’elettricità e dell’idrogeno, per la rilevanza che questi due vettori energetici avranno nel breve e nel lungo periodo. Ed è proprio a quest’ultimo che la Corea è proiettata. Dal febbraio 2021, il paese del calmo mattino detiene il primato di prima nazione ad avere emanato una legge sull’idrogeno per regolamentarne il settore. Nello stesso anno, Hyundai e SK, due dei tre principali colossi del paese, hanno dichiarato di voler cooperare per costruire un «ecosistema nazionale dell’idrogeno».

Ma Seul non ha ambizioni autarchiche, al contrario ha creato una rete di relazioni globali, come dimostra il caso dell’area Mena. Un numero considerevole di multinazionali sudcoreane ha stretto sempre più legami con il medio oriente, tant’è che la stessa Samsung ha scelto Israele come sede del suo hub Next. Uno degli ultimi accordi internazionali firmato dall’amministrazione Moon è stato con l’Arabia Saudita per l’approvvigionamento di idrogeno e ammoniaca in cambio di autoveicoli e la costruzione di strutture di ricarica.

Nonostante la poca attenzione del paese a produrre idrogeno a basse emissioni, la Corea si trova su un percorso che nel lungo periodo potrebbe portarla a diventare un attore importante nel settore, se non prioritario. Già è il terzo paese, dopo Germania e Giappone, per investimenti pubblici nell’industria dell’idrogeno.

La svolta conservatrice

Di recente, il paese ha conosciuto un cambio di governo: il partito democratico, che ha guidato la nazione dal 2017 a oggi, è stato sostituito da quello conservatore. Il presidente Yoon Suk-yeol, del partito Gungminuihim, letteralmente “Il potere del popolo”, si è insediato ufficialmente il 10 maggio 2022. In campagna elettorale si è espresso più volte verso un radicale cambiamento di rotta della politica interna ed estera sudcoreana. Ancora prima dell’insediamento, ha dato un forte segnale di questa inversione di tendenza. Infatti, ha dichiarato di voler partecipare come osservatore esterno al Quad, la piattaforma di relazioni informali tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti, a cui Moon Jae-in ha rifiutato di prendere parte mentre era in carica.

La dichiarazione è significativa per due ragioni: in primis, sebbene il Quad sia nato per ragioni diverse dalla funzione che ricopre, è diventato uno dei principali strumenti dichiarati di contenimento del Dragone cinese. In secondo luogo, i rapporti della Corea con il Giappone sono segnati dal passato coloniale nipponico.

La questione giapponese

Durante l’amministrazione Moon, questi si sono inaspriti, fino a raggiungere uno dei momenti più bassi nelle relazioni bilaterali. Verso la fine di aprile una delegazione del nuovo governo coreano è volata a Tokyo. Sono seguite dichiarazioni verso il riallacciamento di rapporti amichevoli, ma gli analisti restano piuttosto scettici sulle possibilità che ciò avvenga.

La firma, al tempo, di un accordo con il Giappone da parte dell’ex presidente Park Geun-hye per la risoluzione definitiva sulla questione delle “donne di conforto” non è stata accolta bene dall’elettorato coreano. Durante il periodo dell’occupazione giapponese della Corea, l’esercito nipponico rapì diverse ragazze e donne, costringendole alla prostituzione. Una delle ferite ancora aperte che condizionano i rapporti tra i due stati. Diverse corti sudcoreane si sono espresse più volte nel corso dell’ultimo decennio per richiedere compensazioni dei crimini di guerra coloniali, non solamente sulla questione “donne di conforto”; le sentenze sono state prontamente rigettate da Tokyo. Insomma, di problemi col vicino ce ne sono parecchi.

Capacità di difesa

Inoltre, vista la forte dipendenza economica da Pechino, è difficile quantificare quale sarà la postura effettiva dell’attuale presidente sudcoreano. La rilevanza della Corea del Sud nella regione non è solamente di natura economica. Dal punto di vista militare, infatti, il paese si trova al settimo posto su ventisei secondo l’Asia power index del Lowy Institute per “potere complessivo”. Merito di questo punteggio è anche da attribuire agli indicatori utilizzati per il calcolo, quali “rete difensiva” e “capacità militari”.

Per quel che concerne il primo, probabilmente questo indicatore tenderà a salire nel breve futuro. Nella prima settimana di maggio, la Corea del Sud è diventata il primo stato asiatico a essere ammesso al Cooperative cyber defence centre of excellence della Nato. Inoltre, ad aprile il ministero della Difesa sudcoreano ha firmato un accordo con SpaceX per la realizzazione di satelliti da ricognizione in funzione anti-nordcoreana. Per quanto riguarda la potenza marittima, la Corea del Sud ha annunciato lo sviluppo della tecnologia degli impianti di reforming del metanolo che consentono una maggiore durata delle celle a combustibile – a idrogeno, per rimarcare l’impegno del paese nel suo sviluppo – dei sottomarini a propulsione anaerobica.

Ciò rappresenta senz’altro un passo in avanti nella riduzione del divario tra sottomarini a propulsione anaerobica e tra quelli atomici. Questi ultimi, tuttavia, detengono ancora la supremazia sui primi, tant’è che Seul cerca di realizzarne degli esemplari autonomamente e in partnership con altri stati da diversi decenni, finora senza particolari risultati.

La realizzazione di questi mezzi navali rappresenta un punto di rottura tra le due amministrazioni: la precedente ha sottolineato la necessità di dotarsene, mentre per l’attuale le priorità belliche coreane sono altre. Se dal punto di vista militare la propulsione atomica non rientra negli interessi attuali di Seul, dal punto di vista civile ed energetico il presidente Yoon ha dichiarato di voler riprendere la costruzione di due centrali nucleari, costruzione interrotta dalla precedente amministrazione.

La Corea del Sud, sia dal punto di vista economico che militare, è un paese che mostra una dinamicità senza precedenti dagli anni Sessanta ad oggi. Schiacciato da vicini pesanti, condizionato da un passato tormentato e dall’ambizione di emergere come attore centrale nella regione, rappresenterà senz’altro il termometro con cui misurare la temperatura della regione.

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