Mentre l’Unione Europea ha messo in campo i suoi piani per cercare di staccarsi dal gas della Russia, finora ha ridotto quello via tubo, ma sta facendo il pieno via nave. Spagna e Belgio sono risultati nel 2023 secondo e terzo paese importatore a livello mondiale del metano liquido di Mosca, battuti solo alla Cina. L’Italia non è sul podio, ma il trend è in crescita. Le casse di Putin ringraziano: la stima sulla base dei prezzi di mercato è di 5,3 miliardi di introiti da gennaio a luglio.

Mercoledì il Financial Times, ha informato la comunità economica che l’Ue si avvia a segnare un vero e proprio record di import di Gnl russo per il 2023, 22 milioni di metri cubi. I dati sono stati elaborati da Global Witness, una Ong internazionale fondata nel 1993 che lavora per la giustizia climatica.

A questo si affianca un altro scenario pubblicato il primo agosto da Energia, la rivista che ha come direttore responsabile l’ex ministro dell’Industria, Alberto Clô, e come garanti il costituzionalista Sabino Cassese e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi: non solo l’Italia importa direttamente Gnl russo, ma è possibile che lo acquisti anche tramite altri paesi.

I fatti

Come ha notato Autorità per l’energia (Arera), nel 2021, l’Ue ha importato circa 375 miliardi di metri cubi (al lordo delle riesportazioni), l’80 per cento via gasdotto e il 20 per cento tramite Gnl.

Nel 2022 siamo arrivati a 130 miliardi di m³ di Gnl, con un incremento del 63 per cento rispetto al 2021, dirottando in Europa flussi originariamente destinati all’Asia, dove nel frattempo la concorrenza dei prezzi record europei ha causato drastici cali di queste importazioni.

Il 46 per cento del Gnl importato in Ue è provenuto dalle Americhe, in particolare dagli Usa, il 21 per cento dall’Africa, il 15 per cento dal Medio Oriente e il 15 per cento dalla Russia con un incremento del 35 per cento (+5 mld di m³) rispetto al 2021. Per il 2023 la Russia ha superato Africa e Medio Oriente.

I dati di Kpler a cui fa riferimento la Ong mostrano che il Gnl russo ha rappresentato, da gennaio a luglio, 21,6 milioni di metri cubi, ovvero il 16 per cento, dei 133,5 milioni di metri cubi totali di importazioni di Gnl dell’UE (equivalenti a 82 miliardi di metri cubi di gas naturale). Un aumento più marcato rispetto all’aumento medio globale.

Quasi tutti i paesi, a parole pronti a sanzionare Putin in tutti i modi, si sono ritrovati a chiedere la loro parte. Oltre a Spagna e Belgio, seguono la Francia e in misura minore Paesi Bassi, Grecia, Portogallo, Finlandia, Italia e Svezia, tutti indicati da Global Witness come attuali consumatori di Gnl russo. Il sito euronews ha chiesto un commento alla Commissione europea, che ha preferito tacere.

Guardando dalla parte russa, l’Ue ha acquistato il 52 per cento delle esportazioni, rispetto al 49 per cento nel 2022 e al 39 per cento nel 2021. Total, riporta Global Witness, è il più grande acquirente non russo di gas liquefatto dal paese, ma anche Shell si difende: ha acquistato e venduto il 12 per cento di tutte le esportazioni russe, oltre 7,5 milioni di metri cubi.

I paesi dell’Ue stanno così sostenendo una delle più importanti entrate del Cremlino. Jonathan Noronha-Gant, attivista senior per i combustibili fossili, ha notato che sul fronte economico, il gas rende bene come il petrolio. La differenza è che il metano non è finito sotto embargo: «L’acquisto di gas russo ha lo stesso impatto dell’acquisto di petrolio russo. Entrambi finanziano la guerra in Ucraina, e ogni euro significa più spargimento di sangue».

Un controsenso: «Mentre i paesi europei denunciano la guerra, mettono soldi nelle tasche di Putin». La loro conclusione è che bisogna intervenire, contro la guerra e per il clima, vietandone l’importazione.

Anche l’Italia

Nonostante l’Italia attualmente importi tutto sommato una quota ridotta, la quantità di Gnl russo che arriva sulle nostre coste, si legge su Energia, potrebbe già essere maggiore di quanto si creda.

Le importazioni sono cominciate dal 2022, due mesi dopo l’inizio della guerra. Nel primo trimestre del 2023, i principali fornitori di Gnl dell’Italia sono stati il Qatar (39 per cento) – paese che quest’anno ha occupato le cronache anche per il cosiddetto Qatargate - e gli Stati Uniti (28 per cento), seguiti da Algeria, Spagna, Nigeria, Egitto, Russia, Guinea Equatoriale e Mozambico. Sempre nel primo trimestre 2023, le importazioni di Gnl russo hanno contato per il 3 per cento sulle importazioni totali di gas liquefatto.

Gli esperti però si fanno un’altra domanda: «Quanto Gnl russo potrebbe ricevere l’Italia tramite riesportazione da altri paesi?». Il gas che esporta la Spagna infatti è quello che importa. E i maggiori acquirenti sono l’Italia, che lo prende via nave, e la Francia, che lo riceve attraverso il gasdotto Vip Pirineos.

Per il futuro gli acquisti potrebbero ulteriormente aumentare, visto che l’Italia, che ha già tre rigassificatori pe trattare il Gnl e metterlo in rete, ne ha di recente aggiunti due galleggianti: uno a Piombino, appena avviato, e un altro che sarà operativo entro il 2024 a Ravenna. Senza dimenticare che in ballo ci sono altre ipotesi per il futuro, le più citate sono quelle al largo di Gioia Tauro e Porto Empedocle.

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